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02 Giugno 2025 - 11:28
In foto, l'assessore Massimo Fresc e il consigliere comunale Massimiliano De Stefano
Non è un déjà-vu. È solo via Bellini, Ivrea, giugno 2025. E no, non siamo tornati indietro nel tempo. È tutto perfettamente attuale. È successo di nuovo. Ancora. Piove, la strada si allaga, i residenti si indignano, le foto circolano, le promesse evaporano, le buche restano. Una sceneggiatura già scritta, già vissuta, già sopportata troppe volte.
Questa mattina ci è arrivato l’ennesimo scatto da chi abita lì: una distesa di pozzanghere che riflette il grigio del cielo e l’incuria dell’Amministrazione. Sotto la foto, un commento secco come un pugno: “Questa è la situazione di via Bellini oggi, dopo la pioggia…”. Come se ci fosse ancora bisogno di spiegare il problema. Come se l’acqua che ristagna fosse solo acqua. No: è rabbia liquida, sfiducia, rassegnazione.
Ma soprattutto è la prova di un fallimento amministrativo ripetuto e spudorato. Perché via Bellini non è nuova a questo balletto tragicomico di disservizi. Già lo scorso anno, ad agosto, raccontavamo dell’ennesimo guasto alla rete idrica che aveva lasciato senz’acqua centinaia di cittadini. Era – lo scrivemmo allora – la quindicesima volta. Diconsi quindici. In pochi anni. E a ogni guasto, una toppa.
A maggio 2024, dopo una bomba d’acqua che trasformò mezza città in una laguna padana, l’Amministrazione assicurava che era pronta una soluzione definitiva. Ma si trattava – col senno di poi – della solita litania da segreteria telefonica: “Stiamo lavorando per risolvere il problema”. Frase fatta, usurata, pronunciata giusto per guadagnare tempo. Il tempo che serve, evidentemente, a non fare nulla.
E infatti eccoci qui, un anno dopo, con le stesse pozzanghere, le stesse toppe, gli stessi silenzi. Ma con una pazienza che, stavolta, non c’è più.
A dirlo chiaramente è Massimiliano De Stefano, consigliere comunale di opposizione, che attacca l'assessore che se ne dovrebbe occupare, senza tanti giri di parole.
“Massimo Fresc - stigmatizza - sta dimostrando di non essere la persona adatta per la delega alle manutenzioni in una città come Ivrea, che necessita di manutenzioni continue e di una gestione efficace delle aree verdi. È inaccettabile che continui a percepire 1500 euro al mese dai contribuenti senza offrire risultati tangibili. si deve attivare e sollecitare laddove le responsabilità sono di altre ditte. Lo stesso problema lo abbiamo al Crist.”.
E in effetti la situazione di via Bellini è imbarazzante. È un campionario di tutto quello che non dovrebbe accadere: asfalto sconnesso, ristagni d’acqua, scarichi intasati, cigli invasi da erbacce.
Ogni intervento sembra improvvisato, ogni “riparazione” è una pezza. E ogni pioggia diventa un disastro. E mentre fuori succede tutto questo, in Municipio, si parla di digitalizzazione, di città intelligente, di green, di sostenibilità.
Ma come si può parlare di futuro se non si riesce nemmeno a garantire l’ABC urbano?
Insomma c'è un pezzo di città abbandonato dove i residenti osservano, impotenti, uno spettacolo penoso. E si chiedono, giustamente, fino a quando dovranno sopportare. Fino a quando la loro voce resterà inascoltata, sommersa – come la strada – da pioggia e indifferenza.
Quanto dovrà durare ancora questa farsa? Quanti altri allagamenti, quanti altri sfoghi dei cittadini, quante altre interpellanze inascoltate ci vorranno prima che qualcuno si svegli?
Via Bellini non è un caso isolato. È uno dei tanti esempi di una città che non regge più nemmeno una mezza pioggia. Ivrea, con le sue strade ridotte a laghi e marciapiedi impraticabili, sotto certi aspetti - al diavol le visioni dell'assessore Francesco Comotto, disegnate nei Peba e nei Pums - è la cartolina di un fallimento
“È una vergogna che nel 2025 ci troviamo ancora a vivere in queste condizioni”, ci dicono. Ma la vergogna non pare turbare nessuno, in Comune. Non l’assessore Fresc, non chi dovrebbe vigilare, non chi – da anni – lascia che via Bellini sia terra di nessuno.
I cittadini non chiedono miracoli: chiedono che, dopo una pioggia, la loro strada non diventi una trappola. Non è molto. Ma a quanto pare è troppo per chi, oggi, governa la città.
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