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10 Luglio 2025 - 12:34
La Stura a Caselle ridotta a discarica: rabbia sui social e zero controlli
Che la zona della Stura, a Caselle Torinese, sia una delle aree naturali più belle del territorio lo sanno tutti. Ma quello che accade ogni fine settimana ha del paradossale: accampamenti abusivi, tavolate, barbecue, alcol e carne a volontà. E poi? Rifiuti abbandonati ovunque, lattine, bottiglie, plastica, resti di cibo e persino piscine gonfiabili lasciate sulla riva. Uno scempio che sta esasperando i residenti.
A denunciare la situazione è stata una cittadina con un post infuocato su Facebook: «Stura a Caselle è talmente tanto bella che comprano persino la piscinetta per i figli. Giusto per educarli a diventare maiali come i genitori... Prima o poi la carne e l'alcol vi vanno di traverso maiali». Parole dure, provocatorie, che però trovano il consenso di molti casellesi ormai stufi del degrado.
Rifiuti abbandonati a Caselle Torinese
Marco rincara la dose: «Io da sabato inizierò a presidiare lì... Voglio proprio vedere se una volta sbaraccati i tendoni e dopo essersi ingozzati di alcool e carne hanno la fantasia di continuare a sporcare la Stura». Un’idea che ha raccolto diversi consensi, ma che sottolinea l’amarezza di dover arrivare all’autodifesa del territorio per compensare l’assenza delle istituzioni.
Daniele invece prova a riportare il dibattito su un piano più civile, senza però rinunciare alla denuncia: «Dovrebbe essere l’area verde di tutti i casellesi... ma non insultiamo i maiali, esseri viventi di gran lunga migliori di questi». Una stoccata sarcastica che esprime bene la frustrazione generale.
Samantha porta l’attenzione su un altro aspetto: le multe. «Nessuna multa per l'immondizia, ma sulle macchine ogni tanto €29... Di certo non è una cifra che può dissuadere la gente a venire al fiume!! Se portassero via le auto con il carro attrezzi gli passerebbe la voglia!».
E proprio qui casca il proverbiale asino: la mancanza di controlli. Sergio racconta di aver chiamato più volte la polizia municipale: «Non rispondono neanche al telefono». La risposta di Mariarosa non si fa attendere: «Non sono in servizio 24 su 24, occorre telefonare nelle ore lavorative». Ma se gli abusi avvengono nei weekend e nei festivi, quando nessuno risponde, il risultato è l’impunità totale.
Roberta sintetizza tutto il disincanto dei cittadini: «Oltre a essere incivili sono anche aggressivi. Prova a dirgli qualcosa... sei fortunato se non ti mettono le mani addosso. Io ho smesso di andare alla Stura da anni. Tornavo a casa più incavolata che rilassata. Che affoghino nella loro stessa immondizia!». È questa la sconfitta più grande: la rinuncia a godersi il proprio territorio perché diventato invivibile.
Il problema, però, non è solo di inciviltà. È anche politico. È anche amministrativo. Perché in una città dove si trovano risorse per autovelox e sanzioni stradali, ma non per presidiare le aree naturali, la domanda sorge spontanea: dov’è la volontà di tutelare il bene comune?
Il rischio è che, stagione dopo stagione, la Stura diventi una discarica a cielo aperto. Che la rassegnazione prenda il posto della denuncia. Che la rabbia si trasformi in indifferenza. E a quel punto, Caselle avrà perso qualcosa di ben più prezioso di un pezzo di verde: avrà perso la fiducia dei suoi cittadini nella possibilità di cambiare le cose.
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