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Alla fermata dell'autobus con la sedia da casa: ecco la città 2.0

Pensiline fantasma alle fermate di via Po e di via Orti: annunciate da mesi, sono ancora nei magazzini...

Alla fermata dell'autobus con la sedia da casa: ecco la città 2.0

Alla fermata dell'autobus con la sedia da casa: ecco la città 2.0

Una città moderna, smart, sostenibile. Così si racconta Chivasso nei comunicati, nelle slide delle presentazioni istituzionali, nei post pieni di hashtag. Peccato che, fuori dalla bolla social, ci siano studenti, anziani e lavoratori che aspettano l’autobus sotto la pioggia. E non è una metafora. È la realtà quotidiana delle fermate di via Po e via Orti: due spazi asfaltati, una palina con gli orari, e nient’altro. Nessuna pensilina. Nessuna panchina. Niente di niente.

Sono passate più di quattro settimane da quando – secondo gli annunci ufficiali – avrebbero dovuto essere installate le pensiline. Il Comune aveva garantito: “Lo faremo tra il 17 e il 22 aprile, approfittando delle vacanze pasquali per limitare i disagi agli studenti.” Ma oggi siamo a fine maggio, e di pensiline nemmeno l’ombra. In compenso, sui marciapiedi sono comparse sedie portate da casa, sgabelli pieghevoli nelle borse e ombrelli rovesciati dal vento. L’immagine di una città che si arrangia. Che si adatta. Che sopporta.

Come mercoledì 7 maggio, quando un gruppo di studenti delle superiori è stato fotografato sotto l’acqua in attesa del bus. Foto diventata virale sui social, accompagnata da una pioggia (quella sì, copiosa) di commenti indignati, ironici, sarcastici: “Questa è la Chivasso del futuro?”, “Ma le pensiline le sta montando Godot?”, “Qui non serve l’ombrello, serve una tenda da campeggio.”

La fermata di via Po

Il sindaco Claudio Castello e la sua giunta non hanno fornito risposte convincenti. O meglio: hanno risposto su Facebook. Con i post dell’assessore Fabrizio Debernardi, sempre molto presente sui social. “Le pensiline sono arrivate, a breve verranno installate". Frase già letta, già sentita, già dimenticata. Perché il “a breve” dura ormai da settimane.

Il paradosso è che le fermate sono state realizzate più di un anno fa. Ma ci si è dimenticati di completarle. Come se bastasse l’asfalto e una tabella per rendere dignitosa una fermata del bus. Intanto, in altre zone della città – vedi viale Vittorio Veneto – i lavori per le strisce blu sono iniziati e finiti in un lampo. Ma per dare riparo agli utenti del trasporto pubblico? Nulla. Nessuna priorità. Nessun rispetto.

Eppure, le linee coinvolte non sono marginali. Si parla di linee GTT e del trasporto urbano Azzurra e Blu: studenti, pendolari, lavoratori, anziani, cittadini senza auto. Tutti costretti a sopportare. Pagano biglietti più cari, abbonamenti più costosi, ma il servizio resta fermo al palo. O meglio: fermo senza panchina.

E allora viene da chiedersi: è questa la Chivasso smart? Quella che si promuove con gli eventi green e i convegni sulla sostenibilità? Quella dei rendering e delle inaugurazioni in pompa magna? Forse sì. Perché in questa città, la forma viene sempre prima della sostanza. Le promesse prima dei fatti. I selfie prima dei lavori.

Nel frattempo, la gente continua ad aspettare. Un autobus. Una pensilina. Una risposta. Ma soprattutto, un briciolo di dignità.

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