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Core Informatica chiude. Stipendi non pagati, libri in tribunale e 59 lavoratori a casa

Liquidazione giudiziaria a un passo. I sindacati: “Fine annunciata, rimangono solo poche commesse e tanta amarezza”

Core Informatica chiude. Stipendi non pagati, libri in tribunale e 59 lavoratori a casa

Core Informatica chiude. Stipendi non pagati, libri in tribunale e 59 lavoratori a casa

Cronaca di una morte annunciata. Il verdetto che esce dal secondo incontro avvenuto, mercoledì 11 giugno, tra sindacati, azienda (non si è presentato all’incontro l’amministratore delegato Roberto Volpe, ndr) e Prefettura Valdostana non lascia spazio a dubbi. E anche se tra i 59 lavoratori della Core Informatica lo spettro della chiusura era già nell’aria, ieri pomeriggio, in un’assemblea fulminea convocata dai segretari generali e dalle RSU di Fim, Fiom Valle d’Aosta e Uilm Canavese, è arrivata la sentenza definitiva: Core Informatica verso la chiusura.

I segretari generali Hans Pistolesi (Fim VdA), Fabrizio Graziola (Fiom VdA), Luca Cortese (Uilm Canavese) e Deborah Bonacci, funzionaria Uilm Canavese, hanno descritto alle lavoratrici e ai lavoratori la situazione, cercando di mettere in sicurezza il salvabile: stipendi e TFR, “con tempistiche non immediate”, avvertono.
“Rimane da prendere una parte della retribuzione di aprile, tutto maggio e gli arretrati. Niente welfare, in standby i buoni pasto.”

Il disagio tra i lavoratori è diventato insostenibile, nonostante avessero già da tempo la sensazione che si stesse andando lungo una strada a fondo cieco.

Dal 2018 ad oggi, con l’acquisizione da parte del gruppo NetCom, che aveva in qualche modo creato aspettative di rilancio, si è assistito a una lenta agonia, caratterizzata da stipendi a singhiozzo, acconti parziali di tredicesima e continui rinvii.

Ora, che cosa succederà? Entro una settimana verranno portati i libri contabili in Tribunale e si andrà verso la liquidazione giudiziaria.

Per i 59 lavoratori il panorama che si profila non lascia molte alternative.

foto archivio

“Il curatore fallimentare – aggiungono i sindacati valdostani e piemontesi, rivolgendosi alle lavoratrici e ai lavoratori di Core Informatica – potrebbe decidere di proseguire nell’attività lavorativa in esercizio provvisorio, portando a termine le ultime poche commesse rimaste e quindi per qualcuno la possibilità di proseguire l’attività lavorativa.” Gli altri a casa, in NASpI.

Una dichiarazione netta, senza giri di parole. Un comunicato che non lascia spazio a interpretazioni: Core Informatica è arrivata al capolinea. E a nulla è servito il tavolo in Prefettura. A nulla sono serviti gli appelli, i solleciti, le trattative.

Per molti, comunque, era già finita da tempo. Dopo mesi di stipendi irregolari, commesse spostate, incertezze societarie e giochi di prestigio giuridico. Il disastro si è consumato sotto gli occhi di tutti.

Core Informatica, che nel 2017 vantava un fatturato di 25 milioni di euro e oltre 250 dipendenti, da tempo è (anzi: è ancora) un’azienda agonizzante.

Le commesse principali sono state già spostate ad altre aziende, diverse persone sono state ricollocate e la società non fa più parte del gruppo NetCom.

Ma il vero colpo di grazia è arrivato con l’enorme debito da 15 milioni di euro verso l’Agenzia delle Entrate: una voragine che ha inghiottito ogni speranza di salvataggio.

Il 9 aprile l’ennesimo cambio di scena: trasferimento di quote, nuovo assetto societario e un capitale sociale ridotto a 675 mila euro. Alla guida, come amministratore unico, Roberto Volpe, classe 1967, originario di Pozzuoli.

Un nome che per i lavoratori è rimasto un’incognita, un volto sconosciuto a una platea esasperata. Eppure, solo a gennaio, il nodo sembrava essere “solo” burocratico. Core Informatica aveva ceduto un ramo d’azienda ad Altec, società campana specializzata in servizi IT. Poi, a dicembre, il ramo era tornato indietro.

Risultato? Un cortocircuito kafkiano: nessuno sapeva più chi dovesse pagare cosa, con dipendenti lasciati senza 10/12 della tredicesima e senza la paga dei primi 13 giorni di dicembre.

Altec taceva. Core rispondeva: “Non è un nostro problema.” E nel mezzo, PEC e solleciti sindacali caduti nel vuoto.

La storia di Core è diventata un racconto paradigmatico di come la logica delle acquisizioni e delle dismissioni possa lasciare sul campo solo macerie sociali.

E dire che l’acquisizione da parte di NetCom Group S.p.A. nel 2018 aveva illuso i dipendenti: si parlava di crescita, sinergie, nuovi clienti illustri come Ferrari, Vodafone, Huawei. Ma poi le promesse si sono sgonfiate.

E quando NetCom ha acquisito Altec a fine 2023, anziché rafforzare il gruppo, ha innescato il caos. Nel 2022 la colpa era delle banche. Nel 2023 delle tempistiche natalizie.

Nel 2024, nessuna scusa. Solo un silenzio tombale.

E se lo sciopero di cento lavoratori l’anno scorso aveva ancora un sapore di battaglia, oggi l’atmosfera è quella di un funerale aziendale.

L’11 giugno sarà, forse, l’ultima data da segnare sul calendario di Core Informatica.
Poi, il nulla.

Una storia finita. Una ferita ancora aperta.

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