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26 Maggio 2025 - 20:34
Il Consiglio comunale di Ivrea, pochi minuti fa, ha scelto di ascoltare i cittadini. E questa volta, lo ha fatto sul serio. Niente proclami a favore della partecipazione, nessuna mediazione verbale, ma una decisione concreta, netta, unanime tra i presenti. Un messaggio forte e chiaro: la cava di San Bernardo non s’ha da fare.
L'aula ha approvato – con un consenso compatto, 13 voti su 13 – l’ordine del giorno redatto e presentato dal Comitato No Cava San Bernardo che da mesi si batte contro il rinnovo dell’autorizzazione decennale richiesta da COGEIS Spa alla Città Metropolitana di Torino.
La discussione ha preso una direzione inequivocabile fin da subito. La maggioranza ha ritirato la propria mozione, così come ha fatto il gruppo di Fratelli d’Italia. Entrambi hanno scelto di fare un passo indietro, riconoscendo l’autenticità e la forza politica e civile della proposta elaborata dai cittadini. Un fatto politico non banale. Anzi, raro.
A sancire il momento è stato il consigliere comunale Andrea Cantoni, che ha sintetizzato con efficacia l’atmosfera dell’aula e il sentimento del quartiere: “È un no grande come una cava”. Una frase che riassume non solo l’opposizione all’ennesima opera impattante, ma anche la misura dell’indignazione e della determinazione collettiva.
L’ordine del giorno approvato ricostruisce con precisione una vicenda che, per molti residenti, ha il sapore dell’imposizione. La richiesta di rinnovo dell’autorizzazione – pur formalmente legittima – è arrivata dieci anni dopo il primo rilascio, senza che in questo lungo lasso di tempo l’attività estrattiva sia mai partita, né che le opere complementari (come l’allargamento di Via delle Fornaci o l’installazione del semaforo) siano mai state realizzate.
Non solo. La cittadinanza di San Bernardo non è mai stata consultata. Lo ha scoperto tutto pochi giorni prima della conferenza dei servizi decisoria, fissata per il 5 marzo 2025. Un metodo che stride con ogni principio di trasparenza e condivisione.
Nel frattempo, però, San Bernardo è cambiata. Negli ultimi dieci anni, l’area si è trasformata: nuove case, nuovi insediamenti, nuove esigenze. La presenza di una cava, oggi, sarebbe un corpo estraneo, fonte di inquinamento da polveri sottili, emissioni acustiche, barriere di terra alte cinque metri accanto alle abitazioni, e soprattutto di un massiccio incremento del traffico pesante, con effetti devastanti sulla sicurezza stradale.
Il comitato ha raccolto 221 firme in una petizione presentata al Comune e agli enti competenti. Ha prodotto documentazione, ricostruzioni tecniche, dati, fotografie. E ha evidenziato un punto cruciale: la nuova variante urbanistica PRGC 2030 – approvata dal Consiglio comunale a giugno 2024 – considera l’area della cava acusticamente compatibile solo peggiorando la zonizzazione vigente. In pratica, si dovrebbe creare un “accostamento critico” tra zona industriale e residenziale, con un salto di due classi acustiche. Una forzatura normativa, visto che la legge regionale 52/2000 vieta esplicitamente simili accostamenti.
Non solo l’ambiente, dunque, ma anche la legge, la pianificazione e le priorità di spesa sono contro questa cava. Per attuare il nuovo piano acustico, infatti, servirebbero fondi pubblici, sottratti ad altre voci, per adattare un quartiere che vorrebbe solo vivere tranquillo, non convivere con camion, escavatori e cantieri per i prossimi decenni.
E c’è un ulteriore nodo. COGEIS non ha ancora acquisito la disponibilità dei terreni privati necessari per le opere connesse alla cava, come la strada di collegamento o i canali di scolo. In altre parole, si chiede di rinnovare un’autorizzazione senza nemmeno sapere se sarà possibile realizzare le infrastrutture minime.
A rafforzare la volontà del Consiglio, è stato approvato un piccolo ma significativo emendamento, che impegna formalmente l’Amministrazione a garantire informazione e coinvolgimento costante dei residenti di San Bernardo in tutte le fasi del procedimento. Un impegno alla trasparenza, che prova a colmare le lacune di un percorso fin qui vissuto dai cittadini come calato dall’alto.
Ora la palla passa al sindaco e alla giunta, cui il Consiglio ha chiesto di farsi portavoce della volontà espressa in aula in tutte le sedi istituzionali.
È una pagina importante per la democrazia eporediese. Un esempio di come la politica, quando rinuncia ai personalismi e ascolta le voci dei territori, possa ritrovare senso e credibilità. Per il comitato, per il quartiere San Bernardo, per Ivrea tutta, è una vittoria della partecipazione.
Ora resta da capire se gli altri livelli decisionali ascolteranno il messaggio. Perché da Ivrea, stavolta, è partito un “no” che fa rumore. E che – per dirla con le parole di Andrea Cantoni – pesa, eccome se pesa: “un no grande come una cava”.
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