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13 Giugno 2025 - 10:17
La fermata del bus diventa una discarica e nessuno interviene
Una fermata dell’autobus trasformata in discarica. Un’altra, anzi due, che aspettano da mesi una pensilina promessa, ripromessa, mai installata. Questa è la fotografia di Chivasso, venerdì 13 giugno 2025. Da una parte la periferia nord, via Sandro Pertini, dove da quindici giorni campeggia a bordo strada una bombola abbandonata, accanto ai rifiuti, ai sacchi, al degrado. Dall’altra, via Po e via Orti, dove nonostante i proclami, i comunicati e le slide piene di buone intenzioni, i lavori per le pensiline non sono neanche partiti.
Il silenzio, da Palazzo Santa Chiara, è assordante. In via Pertini, i cittadini hanno scritto post, lasciato commenti, segnalato il problema nel gruppo Facebook Cittadini di Chivasso. Uno in particolare: «Sono passati 15 giorni da quando ho fatto la segnalazione, ancora la bombola è lì. Penso che qualche consigliere o assessore abbia letto i miei post. Se la competenza non è del Comune, si attivino per avvertire chi deve rimuoverla!». Risposte? Zero. «Fanno veramente schifo», commenta un altro utente, esasperato.
Eppure qualcuno, qualcosa, avrebbe dovuto muoversi. La Seta, il SUP, persino la Polizia Municipale: tutti – dicono i cittadini – hanno promesso un intervento, assicurato che la segnalazione era chiusa, che tutto era sotto controllo. Ma oggi, 13 giugno, tutto è ancora lì, immobile, come se il quartiere Nord Ferrovia non appartenesse più a Chivasso, come scrive con amara ironia uno dei residenti.
Intanto, dall’altra parte della città, lo scenario non è meno grottesco. Le fermate di via Po e via Orti, realizzate oltre un anno fa, non hanno ancora una pensilina, né una panchina. Il Comune aveva annunciato che i lavori si sarebbero svolti tra il 17 e il 22 aprile, approfittando delle vacanze pasquali. Poi il rinvio, motivato dall'alluvione del 17 aprile che, in realtà, ha risparmiato la città. Nuova data: dal 9 al 13 giugno. E oggi, giorno della presunta conclusione dei lavori, non si è visto neanche un cantiere.
La fermata di via Po
Nel frattempo, gli utenti del trasporto pubblico si arrangiano. Portano sedie da casa, si siedono sui muretti, aprono gli ombrelli sotto la pioggia. A maggio, la foto di un gruppo di studenti in attesa del bus, sotto un acquazzone, ha fatto il giro dei social. Commenti sarcastici, indignati: «Questa è la Chivasso smart?», «Le pensiline le monta Godot?».
L’assessore Fabrizio Debernardi, sempre attivo su Facebook, aveva rassicurato: «Le pensiline sono arrivate, a breve verranno installate». Un “a breve” che dura ormai da mesi. Perché quando si tratta di strisce blu – come in viale Vittorio Veneto – i lavori partono e finiscono in pochi giorni. Ma per dare riparo a studenti, anziani e pendolari? Niente. Nessuna priorità. Nessun rispetto.
Il paradosso è che il Comune si riempie la bocca di sostenibilità, smart city, mobilità green. Ma nella realtà, lascia le fermate all’abbandono o incomplete. Gli utenti del servizio pubblico pagano abbonamenti salati, ma ricevono in cambio solo promesse. E post su Facebook.
Le due storie – quella della fermata-discarica e quella delle pensiline-fantasma – si somigliano. Hanno lo stesso denominatore comune: una manutenzione che non arriva, una burocrazia che rimbalza, una politica che comunica tanto ma agisce poco. E allora, delle due l’una: che succede alla squadra manutenzioni di Palazzo Santa Chiara?
Perché i cittadini non aspettano solo un autobus. Aspettano rispetto. E un briciolo di dignità.
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