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20 Maggio 2025 - 22:57
L'assessore Francesco Comotto
Eilàeilà alalà, a Ivrea è arrivata la primavera dei piani urbanistici, e quest’anno fioriscono in abbondanza. C’è il PEBA (che fa subito tecnocrazia scandinava) e c’è il PUMS (che fa smart city, anche se sono in pista solo due bus elettrici). L’amministrazione comunale guidata da Matteo Chiantore, con in testa l'assessore ai lavori pubblici Francesco Comotto, ci crede. O almeno, fa finta molto bene. Slide, conferenze, mappe colorate, tavoli partecipati, aggettivi come “resiliente” e “inclusivo” a profusione.
Il PEBA, per chi non fosse aggiornato sul lessico dell’urbanistica, è il Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche. Ovvero: si censiscono gli ostacoli, si analizzano, si teorizza la loro rimozione. Si fotografa la situazione attuale, si paga il professionista che l’ha disegnata, e se tra un mese o un anno spunta un nuovo marciapiede sbilenco... si richiama il progettista e si rifà il disegno.
Apperò? E nel frattempo? Calma e gesso... Si aspetta. L’obiettivo è eliminare le barriere entro una decina d’anni, ma se sono dodici, quattordici o venti, che importa? Il PEBA non sono i 10 comandamenti, non è rigido: è flessibile. E le barriere, si sa, sono subdole. Mentre ne analizzi una, ne spunta un’altra. È una corsa infinita, tipo videogame, e come nei videogame è tutto virtuale.
Reale è altro, sono le carrozzine, le stampelle e la dignità di chi ogni giorno affronta un percorso a ostacoli per attraversare il centro città.
Però state tranquilli: è tutto nel PEBA. E quando l'anzianotto inciampa su una buca, può sempre consolarsi pensando che è stata mappata.
Poi c’è il PUMS, il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile. Roba seria. Qui si sogna in grande: “città 30”, navette a chiamata, una nuova stazione-hub (sì, proprio quella), piste ciclabili ovunque. Sembra Berlino, se non fosse che a Ivrea la mobilità più diffusa è quella in macchina o a piedi... e con il moccolo in bocca. Sì, perché per andare da un lato all’altro del centro bisogna pregare che non ci sia un’auto in sosta selvaggia, una buca o una pozzanghera grande quanto il Lago Sirio.
L’impressione generale? Tanta, tantissima fuffa. Piani che non costruiscono nulla, ma che aprono la strada… ad altri progetti, poi a studi di fattibilità, a incarichi esterni, a gare d’appalto. Un’industria della pianificazione, dove la parola “progetto” ha ormai sostituito la parola “soluzione”.
E dire che Ivrea non è Roma, non è Milano. Non è nemmeno Vercelli, con tutto il rispetto. È una città dove i problemi si vedono a occhio nudo, senza bisogno di cento slide in PowerPoint.
I marciapiedi sono rotti? Si sa. Le barriere ci sono? Lo sappiamo. La mobilità è un rebus? Da anni. Ma invece di intervenire, si fa un piano. Poi un altro. E nel frattempo si risponde ai cittadini: “Sì, sì, lo sappiamo. È tutto previsto nel PUMS. O nel PEBA. Forse in entrambi.”
È il trionfo del rinvio elevato a metodo amministrativo. Una buca? È nel PEBA. Un attraversamento mancante? È nel PUMS. Un cartello sparito? Ci penserà il piano. Quando? Boh. Ma ci penserà. Nel frattempo, aspetta e abbi fiducia nella resilienza del territorio.
Il bello è che tutto questo genera un senso di ipnosi collettiva. I cittadini leggono “PUMS” e pensano: “Faranno qualcosa”. Ma non sanno che il PUMS è come quei romanzi fantasy in cui il primo volume ti racconta solo la genealogia dei personaggi. L’azione, forse, arriverà nel volume quattro. Nel frattempo, puoi partecipare al sondaggio online e dire cosa ti piacerebbe: un tram? Un drone? Una funicolare?
Mettiamola così. PEBA e PUMS sono come le diete da lunedì. Sempre pronte a iniziare, sempre promesse, mai davvero cominciate. E quando finalmente si vedrà una rampa nuova o una pista ciclabile in più, sarà passato così tanto tempo che i protagonisti del cambiamento, o quei cittadini che hanno partecipato oggi alle tante conferenze, potrebbero già essere in pensione. O sotto terra. Accessibile, ma sotto terra.
Insomma, più che un piano di mobilità o di accessibilità, un piano di giustificazione collettiva. Per dire: non abbiamo fatto nulla, ma almeno ci stiamo pensando molto intensamente. Con grande partecipazione. E tanto colore nei documenti PDF.
L’impressione? Una città che si sta preparando per il futuro. Ma con calma. Molta calma.
Che poi, non è che in altre città PEBA e PUMS non ci siano. Ci sono eccome. Li han fatti da mò. Ma non li hanno decantati come fosse il Vangelo. Non li hanno presentati al suono di una fanfara. Se ne sono stati zitti. Per non creare aspettative. Per non trovarsi poi per strada un cittadino incazzato che ti ferma per ricordarti una promessa non mantenuta.
La domanda sorge spontanea: non è che tutta questa messa in scena rischia di trasformarsi in un boomerang per Chiantore & C.?
***
Guida ironica ai piani eporediesi che cambieranno il mondo. Forse. Un giorno.
PEBA
Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche
Serve per dire che le barriere ci sono. Che sono state viste. E che, con calma, verranno tolte. Ma solo dopo essere state disegnate, mappate, reinterpretate, riesaminate. Ogni 6 mesi ne spunta una nuova, il piano si aggiorna, il cittadino aspetta.
PUMS
Piano Urbano della Mobilità Sostenibile
Serve a immaginare come potremmo muoverci in una Ivrea immaginaria: leggera, green, intermodale. Peccato che nella Ivrea reale si inciampi nelle strisce pedonali e si parcheggi ovunque. Ma tranquilli: le navette a chiamata sono previste. A voce.
Resilienza
Parola chiave. Vuol dire che devi essere zen quando ti dicono che il marciapiede rotto sotto casa verrà sistemato nel 2038. O che l’accesso all’ufficio postale per tua madre in carrozzina è “in fase di studio”. Sii resiliente. Medita.
Partecipazione pubblica
Traduzione: questionario su Google Forms. Pochi minuti per dire cosa sogni: una città più verde? Più sicura? Più ciclabile? Ottimo. Il tuo parere sarà archiviato con cura. E ignorato con eleganza.
Tempistiche stimate
2025: si presenta il piano.
2026: si raccolgono suggerimenti.
2027: si approva una variante.
2028: si rifà la mappatura.
2031: si rifà il piano.
2040: si parte col cantiere.
2050: forse una rampa.
E nel frattempo? Inciampa con stile. È tutto nel piano.
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