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Quando l’arte incontra la vita: 23 anni di emozioni firmate Lunathica

Un festival itinerante che trasforma le strade in palcoscenici, valorizza il territorio e costruisce legami attraverso arte e condivisione

Lunathica

Letizia D'Angelo e Cristiano Falcomer

C’è un’energia particolare che attraversa le sere d’estate nelle Valli di Lanzo. Un’atmosfera fatta di risate, meraviglia, poesia e umanità. È l’energia di Lunathica, il Festival Internazionale di Teatro di Strada che, da oltre vent’anni, porta l’arte fuori dai teatri per restituirla alle piazze, ai cortili, ai cuori delle persone. Una manifestazione che, dal 2021, si fregia anche del patrocinio del Ministero della Cultura, ma che non ha mai perso il legame con il suo spirito originario: la cultura come incontro, comunità, scoperta.

Chi arriva a Lunathica non si trova di fronte a un semplice cartellone di spettacoli: respira un’aria diversa. C’è accoglienza, c’è condivisione. C’è quella voglia di sorprendere e coinvolgere che rende ogni esibizione un’esperienza da vivere e non solo da guardare. “Chi viene al festival sa che trova qualcosa di diverso da altre manifestazioni”, spiega il direttore artistico Cristiano Falcomer. “L’obiettivo è creare un evento davvero popolare, adatto a tutti: bambini, famiglie, ragazzi, adulti. Costruire una comunità, non solo offrire spettacoli. Ogni proposta è pensata per includere, non per escludere.”

Negli ultimi anni, Lunathica ha saputo reinventarsi. La necessità di fronteggiare le restrizioni legate alla pandemia ha aperto nuove strade. È così che il festival ha abbandonato l’idea di un unico centro e ha cominciato a moltiplicarsi, a spostarsi, a espandersi. Oggi coinvolge ben sette comuni: Ciriè, Lanzo, Nole, Leinì, Mathi, Villanova e Fiano. Un itinerario che non è solo logistico, ma anche culturale e turistico. “Abbiamo iniziato a proporre spettacoli anche di giorno, per diluire il pubblico e permettere a ciascuno di costruirsi il proprio programma. Questo ha trasformato il festival in un vero e proprio attrattore territoriale. Il teatro di strada valorizza naturalmente gli spazi pubblici, e noi abbiamo spinto ancora di più su questa vocazione. Spesso gli spettatori scoprono luoghi che non conoscevano, guardati con gli occhi degli artisti e trasformati dalla potenza dello spettacolo.”

La programmazione di Lunathica spazia dal teatro di figura all’arte circense, dalle performance di narrazione agli spettacoli più ibridi e sorprendenti. “La nostra idea è che il teatro debba uscire dalle mura, dalle convenzioni. Vogliamo portare in strada ogni forma teatrale che abbia qualcosa da dire, che senta l’urgenza di esprimersi. Anche uno spettacolo leggero può contenere un messaggio, una visione, un’intenzione profonda. L’intrattenimento, da solo, non ci basta.”

Un altro punto fermo del festival è la gratuità. In un’epoca in cui sempre più eventi diventano a pagamento, Lunathica continua a essere accessibile a tutti. “È una scelta forte e consapevole. Grazie al sostegno delle amministrazioni e degli enti che credono nel progetto, possiamo permetterci di non chiedere nulla in cambio. La cultura va distribuita, non venduta.”

Un particolare della mostra "Incontri", nata dalla collaborazione tra Lunathica e Volare Alto

Il box info realizzato dagli alunni dell'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino.

Ma Lunathica è anche molto di più. È un percorso che accompagna lo spettatore tutto l’anno, grazie a laboratori, incontri e progetti educativi. “Non ci limitiamo a offrire un cartellone: vogliamo fidelizzare, far crescere un pubblico critico, consapevole, preparato. Anche gli artisti lo percepiscono: quando si esibiscono davanti a persone attente e partecipi, il loro lavoro prende un’altra forma.”

Al cuore del festival ci sono i progetti sociali. Come il festival Fili Sottili, realizzato a maggio 2025 a Lanzo in collaborazione con l’ASL, la Cooperativa Sociale COESA e il C.I.S. di Ciriè. Oppure la mostra “Incontri”, nata dalla sinergia con l’associazione Volare Alto, che sostiene famiglie con bambini e ragazzi con disabilità. Le opere, esposte al Parco I Due Laghetti di Villanova, raccontano le storie e le emozioni dei partecipanti, restituendo valore e visibilità a esperienze spesso invisibili.

“Ogni quadro rappresenta una persona, la sua personalità, la sua storia. L’idea era fare qualcosa insieme, creare relazione. E ci siamo riusciti. Abbiamo anche raccolto le poesie e i disegni di Loredana, una delle partecipanti al laboratorio, in un libro autoprodotto che stiamo distribuendo a offerta libera per finanziare i prossimi laboratori. È un modo semplice ma concreto per dare continuità a queste esperienze.”, racconta Letizia D’Angelo, referente dei volontari del festival.

E proprio i volontari sono il vero motore di Lunathica. Uomini e donne, giovani e meno giovani, accomunati dalla voglia di esserci, di partecipare, di costruire qualcosa di bello. “Il festival è fatto da loro. Sono indispensabili. Diversissimi tra loro, eppure uniti. Credo che Lunathica permetta loro di dare e ricevere allo stesso tempo: donano tempo, competenze, ma ricevono qualcosa che spesso non si aspettavano: relazioni, crescita, emozioni.”

Tra le collaborazioni che arricchiscono il festival, spicca anche quella con l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Gli studenti, guidati dalle docenti Claudia Esposito e Yasmin Pochat, hanno realizzato quest’anno l’Info Boxdi Ciriè, interamente costruito con materiali di recupero. Un piccolo capolavoro di creatività sostenibile, segno tangibile di un’alleanza tra arte, territorio e futuro.

Infine, un grazie va a tutte le aziende che sostengono il festival, offrendo risorse materiali, spazi, servizi: “Lunathica non chiede al territorio, ma restituisce: cultura, visibilità, turismo, relazioni. È una manifestazione che ha un impatto reale e positivo, anche sul piano economico.”

“Per noi è stato un momento magico”, conclude Letizia. “Nel nostro territorio vivono tante persone che non si incontrano mai. Le vite si sfiorano ma non si toccano. Il festival ha permesso di creare uno spazio vero, autentico, dove le differenze non dividono, ma uniscono. E dove le persone, finalmente, si riconoscono, si ascoltano e condividono qualcosa di bello.”

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