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Per chi suona la campana
22 Giugno 2025 - 07:00
EDOARDO ALDO CERRATO
Si è svolta nei giorni scorsi a Roma l'Assemblea generale ordinaria annuale della Conferenza episcopale italiana (Cei), la prima con il nuovo papa Leone XIV, il quale ha voluto che vi partecipassero anche i vescovi emeriti. La grande Aula delle Benedizioni si è così completamente riempita di 406 zucchetti rossi e violacei (compresi gli emeriti), un numero che, rispetto alle altre nazioni del mondo, è esorbitante e che faceva irritare moltissimo papa Francesco, abituato a conferenze episcopali, come la sua Argentina o la Germania, con un numero ridotto di diocesi.
Ottimo è stato il discorso del papa: «Il primo grande impegno che vi deve motivare è quello di portare Cristo a tutti gli uomini, rinnovando e condividendo la missione apostolica "Ciò che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi (1 Gv 1,3)"».
Infine, tutti i vescovi sono sfilati, uno per uno, per il «baciamano» al Santo Padre, rito che però è tale solo più di nome. Infatti ormai nemmeno i vescovi si inginocchiano a baciare l'anello al papa togliendosi lo zucchetto, ma si limitano a una laicissima stretta di mano, mentre qualcuno, più devoto, azzarda un timido inchino sussurrando qualche parola.
Così è avvenuto per il vescovo di Ivrea, monsignor Daniele Salera, ritto in piedi e a capo coperto. Si sono però avute due eccezioni, e tutte e due riguardano Ivrea. Infatti il vescovo di Biella, l’eporediese monsignor Roberto Farinella, nonostante la sua stazza, si è inginocchiato a capo scoperto, e così pure ha fatto l’emerito monsignor Edoardo Cerrato che, dopo aver lasciato il letto di Procuste o il campo di Agramante della diocesi di Ivrea, è apparso rilassato, sorridente e abbronzato, finalmente libero dalle suocere, dalle prefiche e dalle vedove bettazziane, nonché dai preti che lo intimidivano e lo condizionavano, e che adesso, con il suo successore, stanno finalmente avendo quel che si meritano.
I gesti e lo stile sono importanti, soprattutto per un vescovo. Proprio qualche settimana fa piazza San Pietro, dopo l’udienza generale con il Santo Padre, è stata teatro di un simpatico siparietto proprio quando i vescovi presenti sfilavano per il baciamano. Il vescovo emerito di Fabriano-Matelica, monsignor Giancarlo Vecerrica, si è presentato da Leone XIV con sul capo un berretto bianco da pescatore e il papa, sorridendo, lo ha invitato a toglierselo per indossare il tradizionale zucchetto.
Ciò avviene da quando Francesco, avendo notato che gli addetti invitavano gli ammessi al baciamano, come da sempre e con tutti, ad un abbigliamento consono all’occasione, avevano fermato alcuni transessuali in abito a dir poco variopinto o succinto, suscitando le ire del pontefice. Questo perché todos, todos, todos. Che è un ammonimento molto cristiano, ma che, in verità, non vale per tutti, come sanno bene gli «indietristi» o, peggio, i tradizionalisti.
Intanto il teologo progressista Andrea Grillo, docente di liturgia al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo a Roma, proprio alla vigilia della festa del Corpus Domini, ha attaccato duramente il giovane beato Carlo Acutis, che il papa canonizzerà insieme al beato Piergiorgio Frassati il prossimo 7 settembre. Lo ha accusato di «maleducazione eucaristica» in quanto la sua devozione nei miracoli è «vecchia, ossessiva, pesante, concentrata sull’inessenziale» e non abbastanza adulta.
* Frà Martino
Chi è Fra Martino? Un parroco? Un esperto di chiesa? Uno che origlia? Uno che si diverte è basta? Che si tratti di uno pseudonimo è chiaro, così com’è chiaro che ha deciso di fare suonare le campane tutte le domeniche... Ci racconta di vescovi, preti e cardinali fin dentro ai loro più reconditi segreti. E non è una santa messa ma di sicuro una gran bella messa, Amen
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