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Barone Canavese: un concerto speciale al Telefono del vento (FOTO&VIDEO)

Quando la musica risuona nel bosco: un omaggio tra memoria e comunità in Canavese

Barone Canavese

Barone Canavese: un concerto speciale al Telefono del vento

A volte la musica non ha bisogno di un teatro per emozionare. Le basta un bosco, una cabina azzurra chiamata Telefono del vento, una voce che accarezza le foglie, e una comunità che si raccoglie attorno al senso profondo del ricordare. È accaduto il 21 giugno, in uno degli appuntamenti più intensi e partecipati dell’estate canavesana, nato da un’idea di Matteo Gamerro, anima pulsante del progetto “Si può fare”, che da anni semina forza e bellezza dove troppi vedono solo limiti e fatica.

Non era la prima volta che Matteo portava la musica nel verde: dopo “Musica e parole” nel settembre 2023 e il “Concerto al saluto del sole” dell’ottobre successivo con il quartetto Gilgamesh, stavolta ha voluto accanto a sé la voce raffinata di Dorotea Mele, già conosciuta nel 2014 in occasione della presentazione del suo libro a Varese, e il talento assoluto di Luca Pedroni, chitarrista tra i più originali della scena italiana.

Il palco – realizzato da Gianluigi Gamerro, lo stesso che costruì la cabina del telefono del vento nel 2022 – è stato montato nel cuore del bosco, dove la Pro Loco di Barone ha allestito un vero e proprio teatro naturale: sedie, tavoli, un aperitivo condiviso e un generatore per alimentare l’impianto. L’appuntamento era alle 18, ma già un’ora prima i sentieri si riempivano di volti amici. Oltre 120 persone hanno raggiunto il luogo, anche da Candia e dalle frazioni più lontane, alcune su mezzi speciali: due disabili trasportati in Campagnola, Matteo stesso sulla Joelette, per non mancare a questo rito collettivo.

Ha aperto la serata Teresina Chiaro, raccontando perché Matteo aveva voluto proprio Dorotea per questo nuovo concerto, e perché la serata era dedicata a Renato, cugino di Matteo scomparso a 54 anni lo scorso autunno. Prima di morire, Renato espresse un desiderio: che le offerte del suo funerale venissero devolute all’associazione di Matteo, per qualcosa che avrebbe reso felici le persone. È ciò che è accaduto.

Dopo il saluto letto da Manuela Oria, ex insegnante di Matteo, è iniziata la musica. La voce calda e avvolgente di Dorotea Mele, il suono unico della chitarra di Luca Pedroni, capace di evocare intere orchestre con un solo strumento, e l’acustica sorprendente del bosco hanno creato un’atmosfera sospesa, rarefatta. Il repertorio, elegante e coinvolgente, ha spaziato tra soul, blues, funky, con brani di Norah Jones, Aretha Franklin, Stevie Wonder, Eva Cassidy, fino a composizioni originali.

Poi, come previsto dai radar, i temporali si sono avvicinati. Dopo aver eseguito “Purple Rain” – brano profetico – la decisione: si sospende. Tutti, con calma e ordine, hanno iniziato il rientro. I volontari hanno smontato il palco, messo al riparo l’impianto, aiutato i più fragili. E la pioggia è arrivata puntuale, ma non ha fermato la musica.

Il concerto è ripreso poco dopo, a casa di Matteo, a 300 metri dal bosco. Settanta persone stipate sotto una tettoia, sui divani, per terra, sulle scale. Un’energia nuova, intima e calorosa. Prima, la sorpresa: Beppe Schellino e Pinto, del gruppo teatrale Agorà, hanno suonato un pezzo composto apposta per Matteo, “Il tuo sorriso canta”. Poi, di nuovo Dorotea e Luca, in un open space trasformato in sala da concerto, tra applausi, emozione, commozione. Il live si è concluso intorno alle 20:30, seguito da un aperitivo al coperto, tra chiacchiere, brindisi e sorrisi. E infine, al ristorante, l’ultimo dono: Dorotea ha cantato a cappella il suo brano più celebre, “Lovely on my hand”, in un silenzio che sapeva di gratitudine.

È stata una serata di musica, memoria e vita condivisa. Non un evento, ma un gesto collettivo di resistenza alla tristezza, un modo per dire che la bellezza si può fare, anche e soprattutto dove nessuno se l’aspetta.

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