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11 Giugno 2025 - 16:08
Ospedale di Torino Nord: "Venaria, Caselle, Borgaro e Pianezza penalizzate dalla scelta della Pellerina"
Un ospedale costruito su palafitte. A Torino. Nel 2025. È questo lo scenario che si sta delineando per il futuro ospedale Torino Nord, destinato a sostituire il Maria Vittoria e l’Amedeo di Savoia. Un progetto da 348 milioni di euro, con 511 posti letto, sostenibilità energetica e spazi verdi. Ma anche con un problema gigantesco: il terreno scelto è esondabile.
A sollevare il caso è Pro Natura Piemonte, che in un comunicato rivolto alla Commissione Sanità della Regione bolla come «inaccettabile» la scelta dell’area cosiddetta dei giostrai nel Parco della Pellerina. Il motivo? Rischio esondazione e necessità di costruire l’ospedale sollevato da terra, su piloni, a partire dal primo piano.
Tant’è che una soluzione simile era già stata scartata per l’ospedale unico di Moncalieri: lì, la falda acquifera a soli quattro metri di profondità aveva fatto naufragare l’ipotesi, e il nuovo ospedale è stato spostato a Cambiano. Allora perché ripetere l’errore?
Il comunicato denuncia anche la contraddizione tecnica evidenziata da medici radiologi: «La medicina nucleare non può essere al primo piano. Gli impianti devono stare al piano interrato per minimizzare la diffusione delle radiazioni», spiegano. Ma su palafitte, il piano interrato non esiste.
Il progetto dell'ospedale di Torino Nord sul sito dell'Asl
Pro Natura rilancia invece una soluzione finora ignorata: via Traves, già proposta in passato, fuori dalla zona esondabile e più vicina a Venaria, Borgaro, Caselle, Pianezza. Tutti comuni che oggi fanno i conti con un ospedale di Venaria ridotto a punto di primo soccorso. E che sarebbero penalizzati da una struttura così decentrata e difficile da raggiungere con i mezzi pubblici.
«Serve un ripensamento. Il Comune di Torino sembra voler imporre una scelta senza ascoltare comitati, cittadini, associazioni», si legge nella lettera firmata da Emilio Delmastro, segretario regionale di Pro Natura.
Un appello che arriva in un momento cruciale: la progettazione è in fase avanzata, ma il cantiere non è ancora partito. E forse, questa volta, fermarsi a riflettere potrebbe evitare un altro ospedale “a metà”, nato già con il fango alle ginocchia.
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