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27 Maggio 2025 - 21:34
Pierre Blasott e Matteo Chiantore
Era il 28 maggio 2008 quando la COGEIS di Bertino presentava per la prima volta la richiesta per aprire una cava in località San Bernardo, a due passi dalle case, ai margini di un quartiere vivo e soprattutto abitato. Sono passati 17 anni. Diciassette anni di attese, silenzi, paure, promesse non mantenute e progetti calati dall’alto, con la complicità di chi governava la città.
Quella ferita, rimasta aperta troppo a lungo, si è finalmente chiusa lunedì sera, quando il Consiglio comunale di Ivrea ha pronunciato, senza esitazioni, un no netto, rotondo, unanime tra i presenti. Un “no grande come una cava”, per usare le parole del consigliere Andrea Cantoni, accolte da un lungo applauso.
Un no che segna una retromarcia senza se e senza ma del sindaco Matteo Chiantore e della giunta comunale. Lui che fino a pochi giorni fa, insieme agli assessori Massimo Fresc e Francesco Comotto, appariva incerto, avvolto in un’ambiguità fatta di mezze frasi, incapace di prendere posizione. Trincerato dietro dichiarazioni vaghe, come quella sulla “scelta calata dall’alto”, per sottolineare come la decisione spettasse a Città Metropolitana, cercando così di evitare una presa di responsabilità politica chiara. Oggi, finalmente, quella posizione c’è. Esplicita. Irrinunciabile.
A rompere il ghiaccio è stato Giorgio Venturelli, portavoce del Comitato No Cava, con un intervento lucido e appassionato.
“Siamo qui oggi - ha detto -per una vicenda che affonda le sue radici nel passato ed ha una sua precisa data di inizio: il 28 maggio 2008, quando la ditta COGEIS presentò l’istanza di autorizzazione al SUAP di Ivrea. Tra due giorni saranno passati esattamente 17 lunghi anni, un periodo in cui gli abitanti di San Bernardo hanno convissuto con lo spauracchio di una cava che, seppur mai nata, è ancora lì, pronta a farlo e a scaricare sul quartiere i suoi nefasti effetti. Un’opera nata male fin dall’inizio, visto che i cittadini di San Bernardo ne hanno appreso l’esistenza solo dopo molto tempo, quando il cuore dell’istruttoria tecnica, condotta all’epoca dalla Provincia di Torino, si era già conclusa positivamente. Allora, come oggi, si costituì un comitato. Un comitato spontaneo, magari diverso da quello attuale, ma animato dalle stesse motivazioni. Il NO ad una cava su terreni agricoli a pochi metri dalle abitazioni; il NO ad una cava che avrebbe creato traffico, polveri, inquinamento acustico; un’opera giudicata eccessivamente impattante per l’intera comunità locale. Purtroppo, la raccolta di 2600 firme e un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica non sono bastati a fermare un progetto che, dopo sei lunghi anni di istruttoria, è stato autorizzato dal SUAP nel dicembre 2014...”
Una cava che, dopo aver generato tensioni e malumori tra cittadini e amministrazione, non è mai stata realizzata. Forse giudicata non strategica dalla stessa azienda, che in 10 anni non ha mai scavato un solo grammo di sabbia né realizzato le opere accessorie, come il semaforo o l’ampliamento della strada di accesso lungo via delle Fornaci.
Ed è forse proprio questo l’aspetto più assurdo di tutta la vicenda. Una cava mai nata, in un quartiere che nel frattempo è cambiato, è cresciuto, si è evoluto.
“Ma tutto ciò – ha osservato ancora Venturelli – non è bastato a scongiurare una nuova richiesta di rinnovo per altri 10 anni. Una cava usata come un bancomat per soddisfare, oggi, una presunta esigenza di inerti per costruire il nuovo ospedale di Ivrea. Anche in questa occasione, i cittadini di San Bernardo sono stati lasciati all’oscuro di tutto per oltre due mesi e solo per caso hanno scoperto la richiesta presentata agli uffici di Città Metropolitana. Alla faccia della trasparenza e della partecipazione dei cittadini tanto sbandierata nei programmi elettorali...”
Di certo c'è che chi pensava che la gente di San Bernardo si sarebbe rassegnata, ha fatto male i conti.
“I cittadini non si sono persi d’animo: si sono mobilitati nuovamente, spontaneamente, e hanno rappresentato agli enti competenti – con più petizioni – tutte le problematiche, le incongruenze e gli impatti di una cava che, se era assurda dieci anni fa, oggi lo è ancora di più. Parliamo di un impianto che, per poter essere coltivato, necessiterebbe di dune antirumore alte fino a 7 metri lungo oltre metà del suo perimetro. Servirebbe l’ampliamento di via delle Fornaci su terreni non nella disponibilità del richiedente. Servirebbe un semaforo su via Torino. Si genererebbero fino a 80 transiti di mezzi pesanti al giorno, su una viabilità già congestionata, la stessa che sarà utilizzata quando sorgerà il nuovo casello autostradale...”
Dopo Venturelli è intervenuto il sindaco Chiantore. Prima ha letto quello che ha scritto alla Città Metropolitana, poi la risposta di quest'ultima.
“Gli elementi forniti con quella lettera sono stati oggetto di discussione - dice - Sono state chieste ulteriori informazioni a COGEIS. Quando arriveranno, Città Metropolitana si è detta disponibile a fissare un incontro anche con il Comitato No Cava.”
Dal fronte politico, le prese di posizione sono state nette.
Francesco Giglio, del Partito Democratico, si è schierato senza tentennamenti.
“A volte le grandi opere pubbliche richiedono sacrifici - si è esposto - Ma qui non c’è alcun interesse pubblico: solo il tornaconto economico di un’azienda privata. Non c’è alcun motivo per distruggere un quartiere densamente abitato.”
Sullo stesso solco, Barbara Manucci, capogruppo PD: “Il verbo ‘coltivare’ viene usato per indicare l’attività della cava. Ma per noi ‘coltivare’ è legato ai frutti della terra, non alla devastazione del territorio.”
Andrea Gaudino, di Laboratorio Civico, ha parlato di coerenza amministrativa.
“La cava contraddice ogni principio di sostenibilità - ha stigmatizzato - Parliamo di barriere alte, polveri, traffico pesante. È incompatibile con il quartiere. Abbiamo ritirato la nostra mozione e votato un testo condiviso.”
Tra le fila della minoranza, assenti Tony Cuomo, Massimiliano De Stefano e Paolo Noascone, la consigliera Elisabetta Piccoli ha ringraziato il comitato: “Siete nella sede giusta. E ci avete messo anche il cuore. Abbiamo scelto di non presentare una nostra mozione perché era giusto che foste voi a portarla. Questo è un tema apartitico. Se Città Metropolitana ci vede uniti, vinceremo.”
Poi, l’intervento più vibrante di Andrea Cantoni, che ha ricostruito le responsabilità, senza sconti.
“Questa sera non avremmo dovuto esserci. Se siamo qui, è perché nel 2008 è stato commesso un errore madornale. Quella concessione non aveva senso allora. Oggi è una follia. Sono felice che il PD, dopo 17 anni, abbia cambiato idea.”
E' seguito l’affondo finale: “Quando ci candidiamo, mettiamo la faccia per la collettività. Non possiamo più nasconderci dietro ai cavilli. Questa è politica. Alta. Serve partecipazione vera.”
Da qui, la scelta di ritirare la propria mozione per sostenere quella del comitato e la maggioranza ha fatto altrettanto.
Un unico emendamento. Una clausola semplice ma potente, è stata aggiunta al testo.
“In tutte le fasi sarà onere dell'Amministrazione comunale coinvolgere e informare i residenti di San Bernardo.”
Un principio. Un impegno. Un vincolo morale
Il sindaco Chiantore ha risposto raccogliendo l’appello con convinzione: “Non tutte le opere sono strategiche. È un’osservazione che porteremo avanti. Serve dialogo preventivo.”
A chiudere è stato Pierre Blasotta, anche lui del comitato.
“Noi cittadini abbiamo altro da fare - ha più o meno sottolineato - Ma se non avessimo fatto rumore, come sarebbe finita? Gli uffici municipali devono avvisare i cittadini prima, non dopo. Non è il nostro mestiere, ma ci siamo dovuti organizzare per difenderci.”
Tant'è! L’aula ha approvato. L’ordine del giorno dei cittadini è diventato ordine del giorno del Consiglio.
Ivrea ha detto no. Ha detto basta.
E lo ha fatto al fianco di un quartiere che non si è piegato, non ha dimenticato, ha combattuto per 17 lunghi anni.
Perché a San Bernardo non si coltiva una cava.
Si coltiva partecipazione.
Si coltiva giustizia.
Si coltiva comunità.
Signor Presidente, Consigliere e Consiglieri,
desideriamo innanzitutto ringraziarvi per l’opportunità concessa e vogliamo approfittare di questa occasione per ribadire una volta di più, in questa seduta pubblica, la nostra opposizione nei confronti della realizzazione di una cava nel cuore di San Bernardo.
Siamo qui oggi per una vicenda che affonda le sue radici nel passato ed ha una sua precisa data di inizio, il 28 maggio del 2008 data in cui la ditta COGEIS presentò l’istanza di autorizzazione al SUAP di Ivrea. Tra 2 giorni saranno passati esattamente 17 lunghi anni, un periodo in cui gli abitanti di San Bernardo hanno convissuto con lo spauracchio di una cava che seppur non sia mai nata, è ancora lì, pronta a farlo ed far ricadere sul quartiere i suoi nefasti effetti.
Un’opera nata male fin dall’inizio visto che i Cittadini di San Bernardo ne hanno appreso l’esistenza solo dopo molto tempo, quando il cuore dell’istruttoria tecnica svolta presso l’allora Provincia di Torino si era già conclusa favorevolmente.
Allora, come oggi, si costituì un comitato.
Un comitato spontaneo, magari diverso da quello di oggi, ma sicuramente accomunato dalle stesse motivazioni. Il NO ad una cava che sarebbe nata su terreni agricoli a pochi metri dalle abitazioni, il NO ad una cava che avrebbe creato traffico, polveri ed inquinamento acustico e giudicata eccessivamente impattante per tutta la comunità locale.
Purtroppo la raccolta di 2600 firme e un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica non sono serviti a bloccare un’opera che dopo 6 lunghi anni di istruttoria è stata autorizzata dal SUAP nel dicembre del 2014.
Una cava che dopo aver generato tensioni e malumori tra cittadini ed amministrazione è stata forse giudicata non strategica per la ditta, che in 10 anni non ha mai scavato un solo grammo di sabbia in loco come non ha mai realizzato le opere accessorie richieste per poter attivare la cava come il semaforo e l’ampliamento della strada di accesso lungo Via delle Fornaci.
Ed è forse questo l’aspetto più anomalo dell’intera vicenda. Una cava mai nata in un quartiere che nel frattempo non si è fermato, è cambiato, si è modificato, è semplicemente…..cresciuto.
Ma tutto ciò non è bastato per scongiurare una richiesta di rinnovo per altri 10 anni di una cava usata come un bancomat solo per soddisfare, oggi, una presunta richiesta di inerti per costruire il nuovo ospedale di Ivrea
E anche in occasione dell’istanza di rinnovo, i cittadini di San Bernardo sono stati lasciati da parte, all’oscuro di tutto per oltre 2 mesi e solo per caso hanno saputo della richiesta presentata agli uffici della Città Metropolitana, alla faccia della trasparenza e della partecipazione dei cittadini tanto invocata nei programmi elettorali.
Ma i cittadini non si sono persi d’animo e si sono mobilitati nuovamente e spontaneamente ed hanno rappresentato agli enti competenti attraverso più petizioni, tutte le problematiche, le incongruenze, gli impatti di una cava che, se già era assurda 10 anni fa, lo è ancora di più oggi.
L’opposizione alla cava che oggi il comitato sta manifestando non è una presa di posizione ingiustificata rispetto ad una legittima richiesta di sfruttamento di risorse naturali, non è una scelta dettata da paure irrazionali, ma è una contrarietà che si basa su valutazioni oggettive, su problematiche che sono state esaminate ed illustrate e dimostrano, oggi, che questa specifica cava, comporterebbe un significativo peggioramento sulla qualità della vita dei cittadini di San Bernando.
Stiamo parlando di una cava che per poter essere coltivata, necessiterebbe per oltre metà del suo perimetro di dune antirumore alte fino a 7 metri, che richiederebbe l’ampliamento di Via delle Fornaci su terreni che non sono neanche nella disponibilità del richiedente, di un semaforo su Via Torino, che genererebbe un transito di mezzi di cava stimati fino ad 80 transiti al giorno su una viabilità già problematica sull’asse di Via Torino, la stessa che utilizzeranno in molti quando sorgerà il casello autostradale IVREA SUD.
Ed è per queste preoccupazioni che i cittadini si sono mobilitati, ed hanno pertanto chiesto ed ottenuto un incontro con l'amministrazione comunale.
In tale occasione, il signor sindaco ha tentato di derubricare la vicenda della cava ad un automatismo procedurale, ad una questione meramente tecnico-amministrativa, nelle sole mani della città metropolitana, insomma un iter già segnato al quale, all’amministrazione comunale, era assegnato il ruolo di spettatore,….di semplice uditore.
Ma ancora una volta la ferma volontà dei cittadini e la loro determinatezza, manifestata anche in occasione di quell’incontro pubblico, deve aver probabilmente scosso qualche coscienza all’interno della politica locale tutta e ci piace pensare che sia nata una nuova consapevolezza rispetto al ruolo che il comune può avere in questa vicenda e di quanto la politica possa effettivamente incidere sulle scelte che perseguono il bene comune.
E’ con questa convinzione che abbiamo letto la lettera del sindaco inviata pochi giorni dopo l’incontro pubblico, nella quale, per la prima volta, si chiedeva alla Città Metropolitana di rivalutare l’istanza di rinnovo anche alla luce delle osservazioni trasmesse dal nostro comitato.
Bene, questa sera siamo qui con voi per ribadire chiaramente che la vicenda della cava di San Bernardo ha una rilevanza innanzitutto politica, intesa come ricerca e salvaguardia del bene comune, della tutela dell'ambiente e del territorio e di ascolto delle esigenze fondamentali dei cittadini.
Certo, la politica ha anche il compito di supportare l'iniziativa imprenditoriale, ma deve saper dire dei no quando questa risulta palesemente devastante per la tutela del territorio e del benessere dei propri cittadini.
Non può essere accondiscendente con quelle realtà economiche che stentano a comprendere che le aziende moderne sanno coniugare la ricerca del profitto con la responsabilità sociale, soprattutto nella terra di Adriano Olivetti.
Per questo ci auguriamo che la politica, questa sera, voglia riprendere finalmente la propria iniziativa e voglia riappropriarsi delle proprie prerogative, unendosi alla nostra causa, con una scelta che non sia solo di facciata.
Ci attendono ancora battaglie nelle prossime settimane, in particolar modo a livello di città metropolitana e siamo certi che l'amministrazione e la politica cittadina sapranno fare sentire il proprio peso in tale sede e resteranno al nostro fianco fino alla conclusione, che speriamo per noi positiva, di questa lunga vicenda.
Vi esortiamo dunque, a guardare oltre gli schieramenti politici, alle logiche partitiche, e ad esprimervi uniti favorevolmente alla nostra mozione, con una sola voce. Rappresentanti dei cittadini al fianco dei cittadini. Siamo certi che saprete dimostrare che la politica sa perseguire il bene comune e ascoltare la propria gente. Siamo una piccola, grande comunità che sa guardarsi negli occhi e sa compiere assieme le scelte giuste.
Vi ringraziamo dell’opportunità dataci questa sera e vi auguriamo buon lavoro.
LA VOCE DEL CANAVESE
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