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27 Maggio 2025 - 01:37
Elisabetta Piccoli, Luca Spitale
Si sarebbe dovuto parlare dell’avviso pubblico per la gestione dei campi da tennis di via Cascinette, oggi ridotti a un covo per topi. E invece… si è scatenato l’Armageddon istituzionale. Voli pindarici, accuse degne di una spy story, urla, interruzioni e persino scene da western metropolitano. Chiamatela "politica", se ci riuscite. È successo poche ore fa in Consiglio comunale. All’ordine del giorno, una mozione di Elisabetta Piccoli.
A gettare benzina sul fuoco ci ha pensato il sindaco Matteo Chiantore, che invece di commentare la mozione ufficiale, ha deciso di interpretare una versione precedente, piena di appunti, scarabocchi e forse anche qualche lista della spesa.
"Ci sono delle note alla mozione che vorrei capire", ha detto Chiantore, rivolgendosi alla consigliera con tono sarcastico, "12 euro l’ora, comprare palloni, non c’è perizia comunale, rubati i fari, i campi non sono omologati, ci vogliono almeno 400 mila euro... Non voglio pensare che ci si faccia scrivere le mozioni dai maestri di tennis…"
Un’accusa precisa, velenosa, perfetta per infiammare la sala. E infatti, da qui in avanti, è stato l’inferno.
Elisabetta Piccoli ha cercato di intervenire più volte: "Questo è offensivo, è un attacco alla persona!", ha cominciato a dire, tentando di replicare a microfoni spenti. Ma non l’avesse mai fatto. Il presidente del Consiglio, Luca Spitale, ha perso il controllo e si è trasformato in Hulk. Ha cominciato a urlare e sbraitare. Non era la prima volta che succedeva e — ci sa tanto — non sarà neanche l’ultima.
"Vuole venire al posto mio? Lei non può parlare in questo momento! Devo chiamare il vigile! Ho detto silenzio! Ho detto silenzio! Ho detto silenzio... Ho detto silenzioooooooooooooooooooo!!!"
Insomma, gli è partito l’embolo. Seduta sospesa in un crescendo rossiniano di urla e smarrimento, con Spitale che si è avvicinato a Piccoli con l’eleganza di un buttafuori da discoteca o di un maranza, tanto da indurre l’assessore Fabrizio Dulla ad afferrarlo per un braccio. Tutt’intorno, tutti a dirgli di non esagerare, di stare calmo.
Alla ripresa dei lavori, lo sfogo legittimo di Piccoli, visibilmente scossa.
"È inaccettabile che lei, signor Sindaco", ha preso la parola, "vada ad affermare davanti a questa sala e al pubblico che ci ascolta da casa un’accusa gravissima, che sfiora la diffamazione. Io non sono un maestro di tennis, non pratico attività sportiva, ho semplicemente chiesto a quattro professionisti alcune informazioni e ho preso appunti. Avevo detto al segretario che quella era una versione errata della mozione, contenente mie annotazioni, e che gliene avevo inviata un’altra. Avevo chiesto di non protocollarla. La mia mozione era un’altra. Quello che è stato fatto è di una bassezza incredibile."
A darle manforte, Andrea Cantoni, pronto a sventolare la bandiera dell’opposizione con flemma british: "Voto convintamente la mozione, solo per come è stata trattata la consigliera. Sindaco, pessimo gusto. E presidente, alle donne si può togliere la parola — ma con educazione. Non si urla, dai…"
E Spitale? Non molla, raddoppia.
"Ho provato in tutti i modi a toglierle la parola", si è difeso, "respingo l’accusa. Avrei tenuto lo stesso atteggiamento al di là del genere…"
Nel primo intervento, Elisabetta Piccoli si era concentrata sull’avviso per la manifestazione di interesse, sostenendo che c’erano degli errori: da una parte si parlava di assegnazione per 10 anni, da un’altra per 20; un investimento da parte del Comune di soli 50 mila euro era troppo esiguo; il primo avviso era andato deserto anche per questi motivi.
"Le associazioni sportive non sono società per azioni", si è lamentata Piccoli, "Sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Ma voi lo sapete quanto costa riparare questa club house? Vogliamo un rattoppo di un campo fatto in fretta e furia, così possiamo dire che abbiamo riaperto il campetto. Scriviamo che il Pd si accontenta di un rattoppo. Se noi abbiamo a cuore la nostra città e vogliamo che diventi un centro di aggregazione, o si fa un project financing oppure, se si fa un bando, lo si fa in maniera diversa. Noi, per la pista di atletica di San Giovanni, avevamo messo sul piatto 650 mila euro…".
In foto Francesco Giglio
A difendere il lavoro della giunta ci ha pensato il consigliere Francesco Giglio del Pd.
"Sono un appassionato giocatore di tennis..." — è intervenuto nel dibattito — "sessant’anni fa ero un assiduo fruitore dei campi da tennis. Non è vero che il primo bando sia stato fallimentare. C’era stata una risposta che non era potuta essere ammessa per questioni fiscali. Il bando è stato rifatto proprio per permettere ad altre associazioni di rispondere con meno vincoli e obblighi. I campi da tennis c’erano e funzionavano, e sono stati chiusi perché, ad un certo punto, il gestore aveva trovato ostracismo da parte della precedente amministrazione, che lo ha spinto ad andarsene. Le ragioni non le conosco. Però devo dire che mi ha colpito, anche perché l’impresa dava lustro. Era una famiglia di appassionati tennisti, impegnati in molte iniziative sociali. I campi funzionavano ed erano molto frequentati. Sono stati mandati via. Perché si dice che 50 mila euro sono inadeguati? Perché dobbiamo spendere se possiamo permettere al Comune di risparmiare? Sono soldi pubblici. Il tennis può rendere, a differenza di una pista di atletica. Sull’adeguatezza o meno dei 50 mila euro lo vedremo. In realtà non sono solo 50 mila euro. Il Comune mette a disposizione i campi senza canone per un periodo fino a 20 anni, a seconda di quanti lavori vengono fatti. Prima il canone era 18 mila euro: in 20 anni fa 360 mila euro. Sono tanti soldi…"
D’accordo con Elisabetta Piccoli anche la consigliera Marzia Vinciguerra: "Avevo sollevato già io la questione. A mio avviso, 50 mila euro — seppure l’affitto non venga pagato — non sono sufficienti a supportare un investimento così importante oggi. Se nella mia precedente esposizione era una congettura, ahimè devo convenire con Piccoli che dello sport, al Comune, interessa poco. Bando pieno di lacune, su una struttura chiusa da un anno. Il campo faceva pena prima e adesso è inaccessibile…"
C’è che al sindaco Matteo Chiantore, invece, non va giù che si dica che non si stia occupando di sport. E cita il riassetto del Pistoni, la nuova vita del Brunoldi che giaceva abbandonato, l’omologazione dell’impianto di San Giovanni, il milione di euro per la piscina e la Sport Commission.
"Stiamo vagliando delle proposte per capire se possano essere condivisibili o no. Per il refuso, è già stato ripubblicato il bando. Questa mozione non la capisco, a maggior ragione. Oggi questi soldi sono stati valorizzati nel bando: da 5 a 20 anni. Non c’è uno studio di fattibilità…"
E poi, sui motivi della causa tra il Comune e il vecchio gestore: "Sono d’accordo con la precedente amministrazione: si doveva arrivare a un bando. Corretta l’AC. Ciò che è stato sbagliato è troncare il rapporto, non trovare il tempo per fare. Ci siamo trovati con una causa pendente, nell’indeterminatezza di chi avesse ragione. La ragione avrebbe voluto che si procedesse per 5 anni. Ci troviamo con l’erba che cresce e noi che ci ritroviamo a lavorare per renderlo immediatamente agibile…"
Anche Andrea Gaudino, come Chiantore, ha puntato sulla gestione passata e sulla revoca della concessione.
"Chiediamoci perché c’è il degrado - ha domandato - Quanto ci è costato, e quanto ci costa. Quando ho saputo che si era revocata la concessione, che sarebbe potuta continuare per almeno altri 5 anni… L’ente versava 18 mila euro l’anno. Ora ci lamentiamo di un campo vuoto. Quella scelta è stata scellerata e oggi stiamo correndo ai ripari. Si è scelto di investire 50 mila euro. Nessuno ha mai messo in discussione questa cifra. Ci è stato detto che non verrà chiesto un canone. Stiamo investendo tantissimo in questo campo…"
E infine, anche lui come Chiantore."Speriamo che la giustificazione della consigliera sia effettiva. Se quegli appunti non fossero suoi, ci troveremmo di fronte a un fatto grave…"
Piccoli, in chiusura: "Se vogliamo fare una commissione sul bando passato, sono disponibile…".
Un presidente del Consiglio comunale che urla non è un presidente. È solo uno che urla...
Succede a Ivrea con Luca Spitale. Ha pensato bene di trasformare il Consiglio in un palcoscenico. Non per un confronto, ma per una delle sue performance.
"Vuole venire al posto mio? Lei non può parlare! Chiamo il vigile! Ho detto silenzio!"
C’è qualcosa di grottesco in tutto questo. Il presidente del Consiglio comunale — quello che dovrebbe garantire il dibattito, tutelare tutti, calmare gli animi — che invece si trasforma nel più nervoso degli interlocutori. Il più sbraitante. Il meno lucido.
Non sappiamo se Spitale urli solo contro Piccoli e solo in consiglio. Ma in fondo poco importa. Il punto è che un presidente che perde il controllo non ha capito il ruolo che ricopre. O peggio: lo ha capito benissimo, e ne abusa. Glielo abbiamo già detto decine di volte e lo ribadiamo.
Perché urlare non è una dimostrazione di autorevolezza. È una dimostrazione di "ignoranza" politica. Serve a coprire l’incapacità di gestire un’aula, un confronto, una divergenza. Serve a zittire. A squalificare chi si ha di fronte. A segnare il territorio come certi cani nei cortili.
Un presidente del Consiglio che urla è un problema politico. Ma prima ancora, è un problema culturale.
Lo è perché legittima un’idea di potere fondata sul volume, sull’arroganza, sul “qui comando io”. Che non è presidenza. È prepotenza.
E non basta cavarsela dicendo “l’avrei fatto anche con un uomo”. Perché il punto non è se urli solo alle donne. Il punto è che urli. E non sei in una palestra. Sei alla guida di un’assemblea elettiva.
Sarebbe bastato ascoltare. Sarebbe bastato gestire. Sarebbe bastato, banalmente, comportarsi da adulto. E invece no. Ha preferito sbraitare. Davanti a tutti. Per mostrare che sì, chi comanda è lui. Salvo poi farsi accompagnare fuori dall’assessore, come si fa coi bambini che fanno i capricci al centro commerciale.
Ivrea non merita un presidente che sbrocca. Merita qualcuno che governa l’aula. Che tiene il punto. Che ascolta anche quando fa fatica.
Questo è chiedere troppo...
Commenti all'articolo
Sovietico Eporediese
27 Maggio 2025 - 11:45
La Destra che ha distrutto tutto ciò che ha lasciato Della Pepa ora si lamenta del degrado? Della Pepa aveva lasciato una bella città con pure il premio Unesco, ora si sta cercando di recuperare tale livello. La Destra che ha cacciato le associazioni e minacciato per 5 anni ora fa la vittima? Che forse non hanno ancora capito cosa è Ivrea.
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