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17 Giugno 2025 - 07:46
Alberto Avetta
Non è più tempo di chiacchiere, né di ricostruzioni fantasiose fatte in aula a beneficio della polemica politica. Il consigliere regionale Alberto Avetta (Pd) lo ha scritto nero su bianco in un’interrogazione urgente depositata il 12 giugno e rivolta alla Giunta Cirio e all’assessore alla Sanità Federico Riboldi: i cittadini di Settimo Torinese — e con loro tutti quelli che hanno a cuore il destino della sanità pubblica — vogliono sapere se e quando l’ospedale cittadino tornerà ad essere a pieno titolo un presidio pubblico.
“Forse qualcuno non se n’è reso conto, ma la Giunta Cirio governa da sei anni ormai”, attacca Avetta con una frase che è già più di una premessa. È un’accusa di immobilismo, di responsabilità inevasa, di tentativo di distrazione di massa.
L'ex assessore Luigi Genesio Icardi e il nuovo assessore regionale Riboldi
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è arrivata in aula il 10 giugno, durante la discussione sul disegno di legge 92 — quello che ha abrogato l’articolo 23 della legge regionale 12/2008 e la legge 1/2012 — quando il presidente della Commissione Sanità, Luigi Icardi, ha affondato il colpo contro quello che ha definito “il sistema Settimo”, accusando la giunta Bresso di aver costruito un “accrocchio” che ha privatizzato gli utili e socializzato le perdite.
Una ricostruzione storica che per Avetta è semplicemente una mistificazione. Lo scrive con garbo ma con fermezza: “Durante la discussione in aula del 10 giugno scorso sono state affermate molte ‘inesattezze’, per usare un eufemismo”.
E ricorda che l’impianto della sperimentazione gestionale che ha dato vita alla SAAPA S.p.A. nel 2009 affonda le radici nelle scelte della giunta Ghigo e dell’assessore Antonio D’Ambrosio, cioè ben prima dell’arrivo del centrosinistra al governo della Regione.
Ma non è questo il punto. O almeno non lo è più. “Ciò che rileva oggi non è riscrivere fatti avvenuti oltre vent’anni fa e scelte compiute da soggetti che non hanno più alcun ruolo”, sottolinea Avetta, indicando il cuore vero del problema: l’ospedale di Settimo è ancora lì, in bilico tra passato e futuro, tra una liquidazione avviata nel 2021 e una gestione pubblica promessa e mai completata. Serve un piano. Serve chiarezza. Serve concretezza. E serve subito.
Nell’interrogazione, il consigliere dem ripercorre con precisione la cronologia degli eventi: la sperimentazione gestionale autorizzata nel 2008 con la legge regionale 12, la nascita della SAAPA nel 2009, partecipata da ASL TO4 e ASL Città di Torino (52%), dal Comune di Settimo Torinese (31%) e dalla Cooperativa Sociale P.G. Frassati(16%).
Una società mista che ha gestito l’ospedale per oltre un decennio, fino alla decisione della Regione, nel 2021, di chiudere l’esperienza e avviare la liquidazione. Con la deliberazione DGR 6788 del 27 aprile 2023, la Giunta ha stabilito il mantenimento dei servizi sanitari territoriali dell’ASL TO4 sul territorio settimese, affidando ai liquidatori di SAAPA il compito di garantire la continuità dell’attività sanitaria nella struttura — nel frattempo acquisita dall’ASL nel 2024. La legge regionale 26/2024 ha poi formalmente autorizzato l’ASL a internalizzare le attività. Tutto sembra pronto per il passaggio definitivo. Manca un solo tassello. E guarda caso, è il più importante: il piano industriale che dovrà stabilire — una volta per tutte — tempi, costi, funzioni e strategie della nuova gestione pubblica.
Quel piano, come si apprende dalla deliberazione 97 del 2 gennaio 2025 di Azienda Zero, è stato affidato all’Università Commerciale Bocconi, con l’obiettivo di riprogettare strategicamente e valorizzare economicamente il presidio di Settimo. Una scelta annunciata con enfasi dall’assessore Riboldi lo scorso aprile, che aveva assicurato: “La predisposizione del piano è tuttora in corso, ma a breve l’università farà pervenire i risultati”.
Peccato che, arrivati ormai alla seconda metà di giugno, quel “a breve” sia rimasto nel limbo delle promesse non mantenute. E qui sta il cuore dell’interrogazione: “Tutto sta a quantificare temporalmente quel ‘a breve’”, incalza Avetta. Perché nel frattempo la struttura continua ad operare in un regime di transizione, senza che siano chiari i confini della sua missione futura.
Ma il punto, come spesso accade, è anche politico. Perché quella dell’ospedale di Settimo è diventata — a torto o a ragione — una cartina di tornasole del modo in cui la Regione Piemonte sta affrontando il nodo della sanità territoriale.
Avetta lo dice con eleganza, ma con un’intenzione precisa: basta con i fantasmi del passato, basta con la ricerca di responsabilità preistoriche, basta con le narrazioni tossiche su modelli che, pur con i loro limiti, hanno garantito per anni servizi sanitari essenziali a migliaia di persone.
“Ai cittadini interessa sapere se e quando l’offerta sanitaria a Settimo si potrà considerare a tutti gli effetti pubblica”, scrive il consigliere. È una dichiarazione che vale più di una denuncia.
È un invito — anzi, un’esortazione — a chi governa oggi affinché si assuma le proprie responsabilità. Perché sei anni di governo regionale non sono più compatibili con l’atteggiamento di chi continua a indicare colpe altrove. La sanità pubblica non si costruisce con le polemiche, ma con le delibere. Non con le rievocazioni di ciò che è stato, ma con le decisioni su ciò che sarà.
In fondo, l’interrogazione urgente depositata da Avetta non fa che porre una domanda semplice: c’è o non c’è un piano industriale? È pronto o no? E se no, perché? Per l’ospedale di Settimo, per chi ci lavora e per chi ci si cura ogni giorno, è una questione di dignità. E, a questo punto, anche di trasparenza.
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