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Carmagnola capitale dei libri (e dei sogni)

Presentato il dossier di candidatura per il 2026: lettura, identità e partecipazione al centro di un progetto ispirato a Olivetti. Casali: “Servono buoni libro come i buoni pasto”. Gaveglio: “È solo l’inizio”

Costanza Casali

Costanza Casali

C’è chi investe sul cemento, chi sulle luci a led, chi sulle sagre. E poi c’è Carmagnola, che ha deciso di puntare tutto sui libri. Lunedì 30 giugno, nel Salone Antichi Bastioni, la città ha presentato il dossier ufficiale con cui si candida a diventare Capitale Italiana del Libro 2026, titolo promosso dal Ministero della Cultura. Un traguardo ambizioso, che però nasce da un lavoro lungo e condiviso, fatto di passioni, letture, partecipazione e un’idea chiara: la cultura può essere motore di crescita e coesione sociale.

Ad accogliere i cittadini, la giornalista de La Stampa Erika Nicchiosini, moderatrice dell’evento. Subito dopo il saluto della sindaca Ivana Gaveglio, sono arrivati due videomessaggi che contano: quello del Presidente della Regione Alberto Cirio e quello dell’Assessora alla Cultura Marina Chiarelli, entrambi entusiasti e convinti sostenitori del progetto carmagnolese.

Il cuore dell’incontro è stato l’intervento in collegamento video di Costanza Casali, avvocata, project manager e curatrice del dossier. Con passione e rigore, ha illustrato le linee portanti della candidatura. “Identità – Libri e territorio” è il titolo scelto: una riflessione profonda e tutt’altro che retorica sul ruolo del libro come elemento fondante dell’identità individuale e collettiva. “Siamo ciò che leggiamo o leggiamo ciò che siamo?”, si domanda il progetto. Una domanda provocatoria, che ha trovato eco nelle quasi 1.000 risposte al questionario somministrato nei mesi scorsi a cittadini di tutte le età. Non un dossier calato dall’alto, dunque, ma il frutto di un percorso partecipato.

la presentazione

Proprio come avrebbe voluto Adriano Olivetti, cui Carmagnola ha voluto ispirarsi in modo esplicito. Una delle iniziative più innovative contenute nella proposta è “Metti un libro nello stipendio”, un’idea che richiama il welfare culturale del modello olivettiano. “Così come esistono i buoni pasto – ha dichiarato Casali – a maggior ragione dovrebbero esistere i buoni libro, nutrimento per lo spirito e per l’intelletto”. L’obiettivo è ambizioso: far sì che questa iniziativa diventi una vera e propria legge nazionale, con sgravi fiscali per gli imprenditori che scelgano di incentivare la lettura tra i propri dipendenti. Un’utopia? Forse. Ma come ha ricordato la sindaca: “Questa candidatura è un punto di partenza, non di arrivo. Serve coraggio per continuare a sognare in grande”.

Il dossier, sostenuto da figure di spicco come Paolo Verri (advisor culturale) e Nicolas Ballario (advisor per la comunicazione), si presenta come un programma articolato e concreto, radicato nel territorio. Tra le proposte figurano, tra le righe e senza strepiti, la lettura collettiva di quattro opere simboliche – Manzoni, Soldati, Montalcini, D’Annunzio – ciascuna legata a un tempo e a un’identità. Si parla poi delle “Frazioteche”, piccoli punti di bookcrossing nelle frazioni, per portare i libri anche dove le librerie non arrivano. E ancora, il Premio “Libro d’Artista” per valorizzare l’oggetto-libro come opera d’arte, insieme a una costante attenzione all’inclusività, alla lettura digitale, ai giovani e alle persone fragili. Cultura che si fa accessibile, umana, vicina.

Il progetto è anche una grande operazione di rigenerazione urbana, con la valorizzazione di luoghi storici e spazi culturali: il Castello, il futuro teatro civico nella chiesa di San Filippo Neri, Palazzo Lomellini, la nuova biblioteca nell’antico Palazzo Municipale, il complesso di Sant’Agostino destinato ad accogliere il nuovo Archivio Storico. Tutti inseriti in un quadro di rilancio sostenuto anche dal PNRR, che diventa finalmente strumento per la cultura e non solo per la burocrazia.

La comunicazione visiva non è da meno. L’artista Paolo Amico, noto per il suo uso delle penne biro, ha firmato l’immagine del progetto: un collage composto da 26 fototessere. Volti diversi, storie diverse, ma una comunità unita che si riconosce nei libri. Alcuni dei volti sono quelli dei protagonisti del dossier stesso, a simboleggiare l’idea di una cultura condivisa, inclusiva, corale.

Il progetto ha ottenuto il patrocinio di Confindustria Canavese e dell’Associazione Archivio Storico Olivetti, a conferma della solidità culturale e progettuale della candidatura. Ma più del sostegno istituzionale, è stato il coinvolgimento di decine di associazioni carmagnolesi a dare la misura dell’entusiasmo diffuso. Durante la serata, molte di loro hanno presentato le proprie proposte, frutto di un lavoro di rete che ha attraversato il tessuto sociale della città. Le idee emerse entreranno a far parte del calendario delle iniziative 2026, sia in caso di vittoria, sia – e questo è fondamentale – anche nel caso in cui Carmagnola non dovesse essere proclamata Capitale.

Perché, come ha ribadito la sindaca Ivana Gaveglio, “anche qualora Carmagnola non dovesse risultare vincitrice del bando, porteremo comunque avanti un progetto diffuso dedicato ai libri e alla lettura. Perché ci crediamo davvero”. È proprio questo il senso più profondo di questa candidatura: un atto di fiducia nella cultura, nella comunità, nella possibilità che i libri non solo cambino le persone, ma trasformino anche i luoghi.

Insomma, Carmagnola non si limita a candidarsi. Ci crede. Davvero. E lo fa con la forza della sua gente, con la voce dei suoi lettori, con la visione di chi sa che ogni libro aperto è una porta sul futuro.

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