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16 Luglio 2025 - 07:27
Certe assenze si fanno sentire come un battito mancato. Ma a volte, il cuore della comunità trova il modo di tornare a pulsare anche grazie a chi non c’è più.
Da lunedì 14 luglio, l’Oratorio San Francesco è cardioprotetto. E lo è grazie al dono pieno d’amore, memoria e riconoscenza della compagna, della famiglia e dei colleghi del dottor Massimo Ricciardello.
Un medico di base, sì, ma soprattutto una figura profondamente amata dai venariesi. Uno di quelli che curava con le parole prima ancora che con le ricette.
Il defibrillatore, lo stesso che Ricciardello teneva nel suo ambulatorio al Centro Commerciale, è stato consegnato ufficialmente al direttore salesiano don Marco Durando.
Alla cerimonia erano presenti la compagna Anna Maria Di Carlo, i suoi familiari, il sindaco Fabio Giulivi, tanti colleghi e soprattutto i giovani animatori e frequentatori dell’oratorio, immersi in questi giorni nelle attività dell’Estate Ragazzi. Una platea che racconta esattamente il cuore pulsante del quartiere.
Il dispositivo salvavita sarà custodito in un luogo che accoglie ogni giorno decine di bambini, ragazzi e famiglie e diverrà una sorta di prolungamento simbolico delle mani e del cuore di Ricciardello. Quelle mani che per anni hanno visitato, accompagnato, sostenuto. Quelle mani che oggi, idealmente, restano pronte ad aiutare.
Perché "Massimo manca a tutti noi - ha ricordato il sindaco Giulivi - mancano i suoi abbracci, la sua risata, le lunghe chiacchierate nel suo studio, dove magari entravi per una ricetta e uscivi con la felicità di aver parlato con un amico davvero speciale".
La cerimonia di consegna del defibrillatore
Quattro anni dopo la sua scomparsa, avvenuta nel marzo del 2021, il nome del dottor Ricciardello non è stato inghiottito dal tempo. Vive ancora nel ricordo di chi lo ha conosciuto, nelle testimonianze dei pazienti, negli sguardi dei colleghi. E ora anche in un oggetto concreto, capace di salvare vite.
L’idea di donare il defibrillatore all’oratorio è venuta alla compagna Anna Maria Di Carlo e ai colleghi dell’ambulatorio. Un gesto di umanità, che va oltre il dolore personale e si trasforma in bene collettivo.
Perché Ricciardello credeva nella comunità, la viveva come una seconda famiglia. E, come ogni medico che è davvero tale, pensava alla cura non solo come a una somma di prescrizioni, ma come a un legame fatto di ascolto, dedizione, presenza.
"Grazie Max, anche da Lassù!", ha aggiunto il sindaco nel suo toccante messaggio. Parole semplici, dirette, che dicono tutto. Perché a volte il dolore non ha bisogno di essere amplificato, ma solo riconosciuto. E trasformato.
Da oggi, grazie a questo dono, Venaria è un po’ più sicura. E un po’ più unita. Con un defibrillatore in più, sì. Ma soprattutto con un esempio che continua a vivere.
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