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Piove nella scuola: bambini parcheggiati nel corridoio. E il Comune fa finta di niente

A tre mesi dal crollo del braccio della LIM causato dalle infiltrazioni, l’aula è ancora inagibile. I piccoli della Montessori di Brandizzo costretti a fare lezione in un corridoio bollente. I genitori: “Promesse, bugie e silenzi. La misura è colma”.

Scuola a pezzi, bambini parcheggiati nel corridoio. E il Comune fa finta di niente

bambini arrabbiati

“Se fosse successo mezz’ora dopo, avremmo potuto raccontare una tragedia”. Non usa mezzi termini Monica Gianotti, rappresentante dei genitori della sezione F della scuola dell’infanzia Maria Montessori di Brandizzo.

È il 22 maggio 2025, sono passati più di tre mesi, e nulla è cambiato: i bambini sono ancora costretti a fare lezione nel corridoio. Il motivo? Il braccio della LIM è crollato in aula, la mattina del 5 febbraio, a causa di infiltrazioni d’acqua provenienti dal tetto. Da quel giorno, l’aula è inagibile. Ma soprattutto, da quel giorno le promesse si sono moltiplicate, i sopralluoghi sono stati tanti, ma i risultati restano a zero.

“Quel giorno era mattina presto, le otto”, racconta Gianotti, “la classe era vuota. Solo mezz’ora dopo sarebbero arrivati i bambini. La LIM è crollata esattamente dove giocano ogni giorno. Non riesco nemmeno a immaginare cosa sarebbe potuto accadere”.

Ma non è la rabbia del momento a muoverla. È la frustrazione dell’attesa, la sensazione di essere stati presi in giro, la delusione per una politica che ascolta solo quando c’è una platea.

“Abbiamo chiesto, atteso, sollecitato. Ci è stato detto che avrebbero risolto tutto entro Pasqua. E noi, pazienti, abbiamo aspettato. Oggi siamo a fine maggio. I bambini sono ancora in corridoio, con il caldo, la luce diretta, il passaggio continuo. Non è scuola, è sopravvivenza”.

La sua lettera inviata all’Ufficio scolastico regionale del Piemonte è un atto d’accusa. Elenca le date delle richieste fatte al Comune: 6 febbraio, 18 febbraio, 24 febbraio, 27 marzo, 17 aprile, 29 aprile, 20 maggio. Una raffica di solleciti caduti nel vuoto. E ogni volta, risposte evasive, nessuna soluzione concreta.

“Abbiamo parlato anche con la sindaca Monica Durante”, prosegue Gianotti, “l’11 febbraio siamo andate con un’insegnante e altre mamme alla seduta pubblica del Consiglio comunale. Abbiamo parlato davanti a tutti. Ci hanno detto: ‘Entro Pasqua tutto sarà risolto’. Ma nulla si è mosso. È una presa in giro. Ci hanno mentito in faccia”.

Il danno, però, non è solo strutturale. È educativo, è umano, è psicologico. Trenta bambini di tre, quattro e cinque anni costretti a fare lezione in uno spazio di passaggio, senza pareti, senza protezioni solari, senza finestre vere. Solo un’area comune, condivisa col corridoio.

“Il disagio è enorme”, dice Gianotti. “I bambini non riescono a concentrarsi, sono esposti alla confusione e al caldo. E i genitori sono stanchi, arrabbiati, si sentono abbandonati. Ma cosa deve accadere perché qualcuno si muova?”

A peggiorare tutto c’è il paradosso tecnico. L’aula F non aveva mai avuto problemi. Le infiltrazioni si sono presentate dopo i lavori di manutenzione straordinaria al tetto, conclusi a settembre 2024, che avrebbero dovuto risolvere situazioni critiche in altre sezioni. “Hanno aggiustato le zone sbagliate, e creato nuovi danni dove non c’erano. Il nostro soffitto ora gocciola. Ci hanno messo una vaschetta per raccogliere l’acqua. Una vaschetta. In una scuola pubblica nel 2025”.

l'interno

l'interno

E poi c’è il punto più inquietante. L’impianto elettrico del bagno condiviso con la sezione G si trova proprio sopra una zona in cui le infiltrazioni sono evidenti.

“Lo abbiamo segnalato più volte”, racconta Gianotti. “Ma nulla. Non capiscono da dove entri l’acqua. O fanno finta di non capirlo”. I tecnici del Comune sono intervenuti, sì. Ma, come scrive Gianotti nella lettera: “Non hanno risolto nulla. Non hanno capito dove sia il problema”.

L’impressione è quella di una città che non ha né le competenze né la volontà di affrontare il problema, e che punta tutto sull’attesa, sullo sfinimento, sul tempo che passa. Ma i genitori non ci stanno più. “Abbiamo evitato gesti eclatanti per senso di responsabilità. Non volevamo strumentalizzare. Ma ora basta. Se nessuno interviene, andremo avanti, pubblicamente. Voglio che tutti sappiano cosa sta succedendo a Brandizzo”.

Ecco allora che la vicenda esce dalla dimensione locale per diventare un simbolo. Di una scuola pubblica lasciata sola, di una burocrazia che non sa più ascoltare, di un’infanzia trattata con indifferenza. A farne le spese, come sempre, i più piccoli.

Il Comune tace. La Sindaca Monica Durante tace. I tecnici, dopo mesi, non hanno trovato la fonte dell’infiltrazione. E i bambini intanto studiano in corridoio, come se fosse normale. Ma normale non è. E non deve diventarlo.

“Non vogliamo altro che un’aula sicura”, conclude Monica Gianotti. “Non chiediamo miracoli. Chiediamo rispetto. E oggi non ne abbiamo ricevuto nemmeno un grammo”.

I bambini nel corridoio e lo Stato altrove

C’è un’aula inagibile in una scuola dell’infanzia a Brandizzo. Ci sono bambini di 3, 4 e 5 anni che da oltre tre mesifanno lezione nel corridoio, tra spifferi, rumori e caldo. E poi ci sono loro: i colpevoli senza nome, quelli che parlano di infanzia solo nei discorsi ufficiali, che si riempiono la bocca di “diritto allo studio” e poi lasciano i più piccoli parcheggiati come pacchi.

Chi sono? Tutti. Tutti colpevoli.

Colpevole è il Comune di Brandizzo, che ha fatto promesse davanti ai cittadini e poi non le ha mantenute. Che ha mandato tecnici incapaci di individuare una banale infiltrazione d’acqua, che ha promesso “entro Pasqua” e oggi, a fine maggio, ha ancora i bambini nel corridoio. Che si è riempito la bocca di parole e poi ha voltato le spalle a trenta bambini.

Colpevole è la sindaca Monica Durante, che in Consiglio comunale ha garantito soluzioni e si è poi dileguata. La stessa sindaca che probabilmente a fine anno parlerà di scuole “sicure” e “accoglienti” nei suoi post social con tanto di hashtag, ma che oggi non trova due ore per chiudere un cantiere e restituire ai bambini la loro aula.

Colpevole è la Regione Piemonte, che dovrebbe vigilare sull’edilizia scolastica e che invece si comporta da notaio: riceve comunicazioni, archivia segnalazioni, ma non agisce mai. Una Regione che riesce a finanziare fiere e luminarie, ma non una copertura che non goccioli.

Colpevole è il Ministero dell’Istruzione – anzi, della “meritocrazia” come piace dire a chi governa oggi – che taglia fondi, chiude occhi, e lascia che le scuole pubbliche cadano a pezzi mentre l’Italia sprofonda nel baratro dell’ignoranza. Dove sono le riforme? Dove sono i cantieri promessi? Dove sono i soldi del PNRR per le scuole? Spariti. Evaporati.

Colpevole è il governo Meloni, che spende miliardi in armi, che vara decreti spot, che trasforma la scuola in campo di battaglia ideologico, e poi non riesce a garantire nemmeno un’aula asciutta a un gruppo di bambini di un paese della cintura torinese. A cosa servono i proclami, le passerelle, i selfie davanti alle scuole “modello”, quando a Brandizzo si raccoglie l’acqua piovana con le bacinelle in classe?

Colpevoli sono i dirigenti scolastici che si adeguano, che non alzano la voce, che tollerano l’intollerabile in nome della diplomazia e del quieto vivere. Perché un’aula nel corridoio non dovrebbe mai essere accettabile, nemmeno per un giorno.

Colpevole è ogni tecnico comunale che ha fatto finta di intervenire, ogni ufficio lavori pubblici che ha rimandato, ogni funzionario che ha chiuso una pratica senza neppure leggere. Perché qui non si parla di intonaco scrostato o di un’interruttore rotto: si parla di un braccio di LIM crollato sul pavimento. Di un’aula chiusa. Di bambini in ostaggio dell’incapacità.

E infine, colpevoli siamo anche noi, tutti noi. Perché ci siamo abituati al degrado, ci abbiamo fatto il callo. Perché finché non ci scappa il morto, finché non c’è un video virale, finché nessuno grida abbastanza forte, tutto resta com’è.

Ma i bambini no. I bambini non devono abituarsi. Non devono crescere credendo che la scuola sia un corridoio, una bacinella d’acqua sotto il soffitto, una promessa mancata.

Brandizzo oggi è un simbolo. L’Italia che mente, che finge, che chiude gli occhi. L’Italia che non crolla solo nei tetti, ma nelle coscienze.

E questo, no. Non possiamo più accettarlo.

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