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Leini, in marcia per la pace: “Ogni bomba su Gaza cade anche sulla nostra coscienza”

Fiaccolata a Leinì per Gaza: cittadini, associazioni e istituzioni insieme contro il silenzio, per denunciare l’occupazione e ribadire il diritto alla libertà e alla dignità umana.

Leini, in marcia per la pace: “Ogni bomba su Gaza cade anche sulla nostra coscienza”

Una fiaccolata silenziosa ma ricca di umanità. Venerdì 6 giugno, alle 20.30, la cittadinanza leinicese ha scelto di camminare insieme per Gaza.

Un serata che si è trasformata in un momento collettivo, condiviso da cittadini, associazioni e istituzioni. Un corteo partecipato, consapevole, che ha attraversato le vie del centro per fermarsi poi nel cortile di Villa Chiosso. Con una certezza: non si può restare in silenzio.

A guidare l’iniziativa è stata l’ANPI di Leinì, con parole nette, il gruppo ha spiegato il senso dell’iniziativa: “Riteniamo fondamentale – si legge nel comunicato – promuovere momenti di solidarietà per la popolazione di Gaza, per contrastare le narrazioni che tentano di normalizzare e nascondere il genocidio, attuato non solo con le armi, ma anche con molteplici forme di colonizzazione, deumanizzazione e annientamento socioculturale. Come ANPI di Leinì ci uniamo alla resistenza popolare Palestinese”.

Una presa di posizione netta, che ha trovato eco negli interventi della serata. La presidente dell’ANPI locale, Alice Tangari, ha sottolineato il bisogno “urgente” di non restare fermi: "Siamo qui per affermare un principio semplice e potente: ogni popolo ha diritto alla libertà. Ogni essere umano ha diritto a vivere senza oppressione". Ha poi ringraziato l’amministrazione comunale per il patrocinio, la polizia municipale, la Croce Rossa e la Protezione Civile per il supporto.

Il corteo è partito da piazza Vittorio Emanuele. In testa, i rappresentanti del Consiglio comunale dei ragazzi e delle ragazze. Poi via Bonis, via Ricciolio, e infine l’arrivo a Villa Chiosso. Lungo il percorso, le luci delle fiaccole e il silenzio. Rotto solo dalle parole degli interventi conclusivi.

Folta partecipazione a Leini per la fiaccolata 

"Abbiamo scelto di camminare per denunciare il genocidio – ha dichiarato ancora Tangariche attraverso l’orrore, l’ingiustizia e la distruzione si sta abbattendo su Gaza. Abbiamo scelto di essere qui per affermare che l’umanità non può essere occupata e per rivendicare ogni identità negata». E ancora: «L’occupazione non è solo un fatto politico o militare. È un attacco continuo ai corpi, alle menti, alle identità, alla storia individuale di ogni persona e alla storia collettiva di un popolo".

Parole dure, che non cercano sfumature. "Il genocidio che si sta compiendo sotto i nostri occhi – ha aggiunto – non è una "tragedia inevitabile". È il frutto di una politica deliberata, di decenni di complicità, di occupazione, di apartheid. E noi oggi gridiamo forte che non siamo complici, che non resteremo in silenzio, che ogni bomba su Gaza cade anche sulla nostra coscienza".

Anche il sindaco di Leini, Luca Torella ha commentato: "In questo momento, mentre siamo qui riuniti, a Gaza ci sono bambini che muoiono e muoiono a causa di massicci bombardamenti, della mancanza di ospedali e medici, di cibo e medicinali. I mezzi che li trasportano, destinati alla popolazione palestinese, sono bloccati alle frontiere per volontà delle autorità israeliane".

Il primo cittadino ha parlato di un dibattito “surreale” sulla qualificazione delle violenze: "Genocidio o “semplice” massacro? Sterminio pianificato o “semplici” crimini di guerra? Ebbene, se genocidio ancora non è, forse è perché per qualcuno ci sono in giro ancora troppi palestinesi".

E ha concluso con una riflessione politica e umana: "L’accusa di antisemitismo rivolta a chi chiede di fermare questo eccidio suona del tutto fuori luogo e persino dettata dalla malafede. Noi questa sera urliamo a gran voce: prima la pace in Palestina".

Alla fine della serata, una domanda è rimasta sospesa. Cosa possiamo fare, concretamente, qui, oggi? La risposta, per molti dei presenti, è stata già nelle fiaccole accese, nella scelta di non girarsi dall’altra parte, nel rendere pubblico il proprio dissenso.

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