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19 Giugno 2025 - 18:44
foto archivio
Ha chiuso definitivamente lo sportello Intesa Sanpaolo di via Vittorio Emanuele a San Maurizio Canavese. Un altro colpo secco, un’altra porta sbattuta in faccia a un territorio già provato da un lento, ma inesorabile processo di desertificazione bancaria. Rimarranno attivi i due bancomat, è vero, ma la chiusura della filiale fisica ha un valore simbolico e pratico devastante. Dietro la vetrina ormai oscurata, c’erano persone in carne e ossa, sportellisti che conoscevano i clienti per nome, che sapevano tradurre un dubbio in una risposta, un problema in una soluzione. Ora resta una macchina e la speranza che funzioni.
In piazza Odello, proprio davanti alla sede Intesa appena chiusa, la scena è ancor più desolante: lo sportello ATM di UniCredit è fuori uso dal luglio dello scorso anno, e la filiale è stata smantellata nel 2021. Due anni senza servizi, senza presenza, senza alternativa. Ora San Maurizio Canavese si ritrova un paese “sottozero” bancario, come lo definiscono i residenti più amareggiati. L’unico presidio ancora attivo nella zona è la banca di San Francesco al Campo, ma quanto potrà reggere l’urto di una clientela intera costretta a migrare per compiere anche solo le operazioni più banali?
A pagare il prezzo più alto, come sempre, sono gli anziani. Quelli che non hanno dimestichezza con app, token e home banking. Quelli che vogliono parlare con una persona, non con una voce registrata. Quelli che, spesso, non hanno nemmeno l’auto per raggiungere il comune vicino. È qui che la retorica della “transizione digitale” si scontra con la realtà della “transizione disumanizzante”.
La situazione è ancora più paradossale se vista nel contesto del Piano industriale 2022–2025 di Intesa Sanpaolo, che prevede la chiusura di oltre mille filiali in tutta Italia, con un’accelerazione nelle aree a bassa densità abitativa. Solo in Piemonte, sono 33 le filiali che chiuderanno entro ottobre 2025, molte delle quali nella provincia di Torino. In comuni come Bardonecchia, Baldissero, San Maurizio e Sauze d’Oulx, le serrande sono già state abbassate o lo saranno a breve. In molti casi, come a San Maurizio, il servizio bancario si riduce alla sola presenza di uno sportello automatico, peraltro spesso guasto o in manutenzione.
In questo scenario drammatico si alza la voce, chiara e netta, del presidente nazionale dell’Uncem Marco Bussone, che parla apertamente di desertificazione bancaria e accusa le banche di “abbandonare territori dove pure hanno raccolto milioni di risparmi”. La sua è una denuncia che arriva fino ai vertici di Intesa Sanpaolo e Unicredit, alla Banca d’Italia, alla politica regionale. E chiama le cose col loro nome: “Questa è una strategia miope e pericolosa”, dice Bussone, “che dimentica l’Italia delle montagne e dei piccoli centri, il 66% del nostro territorio”. Dati alla mano, nel solo Piemonte oltre 369 comuni montani non hanno più sportelli bancari, lasciando circa 237 mila residenti senza un servizio essenziale.
Marco Bussone
San Francesco al Campo, oggi unico baluardo nella zona, rischia di diventare un imbuto. Un’area vasta con decine di migliaia di residenti potrebbe convergere su una sola sede. Lunghe attese, personale sotto pressione, difficoltà per i clienti: è questo il futuro che ci si prepara ad affrontare?
Il timore è che le banche si stiano trasformando in imprese che guardano ai numeri più che alle persone, dimenticando la loro funzione sociale. Le chiusure vengono giustificate con l’uso crescente dei servizi digitali, ma la realtà è che una larga fetta della popolazione resta indietro, esclusa, emarginata. Si impone una riflessione collettiva, politica e istituzionale: può una banca che opera in un territorio decidere, da un giorno all’altro, di scomparire? Può ignorare la fragilità di chi non ha alternative?
Il rischio è che questo vuoto venga riempito da soluzioni approssimative, da intermediari improvvisati, o peggio ancora da usura e illegalità. La mancanza di un presidio bancario è anche una questione di legalità, di trasparenza, di sicurezza economica.
Nel silenzio delle filiali chiuse, resta la voce amara dei cittadini: “Ci hanno lasciati soli, ci trattano come numeri, non come persone”. E mentre i vertici bancari parlano di efficienza, sul territorio si consuma un’ingiustizia che ha il volto di chi, senza una banca sotto casa, perde un pezzo di dignità quotidiana.
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