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Luce dal basso, non dall’alto: la rivolta silenziosa delle CER

Al Grattacielo della Regione si incontrano istituzioni, imprese e cittadini per raccontare storie concrete di energia condivisa. Con oltre cento progetti in fase di sviluppo, il Piemonte si conferma laboratorio nazionale della transizione energetica partecipata

Luce dal basso, non dall’alto: la rivolta silenziosa delle CER

Al Grattacielo della Regione Piemonte si è acceso un dialogo che guarda lontano, ma che parla al presente. Si chiama “CER.Piemonte – Storie e futuro di energia condivisa” l’evento che ha riunito istituzioni, imprenditori, tecnici, studiosi e cittadini intorno a un concetto che per molti può suonare ancora astratto, ma che sta già cambiando il modo in cui produciamo, consumiamo e immaginiamo l’energia: le Comunità Energetiche Rinnovabili.

Le cosiddette CER. Un acronimo che comincia a farsi largo anche fuori dagli ambienti tecnici, nelle amministrazioni comunali, nei condomini, nelle associazioni di volontariato, nei capannoni delle imprese artigiane e nei tetti delle scuole. In fondo, è tutto lì: produrre energia da fonti rinnovabili – sole, vento, acqua – e condividerla all’interno di una rete locale. Senza sprechi, senza speculazioni, senza le grandi multinazionali a dettare le regole. Un’energia che non viaggia per migliaia di chilometri, ma che nasce, si distribuisce e si consuma nel raggio di pochi metri, fra vicini di casa, tra una scuola e una biblioteca, tra l’officina e il palazzo comunale. Un’energia, appunto, condivisa. E la Regione Piemonte, come si è ribadito più volte nel corso della mattinata, è stata la prima in Italia ad approvare una legge specifica in materia, dimostrando una visione pionieristica.

“Quello di oggi è un ulteriore evento sul tema delle Comunità Energetiche Rinnovabili - ha commentato Matteo Marnati, assessore regionale all’Ambiente ed Energia in apertura -  una tematica al centro da tempo delle politiche regionali che da anni portiamo avanti con Unioncamere, partner indispensabile. In Piemonte abbiamo sempre guardato con estrema attenzione a questa tematica e siamo stati pionieri a livello nazionale, tanto da essere stati la prima Regione in Italia a dotarsi di una legge specifica”. Le CER, ha sottolineato Marnati, sono uno dei tasselli fondamentali per raggiungere l’autonomia energetica e affrontare le sfide ambientali ed economiche del futuro. Ma serve coraggio. E soprattutto, serve una rete.

A portare numeri, strumenti e visione ci ha pensato Gian Paolo Coscia, presidente di Unioncamere Piemonte, che ha spiegato come le CER possano rappresentare una vera e propria rivoluzione.

“Le comunità energetiche rinnovabili - ha detto - democratizzano l’energia, garantiscono sostenibilità ambientale, generano risparmio economico e rafforzano la resilienza energetica locale”.

Coscia ha poi presentato il servizio CER.Piemonte – Infodesk Imprese, pensato per accompagnare micro, piccole e medie imprese in un percorso di consapevolezza e adesione concreta al nuovo modello energetico. Da questo lavoro è nato un tavolo regionale stabile che mette insieme enti, associazioni, imprese, università, con un obiettivo preciso: costruire una governance condivisa della transizione.

Una transizione che, come ha ricordato Angelo Robotto, direttore dell’Area Ambiente, Energia e Territorio della Regione Piemonte, deve essere giusta, inclusiva e partecipata.

“Oltre al progetto CER.Piemonte, la Regione è attiva con il progetto RECROSSES - ha spiegato -  che supporta concretamente cittadini ed enti locali nella loro attivazione. Ma lavoriamo anche sull’efficientamento del patrimonio pubblico e sull’individuazione delle aree idonee per le rinnovabili. È un modello di governance multilivello che fa del Piemonte un laboratorio europeo per la decarbonizzazione locale”.

Un ruolo chiave lo gioca anche la conoscenza. Debora Cilio, ricercatrice di RSE, ha presentato in anteprima la prima mappatura completa delle Comunità Energetiche Rinnovabili in Piemonte. Secondo i dati illustrati, sono oltre un centinaio i progetti in fase di sviluppo, a fronte delle 54 comunità attive già censite dal GSE. Una crescita esponenziale, che trova terreno fertile grazie al lavoro coordinato di enti pubblici, associazioni, fondazioni, cooperative, ordini professionali e diocesi. Una rete che fa sistema, un’alleanza che punta a rendere concreto ciò che fino a pochi anni fa sembrava solo teoria.

E non sono mancate le storie, quelle vere, quelle che dimostrano che le CER non sono solo una bella idea ma un’esperienza concreta. Come CER-a, promossa da Confartigianato Imprese Cuneo, che mette insieme 152 produttori e 160 consumatori tra Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, con impianti che generano ogni anno oltre 2 milioni di kWh da fonti rinnovabili. Oppure la cooperativa Dinamo, nata a Settimo Torinese da una Società di Mutuo Soccorso e una fondazione, che in meno di un anno ha già raccolto 650mila euro di capitale sociale e attivato 30 impianti su più di 20 cabine primarie, vincendo premi prestigiosi per l’innovazione e la sostenibilità. O ancora Cascina Oremo di Biella, nata da un progetto di rigenerazione urbana che unisce fotovoltaico, educazione ambientale e inclusione sociale. E poi c’è CER Roero, promossa da una rete di venti sindaci, che oggi coinvolge 580 soci in 50 comuni, con oltre 6 megawatt di potenza installata. Infine, WE CER, fondata da COESA S.r.l., una cooperativa sociale che sta sviluppando un modello industriale a governance privata e con una forte spinta tecnologica per facilitare la partecipazione anche nelle regioni del Centro e del Sud Italia.

A dare respiro nazionale all’iniziativa è stata Stefania Crotta, direttrice generale del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, che ha voluto sottolineare come il modello piemontese abbia ispirato l’azione del governo.

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“Le CER rappresentano un modello innovativo di cooperazione all’interno delle comunità che, nel coinvolgere localmente cittadini, imprese e istituzioni, li rende protagonisti del processo di transizione energetica, investendoli della possibilità di utilizzare la generazione e la condivisione di energia rinnovabile anche come contrasto alla povertà energetica”.

Crotta ha poi spiegato che l’impegno del Piemonte ha dato impulso al progetto RENOSS, che punta a creare in tutta Italia una rete di sportelli locali di assistenza tecnica per accompagnare cittadini e imprese in questo nuovo percorso.

Quella andata in scena a Torino non è stata una semplice conferenza, ma un’istantanea sul futuro possibile di una regione che ha deciso di credere in un altro modo di produrre energia. Non da soli, ma insieme. E se le Comunità Energetiche Rinnovabili sapranno mantenere questa promessa di concretezza, partecipazione e giustizia sociale, allora forse davvero il futuro sarà più vicino. E più luminoso.

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