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27 Giugno 2025 - 18:04
Sono viaggi, racconti, memorie. E oggi più che mai sanno ancora emozionare
Nel mondo mutevole della gastronomia italiana, esiste un universo che resiste al tempo e continua a incantare con forza immutata: quello dei grandi dolci. Alcuni sono il frutto di secoli di gesti tramandati, altri nascono dalla visione contemporanea di maestri pasticceri capaci di trasformare un dessert in un’opera d’arte. Ciò che li unisce è la capacità di raccontare un’identità, evocare emozioni, imprimersi nella memoria.
A Roma, ad esempio, il maritozzo – simbolo popolare della colazione capitolina – ha ritrovato nuova vita nelle mani di Iginio Massari. Il suo tocco ha reso la soffice brioche con panna una creazione elegante, aggiornata nei profumi e nei ripieni, tanto da generare un intero format dedicato: “MARITZ”, nato nel 2025 a Milano. La pasticceria si piega così al racconto popolare, lo rispetta, lo esalta. Cambia totalmente registro l'approccio di Salvatore Morello, chef stellato a Parma, che nel suo dessert “Mela verde, cetriolo e bergamotto” abbandona lo zucchero come protagonista per abbracciare leggerezza e aromi vegetali. Una visione quasi ascetica del dolce, premiata dalla Guida Michelin come esempio di alta pasticceria contemporanea.
La Schiacciata Fiorentina
Anche la Toscana mostra le sue eccellenze. A Firenze, la storica Schiacciata alla Fiorentina vive un’eterna giovinezza sotto le insegne del Caffè Gilli, capace di trasformare un dolce da Carnevale in un'icona per tutte le stagioni. Non lontano, a Prato, Paolo Sacchetti ha restituito dignità e centralità alla “Pesca”, brioche rosata intrisa d’Alchermes che oggi campeggia in vetrina con orgoglio artigiano.Nel lusso discreto della Costa Smeralda, Andrea Tortora ha creato un inno alla Sardegna più autentica: la “Coppa Ape d’Oro”, gelato alla ricotta e miele servito in coppa, omaggio semplice e raffinato ai pastori e agli apicoltori dell’isola.
A Roma, ancora una volta, si affonda nella storia con la crostata di ricotta e visciole dei Roscioli. Friabile, candida, screziata di rosso rubino, questa torta parla di ebraismo, capitale e famiglie che custodiscono un mestiere.Poi ci sono i nuovi classici: “Clarice”, del ristorante Imàgo all’Hassler, chiude il menù dello chef Andrea Antonini con teatralità. Una falena in cioccolato decorato, omaggio visivo e gustativo, che suggella l’esperienza di chi cena.
Federico Andreini, pastry chef di Napoli, con “Mare Clausum” immagina un raviolo dolce immerso in brodo di alghe, spezie e granita amara. Un viaggio tra sponde diverse del Mediterraneo che profuma di poesia e contaminazione. Il “Roccobabà” di Nicola Goglia, nato da un’intuizione e da un incontro fortuito con Rocco Barocco, porta il babà campano su nuovi livelli, tra semifreddo e cioccolato. Il risultato? Un’esplosione di tradizione e fantasia.
Chiude il cerchio “Bronte–Tokyo” di Vincenzo Abagnale, tra pistacchi siciliani e miso giapponese. Due mondi, due sapori, un unico percorso che unisce Taormina al Sol Levante.
In ognuno di questi dolci c’è una storia, un territorio, un gesto. C’è il passato che non rinuncia al presente. C’è l’Italia, quella che si assapora lentamente.
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