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29 Maggio 2025 - 16:08
Oggi le comiche.... Il cane può entrare al cimitero? Un regolamento dice sì e l'altro dice no...
È bastato un foglio A4 appeso a una sbarra per scatenare l’effetto valanga. Con quella scritta dal tono secco e vagamente paternalista – “Io non posso entrare”, firmata da un cane stilizzato e barrato – si è aperto un fronte che, a Ivrea, va ben oltre i vialetti del cimitero. Perché dietro quel cartello, dietro quella frase apparentemente neutra, si nasconde un mondo. Un mondo fatto di affetto, di abitudini quotidiane, di solitudini condivise. Di legami profondi tra persone e animali, che non si spezzano nemmeno davanti alla morte.
Neanche a dirlo, la nostra denuncia ha fatto da detonatore. In redazione sono arrivate decine di telefonate, mail, messaggi. Tutti con lo stesso tono: indignazione, incredulità, amarezza. “Parla il cane. Ma è come se parlasse chi lo ama”, scrivevamo. E oggi, a parlare, sono le Istituzioni.
A muoversi per prima è stata, com'era logico che fosse, l'assessora Gabriella Colosso, con delega al benessere animale.
“Quando ho letto il vostro articolo questa mattina, ho subito chiesto agli uffici di approfondire - ci dice - Solo lo scorso anno abbiamo approvato in consiglio comunale un regolamento sul benessere degli animali che dice il contrario ed essendo l’ultimo in ordine di tempo, dovrebbe essere prevalente”.
Una dichiarazione chiara, inequivocabile. In sintesi: quel cartello, posizionato dagli addetti della Berlor General Contractor che ha in gestione i servizi cimiteriali è irregolare. Non c’è nessuna ordinanza, nessuna circolare a sostenerlo. E la regola più recente è quella che consente ai cani di entrare nei cimiteri, al guinzaglio, sotto la responsabilità del padrone.
L’assessora aggiunge però anche una riflessione tutt’altro che burocratica.
“Se devo dire la mia la dico. In città esistono troppi sporcaccioni. Al mattino le guardie ambientali segnalano cacche un po’ ovunque. Il problema esiste, ed è un problema di inciviltà”.
E qui si tocca un nervo scoperto. Il problema non sono i cani, ma alcuni padroni incivili. Vero! Scontato! Ma perché punire l’intera cittadinanza educata e rispettosa, invece di sanzionare chi sbaglia?
A prendere sul serio la questione anche il consigliere comunale Massimiliano De Stefano.
“Dopo aver letto la notizia sono andato sul posto a verificare di persona. Credo che l’assessora debba impegnarsi a modificare subito il regolamento di polizia mortuaria, allineandolo alle decisioni che avevamo preso in consiglio approvando il regolamento sul benessere degli animali. Sto già preparando una mozione”.
Già, perché il cuore del problema è lì: due regolamenti comunali in aperto contrasto tra loro. Da una parte il “benessere animale” approvato nel 2024 che, all’articolo 22, apre le porte del cimitero ai cani, purché tenuti al guinzaglio, con tutte le regole del caso.
Dall’altra, il regolamento di polizia mortuaria, che all’articolo 126 recita testualmente: “È vietato l’ingresso alle persone accompagnate da cani o altri animali”.
Frase che, a leggerla con spirito critico (o ironico), suona grottesca: il cane può entrare, l’umano no.
Tradotto: liberate il guinzaglio e lasciate che Fido faccia visita alla nonna da solo. Voi aspettate fuori. Nero su bianco in un atto ufficiale del Comune di Ivrea.
Serve davvero così poco a far inciampare la ragionevolezza nel ridicolo?
A quanto pare, sì. E se il cartello è il frutto di una lettura frettolosa o eccessivamente zelante del regolamento di polizia mortuaria, ciò non toglie che l’effetto sulle persone sia reale. Chi vive in simbiosi con il proprio cane, chi ha scelto di affrontare la perdita con quel muso accanto, chi non ha nessuno che possa “tenerlo” a casa, fino a ieri si trovava davanti a un bivio: entrare al cimitero o restare fuori con il cane?
Oppure – ed è un pensiero che fa male solo a scriverlo – lasciarlo in macchina, sotto il sole, come fosse un oggetto.
Perché la norma non fa distinzioni. Non prevede eccezioni. Non distingue tra chi rispetta e chi sporca. Non sa vedere l’umanità nei dettagli.
E allora è giusto che oggi, dopo tante proteste, arrivi una presa di coscienza. Una promessa. Un impegno. L’assessora Colosso ha riconosciuto il problema. Il consigliere De Stefano si muove per sanarlo. Ma ora servono i fatti. Serve che qualcuno tolga quel cartello. Serve che il regolamento mortuario venga aggiornato, reso coerente, riscritto con sensibilità.
Serve che il Comune dica, con una voce chiara e ferma: “Sì, il cane può entrare. Se rispettate le regole, non siete ospiti sgraditi”.
Perché, come già detto, la civiltà si misura anche da come trattiamo i vivi nei luoghi dei morti. E chi considera il proprio cane un figlio, un fratello, un compagno di vita, non deve essere costretto a scegliere tra l’affetto e il ricordo, tra il lutto e la legge.
Nel silenzio del cimitero, ora c’è un’altra voce. Più forte del cartello, più viva di mille ordinanze. È la voce della città che chiede rispetto. Per sé, per gli altri, per i suoi animali.
E chissà, forse domani il cartello cambierà. Una cosa del tipo “Io posso entrare, ma il mio padrone se faccio i bisognini deve pulire”.
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