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20 Giugno 2025 - 17:19
Strade chiuse e paesaggio devastato: gli effetti dell’Acquedotto di Valle Orco
Ancora una chiusura per le strade dell’Alto Canavese martoriate dai lavori dell’Acquedotto di Valle. Se a Pont è coinvolta l’area Prati della Fiera - Montiglio - Pianrastello, a Sparone sarebbe forse più facile dire cosa non lo sia… La scorsa settimana, chi ha avuto occasione di risalire la Provinciale 460 ha notato che, in Località Lantigliera, era transennato l’accesso alla Provinciale per Ribordone che conduce nel centro del paese e che costituisce un’alternativa all’arteria principale in caso di intasamenti o rallentamenti.
La settimana prossima toccherà alla 460 nel tratto fra il km 39+960 ed il km 40+600: da lunedì 23 a giovedì 26 giugno, rimarrà chiusa del tutto la sera e la notte, ovvero dalle 20 alle 6. In quelle dieci ore potranno passare solo i mezzi di emergenza e di soccorso, quelli della forza pubblica e i veicoli con massa superiore alle 3 tonnellate e mezza: è chiaro che si tratta degli autocarri legati al cantiere ma di primo acchito si resta sorpresi visto che di solito i limiti alla circolazione vengono posti ai veicoli troppo grandi e pesanti, non a quelli più leggeri! I normali cittadini verranno deviati “su percorso alternativo segnalato sul posto”.
Sparone ha sopportato nelle ultime settimane i lavori in Via Marconi, aggiuntisi a quelli che interessano da tempo Via Fontana e le sponde dell’Orco ma tutto il territorio è sconvolto: verso Locana, verso Pont, verso Ribordone (un mese fa avevano protestato gli abitanti della Borgata Frachiamo per l’isolamento cui venivano costretti). In direzione di Pont, il tratto fra la Località Torre e la citata Borgata Lantigliera ha assunto l’aspetto di un’area devastata da un’alluvione e la situazione continua a peggiorare: ovunque rocce ammassate e fanghiglia; prati ed alberi sono scomparsi.
I disagi in Via Marconi – a quanto era stato comunicato dal sindaco in consiglio comunale – perlomeno dovrebbero portare un vantaggio concreto ai suoi residenti perché volti a normalizzare il flusso dell’acqua nei rubinetti delle case, oggi soggetto a sbalzi per via dello stabilimento industriale che sorge poco più sotto. Per il resto, se ne verrà del buono lo si vedrà solo col tempo: al momento a dominare sono i disagi che tuttavia, prima o poi, finiranno. Quel che ci si chiede invece se potranno essere in qualche modo sanati sono i danni all’ambiente ed al paesaggio: gli scempi estetici, la sottrazione del verde, gli sconvolgimenti nell’assetto del territorio potranno essere davvero ricuciti? Ammesso che lo si possa e lo si voglia fare veramente, quanto tempo sarà necessario per restituire un aspetto presentabile a questo territorio devastato?
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