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08 Maggio 2025 - 10:50
Chivasso, studenti e pendolari sotto la pioggia: le pensiline promesse non arrivano mai
Sono lì. Le fermate degli autobus di via Po e via Orti, realizzate da oltre un anno, ma ancora prive di pensiline e panchine. Un vuoto tanto fisico quanto simbolico, che racconta una città dove le promesse dell’amministrazione comunale finiscono per sciogliersi alla prima pioggia...
Come è accaduto mercoledì 7 maggio, ieri, quando gli studenti delle superiori, di ritorno da scuola, sono stati immortalati sotto l’acqua in attesa del bus. Senza riparo. E senza risposte.
L’immagine ha fatto il giro dei social e, assieme ad essa, è esplosa la rabbia. Commenti duri, amari, sarcastici, contro il sindaco Claudio Castello e la sua giunta. Cittadini stanchi, esausti, indignati da una situazione che si trascina da mesi e che, nonostante gli annunci ufficiali, non ha ancora trovato soluzione.
Un'immagine eloquente dell'attesa di ieri sotto la pioggia
Già, perché lo scorso aprile il Comune di Chivasso aveva diramato un comunicato stampa preciso (CLICCA QUI PER LEGGERE IL COMUNICATO): l’installazione delle pensiline sarebbe avvenuta tra il 17 e il 22 aprile, in concomitanza con le vacanze pasquali, proprio per limitare i disagi agli studenti. Eppure, a oggi – 8 maggio – le fermate sono ancora lì, nude e desolate. Un paradosso tutto chivassese: si realizzano le fermate, ma ci si dimentica di attrezzarle.
Nemmeno il meteo regge come scusa. È vero, il 17 aprile c’è stata l’alluvione… ma non a Chivasso. I disagi si sono concentrati in altri comuni del chivassese, non nella città in cui – teoricamente – dovevano partire i lavori. E mentre in periferia si conta il fango, qui si contano le settimane di ritardo. E ad esacerbare ulteriormente la pazienza dei cittadini, c'è il fatto che i lavori per le zone blu in viale Vittorio Veneto sono partiti e sono finiti, quelli per le pensiline alle fermate degli autobus, invece...
Come se non bastasse, le linee coinvolte non sono un piccolo servizio locale: si parla delle linee urbane Azzurra e Blu, ma anche delle linee GTT, il trasporto pubblico principale su cui si spostano ogni giorno studenti, lavoratori, anziani, cittadini senza auto. Aumentano i biglietti, aumentano gli abbonamenti, ma non aumentano certo le condizioni di attesa dignitose.
Nel frattempo, l’unico segnale arrivato è quello via social, dove l’assessore Fabrizio Debernardi attivissimo su facebook come nemmeno una società di marketing o un social media manager - lo pagano? - ha scritto che “le pensiline sono arrivate” e che “a breve saranno installate”. Una frase che, a questo punto, suona più come un mantra che come una rassicurazione. Perché tutto è sempre “a breve”, ma mai adesso.
E intanto, alla fermata, si continua a resistere. Qualcuno ha lasciato sedie in plastica sul marciapiede. Altri arrivano con lo sgabello pieghevole nello zaino. Scene che non fanno sorridere, ma riflettere: com’è possibile che in una città che si dice moderna ed efficiente, si costringano gli utenti del trasporto pubblico ad arrangiarsi come in un dopoguerra?
Forse davvero a Chivasso la mobilità sostenibile è solo uno slogan. Una frase da inserire nei programmi elettorali o nei post sui social. Perché nei fatti, nei marciapiedi e nelle attese, resta solo l’ennesimo disservizio. Invisibile agli occhi di chi amministra. Ma fin troppo visibile per chi, ogni giorno, ci deve fare i conti.
E chissà che un giorno, magari tra qualche settimana – o mese – le pensiline verranno davvero installate. Nel frattempo, ai cittadini non resta che continuare ad aspettare. L’autobus. E soprattutto, un po’ di rispetto.
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