AGGIORNAMENTI
Cerca
Attualità
30 Maggio 2025 - 23:05
Sbarre giù, cervelli spenti: a Ciriè si muore in coda
Andrea Beneventi non è un eroe, non è un rivoluzionario, non è un politico. È un cittadino. E come tanti altri cittadini, ha perso la pazienza. Ma invece di sbraitare nel traffico o imprecare in silenzio davanti a un passaggio a livello eternamente abbassato, ha deciso di scrivere. E ha scritto a tutti: a Trenitalia, al Comune di Ciriè, ai giornali locali.
Lo ha fatto settimane fa. Poi ha atteso. Una risposta, un cenno, un segnale. Nulla. Il silenzio tombale delle istituzioni ha trasformato l’esasperazione in determinazione. Così, nei giorni scorsi, ha deciso di rompere nuovamente il muro, stavolta affidando il suo sfogo a un post pubblico su Facebook. Uno sfogo amaro, crudo, carico di accuse precise.
«È passato oltre un mese da quando ho scritto a Trenitalia, al Comune di Ciriè e ai giornali locali per denunciare una situazione che da troppo tempo mina la viabilità e la sicurezza della nostra città: i passaggi a livello restano chiusi fino a 20 minuti» scrive Beneventi, sottolineando come solo La Voce abbia avuto il coraggio di pubblicare la sua denuncia. «Il Comune? Nessuna risposta, nessuna spiegazione, nessun cambiamento».
Le sue parole colpiscono nel segno perché descrivono, senza giri di parole, l’assurdità di ciò che accade quotidianamente a Ciriè: le sbarre dei passaggi a livello si abbassano, il treno passa, e le sbarre restano abbassate. A lungo. Inutilmente. Nessun treno in arrivo, nessun pericolo. Solo auto ferme, motori accesi, smog e rabbia. E il nulla, attorno. Un nulla fatto di istituzioni immobili, autorità disinteressate, politici impegnati altrove.
«Le sbarre restano abbassate per tempi indecenti, come se non avessi scritto a nessuno, come se il mio appello fosse stato buttato nel cesso di un treno fuori servizio» continua Beneventi, che poi affonda il colpo sulla credibilità stessa dell’amministrazione comunale.
«Mi chiedo allora: con quale faccia il Comune pretende che i cittadini paghino la TARI, le imposte, i parcheggi blu e rispettino i limiti di sosta, se poi non garantisce i servizi essenziali? La viabilità a Ciriè è diventata un incubo, e il Comune è spettatore silenzioso».
Una riflessione che mette a nudo l’ipocrisia di chi, in nome della sostenibilità ambientale, impone limiti, regolamenti, zone a traffico limitato, ma resta muto di fronte a un disservizio tanto evidente quanto pericoloso. Perché il punto è proprio questo: non si tratta solo di traffico o di fastidio, ma di un rischio concreto per la sicurezza delle persone.
«E se un’ambulanza restasse bloccata 15 o 20 minuti a un passaggio a livello? Chi si prende la responsabilità se un paziente muore per colpa di una sbarra abbassata troppo a lungo?» domanda Beneventi, spostando il dibattito dove dovrebbe stare da sempre: sulla tutela della vita umana. Non servono statistiche o report dell’ARPA. Bastano queste parole, e il buonsenso. Ma anche quello, a quanto pare, ha lasciato la città.
Nel suo post, Beneventi rifiuta le solite giustificazioni tecniche, le formule burocratiche, i rimpalli di competenze tra enti. «Non mi interessa sapere se il sistema è automatico o manuale. Mi interessa che funzioni. E se dietro questo disastro c’è un addetto, allora qualcuno dovrebbe spiegarmi perché continua a percepire uno stipendio per creare solo disagi».
Lui non cerca scuse. Cerca soluzioni. Azioni. E, soprattutto, responsabilità. Un concetto che pare ormai del tutto assente nel lessico di chi dovrebbe amministrare. Perché a Ciriè sembra che tutto sia sempre responsabilità di qualcun altro, e mai di chi occupa ruoli pubblici. «Questo è un appello, l’ennesimo, a chi ha il potere e il dovere di intervenire. Perché questa situazione non è solo vergognosa. È pericolosa. E mette a rischio vite umane» scrive ancora Beneventi. E poi chiude con fermezza: «E no, non mi stancherò di insistere. Sono determinato ad andare fino in fondo, finché la situazione non cambierà davvero…».
Parole che non arrivano all’improvviso. Sono l’ultima tappa di un percorso di denunce puntuali, dettagliate, tutte rimaste senza risposta. Già settimane fa, in una lettera inviata anche a RFI, Trenitalia, al Comune e ad altre testate locali, Beneventi aveva descritto nel dettaglio le conseguenze di questo paradosso urbano: traffico congestionato, inquinamento, perdite di tempo, frustrazione generalizzata. Ma soprattutto una città che si illude di essere moderna, efficiente, sostenibile, mentre in pieno centro urbano le barriere ferroviarie trasformano ogni spostamento in una roulette.
Un paradosso su cui aveva già scritto: «Mi è capitato più volte di trovarmi bloccato a pochi metri dalla stazione, mentre il treno era già passato da diversi minuti. Il traffico si accumula inutilmente, con conseguente inquinamento, perdita di tempo e frustrazione».
E ancora: «Capisco perfettamente che la gestione dei passaggi a livello non sia diretta responsabilità del Comune. Ma è vostro dovere istituzionale farvi portavoce presso RFI e Trenitalia per pretendere una soluzione immediata. Non domani. Non fra tre protocolli d’intesa e cinque tavoli tecnici. Ma ora. Perché la vita reale non aspetta».
Poi l’amara riflessione finale, che suona come una sconfitta personale, ma che in realtà è una sconfitta collettiva: «È paradossale arrivare a sperare che la linea ferroviaria venga sospesa per lavori, solo per poter tornare a una mobilità accettabile».
Questa, dunque, è la situazione. A Ciriè, un servizio nato per collegare, divide. Una linea ferroviaria che dovrebbe facilitare la mobilità urbana si trasforma ogni giorno in un ostacolo, in una barriera, in un pericolo. E se chi governa non ha il coraggio di ascoltare nemmeno i cittadini più pazienti, allora è legittimo domandarsi a cosa servano quelle poltrone.
«La cittadinanza non può continuare a vivere con questa ansia ogni giorno» ha scritto ancora Beneventi. E ha perfettamente ragione. Perché qui non si parla più di inefficienze. Si parla di dignità. Di diritti. E, forse, anche di vite.
Andrea Beneventi
Edicola digitale
I più letti
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.