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Clima estremo e salute: ecco dove Chivasso è più vulnerabile

Clima, isole di calore e città intelligenti: Chivasso tra le eccellenze italiane

Clima estremo e salute: ecco dove Chivasso è più vulnerabile

Clima estremo e salute: ecco dove Chivasso è più vulnerabile

Nel pomeriggio di lunedì 30 giugno, si è svolto al Teatrino Civico il seminario “Città in transizione climatica, il caso studio di Chivasso come laboratorio territoriale”, che ha visto la partecipazione di un numeroso pubblico, tra cui molti sindaci e amministratori locali della zona. L’evento è stato aperto dal sindaco Claudio Castello, seguito dal vicesindaco Pasquale Centin e, tra i vari oratori, sono intervenuti Patrizia Lombardi del Politecnico di Torino, Gian Carlo Paglia, il progettista incaricato della redazione del nuovo PRGC, e Fabio Mascara, dirigente del settore governo del territorio della Città di Chivasso. L’incontro si è poi concluso con una tavola rotonda, cui hanno partecipato, tra gli altri, il rettore del Politecnico di Torino Stefano Paolo Corgnati, l’assessore all’urbanistica della Regione Piemonte Marco Gallo e la consigliera della Città Metropolitana Sonia Cambursano.

Tutti gli intervenuti, a cominciare dal Sindaco, hanno ricordato come la città di Chivasso, tramite l’organizzazione internazionale no profit iiSBE Italia R&D, di cui era presente al convegno il presidente Andrea Moro, partecipi al progetto europeo ADAPTNOW, un progetto rivolto ai territori dello spazio alpino, volto a mitigare gli effetti del cambiamento climatico e ad aumentare la capacità delle regioni coinvolte di adattarsi alle conseguenze di tali cambiamenti. Nell’ambito di questo progetto, il Comune di Chivasso è diventato un caso di studio pilota a livello europeo, e, in occasione della redazione del nuovo PRGC, ha elaborato un documento che, come tutti sanno, è risultato uno dei vincitori al premio nazionale “Comuni Virtuosi 2024” nella categoria Gestione del Territorio: “Per le misure di adattamento ai cambiamenti climatici inserite nel piano regolatore comunale. Un’attività d’avanguardia che può diventare un modello per tutti gli enti locali italiani”.

Lo studio premiato si pone l’obiettivo di calcolare il rischio di effetto isola di calore nelle varie zone della nostra città, utilizzando il sistema informatico GIS, che permette di acquisire immagini satellitari e informazioni dettagliate sul territorio interessato, in questo caso soprattutto sulla temperatura e sullo stato della vegetazione di un'area selezionata.

Grazie a questi dati, sono state elaborate una serie di mappe di Chivasso, che consentono di valutare il rischio di temperature estreme in riferimento alla salute dei cittadini, tenendo conto di tre parametri. Il primo parametro è rappresentato dal pericolo, cioè dalla maggiore o minore probabilità che si presenti un evento di temperature estreme, o isole di calore. Il livello zero indica una bassa probabilità, il livello uno, una probabilità molto alta: “Il livello di pericolo assegnato alla città di Chivasso è pari a 0,8”, quindi piuttosto alto. Il secondo parametro riguarda l’esposizione dei cittadini alle isole di calore, in particolare quella della popolazione più vulnerabile, al di sotto dei 10 anni e al di sopra dei 65. A seconda delle varie zone del territorio comunale, si va da un’esposizione pari a zero nelle aree più periferiche, ad una superiore allo 0,9, soprattutto nelle aree del centro. Il terzo fattore riguarda la vulnerabilità del territorio cittadino, tenendo conto della temperatura e della permeabilità del suolo. Anche qui si va da zone con vulnerabilità quasi zero ad altre oltre lo 0,9, con un valore complessivo per Chivasso pari a 0,5.

Partendo dal rischio complessivo calcolato per tutta la città, “si è scesi di scala andando ad individuare delle microzone urbane rappresentative delle zone a maggior rischio temperature estreme in relazione alla salute degli abitanti”. Per questo, si sono introdotte delle griglie con interassi di 50 per 50 metri che hanno consentito di individuare 20 microzone urbane, per ognuna delle quali diventa possibile verificare il livello di vulnerabilità. In tal modo, si possono individuare le problematiche relative a ciascuna zona e introdurre “delle opportune misure di resilienza e adattamento da inserire per rendere la zona meno vulnerabile”. In particolare, per ogni zona, vengono identificati dei “baricentri di adattamento”, cioè “elementi che fungono da nodo per l’intera area, nella maggior parte dei casi si tratta di piazze ma sono anche considerati tali gli edifici pubblici di interesse (scuole, municipio, ecc.). Le misure di adattamento che verranno introdotte ai diversi “baricentri di adattamento”, potranno positivamente condizionare gli edifici al loro intorno”.

A titolo di esempio, è stata valutata la vulnerabilità di una delle venti microzone, la “zona G”, situata a nord-est della città, accanto al polo ospedaliero. “Si tratta, infatti, di un’area urbanistica di relativamente recente espansione, costituita da edifici residenziali realizzati negli anni Settanta. La Zona G confina a Nord con via Eugenio Clara e con la ferrovia, a Ovest con l’Ospedale di Chivasso, a Sud dalla SP 11 Padana Superiore mentre ad Est, il limite dalla zona è identificato con via Mazzè”. In questa zona sono presenti una scuola privata per l’infanzia, un’area gioco e un’area adibita a parcheggio.

La Zona G è stata individuata come la più problematica della città in base a una serie di indicatori relativi al rischio di temperature estreme, quali la capacità delle superfici pavimentate e delle coperture di riflettere la radiazione solare, la disponibilità di aree verdi, le superfici pavimentate ombreggiate e la vista della volta celeste. “Nel complesso l'area urbana presenta criticità in relazione soprattutto alla capacità di riflettere la radiazione solare da parte delle superfici pavimentate (30% c.a. superficie urbana coperta da asfalto nero) e alla non elevata disponibilità di aree verdi. L'unico aspetto che risulta “piuttosto positivo” è la "vista della volta celeste", che permette una discreta dispersione del calore durante la notte, anche se questo non è sufficiente a compensare le altre vulnerabilità critiche”.

Per migliorare la vulnerabilità di quest’area, secondo gli autori dello studio, saranno necessarie delle misure di adattamento, quali la sostituzione dell’asfalto nero con un asfalto granulare grigio e la sostituzione delle coperture piane bitumate con coperture ad elevato indice di riflessione solare o con tetti verdi. Occorrerà anche aumentare le aree verdi di quasi 10.000 mq. e incrementare l’area ombreggiata di 2.800 mq.

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