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Harry Potter compie 28 anni: il piccolo maghetto incanta ancora milioni di lettori

L’orfano con la cicatrice è ancora il simbolo di un’intera generazione

 Ventotto anni fa nasceva Harry Potter

oggi è molto più di un libro, è un mondo in cui milioni di persone si sentono a casa

Il 26 giugno del 1997, in un angolo tranquillo dell’editoria britannica, usciva in sordina un libro destinato a rivoluzionare la narrativa per ragazzi. Si intitolava Harry Potter and the Philosopher’s Stone e portava la firma, allora sconosciuta, di una giovane autrice che si faceva chiamare J.K. Rowling. Ventotto anni dopo, quel primo capitolo della saga del maghetto di Hogwarts è diventato un fenomeno culturale globale.

La genesi di Harry Potter ha contorni quasi mitici. Joanne Rowling immaginò per la prima volta il personaggio durante un viaggio in treno tra Manchester e Londra, senza penna né taccuino. Nacque così l’idea di un bambino con gli occhiali, maltrattato dagli zii, che un giorno avrebbe scoperto di appartenere a un mondo segreto e straordinario. Da quel momento, l’universo di Hogwarts, dei suoi incantesimi, delle casate, dei professori e degli amici cominciò a prendere forma, pezzo dopo pezzo. Ci vollero anni, però, perché quella storia vedesse la luce. Rowling scrisse il manoscritto tra il 1990 e il 1995, spesso rifugiandosi nei caffè di Edimburgo, con una figlia neonata e un futuro incerto. Dodici case editrici la rifiutarono, prima che la Bloomsbury decidesse di puntare su di lei, su consiglio della figlia di otto anni di uno degli editori. La prima tiratura? Appena 500 copie, oggi oggetto di culto per collezionisti.

Il resto è storia. O meglio, una saga epocale. Il libro fu pubblicato l’anno dopo anche negli Stati Uniti, con un titolo leggermente modificato (The Sorcerer’s Stone), e da lì iniziò la valanga: oltre 500 milioni di copie vendute, traduzioni in più di 80 lingue, sette volumi, otto film, parchi a tema, musical, videogiochi e ora persino un reboot televisivo targato HBO Max. Ma ciò che rende Harry Potter unico non è solo il successo commerciale. È l’impatto che ha avuto su almeno due generazioni di lettori. La saga ha riscritto le regole della narrativa fantasy per ragazzi, dimostrando che un libro per giovani può essere anche profondo, politico, emotivamente complesso. Ha parlato di amicizia, coraggio, morte, razzismo, repressione, amore e perdita, senza mai tradire la sua natura accessibile e popolare.

Harry Potter ha anche ridefinito il concetto di appartenenza letteraria. Per milioni di lettori, essere “Grifondoro”, “Tassorosso”, "Corvonero" o “Serpeverde” non è solo un gioco, ma un’identità affettiva, culturale e persino generazionale. L’universo creato da Rowling è diventato linguaggio comune, al pari delle fiabe o delle mitologie classiche.

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Ventotto anni dopo, mentre nuove generazioni scoprono la saga e mentre le polemiche attorno all’autrice scuotono una parte del fandom, Harry Potter e la Pietra Filosofale resta un punto di partenza irrinunciabile. È la porta d’ingresso verso un altrove immaginario ma potentemente reale, dove si impara che essere diversi è una forza, che la lealtà vale più della fama, e che non bisogna mai smettere di cercare la propria magia, ovunque si nasconda.

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