Cerca

Attualità

I Diavoli al confino, tanto non sono di Ivrea. C'entra la "politica"?

I Diavoli Aranceri esiliati a piazza Freguglia: una questione di politica e silenzi imbarazzanti durante il carnevale di Ivrea.

I Diavoli al confino, tanto non sono di Ivrea. C'entra la "politica"?

Diciamocelo una buona volta. Diciamocelo con onestà. Diciamocelo senza tanti giri di parole: tra tutte le squadre della Battaglia delle Arance, i Diavoli Aranceri sono i meno eporediesi di tutti.
Arrivano da Strambino, dalla Valchiusella, da fuori.
E chi non ci vede una questione politica, sbaglia. Perché a Ivrea certe cose non si dicono, ma si pensano e qualcuno le sussurra. Tipo: “Questi qua non votano a Ivrea… chisssenefrega”.

E allora via, con lo spostamento da Piazza Rondolino a Piazza Freguglia. Tanto quelli mica si lamentano. Tanto quelli arrivano da fuori. Tanto quelli non contano. Con l’aggravante che hanno pure vinto troppe volte.

Poi c’è la questione Alberto Perro, presidente dell’Associazione Aranceri a Piedi. Sulla carta - e non solo in quella - rappresenta diecimila aranceri di una manifestazione che riceve contributi pubblici, che siede ai tavoli dove si decide la carne viva del Carnevale, che dovrebbe spiegare bene come sono andate le cose...

E che fa quando un giornalista chiede conto? Risponde, spiega, dialoga? No.
“Con voi de La Voce non parliamo”. Voilà. E il pluralismo ringrazia.

Dopo quasi quarant’anni di mestiere, una cosa così non ci era mai capitata di sentirla.
Detta, tra l’altro, da uno che si arroga il diritto di parlare a nome di tutti, ma poi — va a sapere come mai — quasi tutti parlano con noi, chiedendoci di non scrivere che han parlato, “perché poi il Perro si incazza”.

diavoli

Che va anche bene, per carità. I nervi, si sa, fanno parte del gioco. Ma se uno non ha ancora capito che rappresentare diecimila persone non è come gestire il bar del circolo, allora è un problema.
E viene da chiedersi: questa uscita brillante, se l’è inventata da solo? Oppure qualcuno gliel’ha suggerita?
No, perché se fosse così, ci sarebbe l’aggravante: quella di un presidente che si fa portare a spasso come la Béla Maria.

Insomma, ridateci Guido Santi. Lui parlava. Diceva pane al pane e vino al vino. A volte pure grappa. Se c’era una domanda, rispondeva. Anche se gli giravano. E non si chiudeva nel silenzio permaloso di chi confonde la stampa libera con l’ufficio stampa del Carnevale.

E vabbè. Tornando ai Diavoli, la notizia è che adesso possono tirare nei pressi del tendone di Diavolandia.
E sticazzi, verrebbe da dire.

Peccato solo che gli hanno dato il posto più sgualfo di tutta la manifestazione e la maggior parte dei Diavoli ancora non lo sa e prima o poi lo scoprirà. Arriveranno in piazza Freguglia e guarderanno quella piazza senza storia e inizieranno a raccontare la storia di quando tiravano al Rondolino dove una volta c’erano solo loro.
Quel Rondolino dove si diceva: hic sunt leones.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori