Cerca

Attualità

Stadio: cadono le catene, ora Cairo non ha più scuse

Stadio Olimpico Grande Torino: il sogno di una casa per il Toro si avvicina alla realtà, tra investimenti e nuove opportunità

Stadio: cadono le catene, ora Cairo non ha più scuse

Urbano Cairo

Vent’anni. Tanto è durata l’ipoteca da oltre 34 milioni di euro che ha zavorrato il destino dello Stadio Olimpico Grande Torino, rendendolo un gigante addormentato nel cuore pulsante della città. Una catena burocratica, ma anche simbolica, che oggi si è finalmente spezzata. L’Agenzia delle Entrate – Uniriscossioni ha accolto l’istanza presentata mesi fa dal Comune di Torino e ha deciso di non rinnovare l’iscrizione ipotecaria, in scadenza il prossimo 2 luglio. È la fine di un’era iniziata nel 2005 con il fallimento del Torino di Cimminelli, ed è forse l’inizio di un’altra, tutta ancora da scrivere.

A salutare il momento è il sindaco Stefano Lo Russo, che parla di “un ulteriore passo avanti verso il progetto di una città dello sport”. L’ipoteca, ha spiegato, bloccava ogni possibilità di investimento serio e duraturo sull’impianto. Ora, con quella zavorra finalmente rimossa, si potranno esplorare nuovi scenari di utilizzo e valorizzazione. Un tema che, come conferma l’assessore allo Sport Domenico Carretta, “si allarga finalmente oltre la logica delle sole concessioni”. Tradotto: si può ragionare su vendita, concessione o partenariato pubblico-privato.

stadio

Tre strade sono sul tavolo. Ma nessuna decisione sarà affrettata. “Non c’è l’urgenza di decidere entro pochi giorni o settimane”, ha detto il sindaco, annunciando per prima cosa una manifestazione di interesse aperta a tutti, per capire chi — oltre al Torino FC — potrebbe essere interessato. Perché ora lo stadio è un bene appetibile. E la Città, per valutarlo con precisione, ha affidato una perizia alla società torinese Praxi S.p.A., già autrice di stime per lo Juventus Stadium, il Rigamonti di Brescia e altri impianti in Italia. L’incarico, da quasi 40mila euro, dovrà produrre entro l’autunno una valutazione del valore e del canone di mercato.

Nel frattempo, la politica si muove. Il capogruppo del Movimento 5 Stelle, Andrea Russi, parla di “un passaggio atteso e significativo”, e invoca “un confronto pubblico vero, all’altezza del valore simbolico e sportivo dello stadio”. Il M5S, ricorda, aveva già sollevato in Consiglio comunale la necessità di fare chiarezza sulla concessione in scadenza, sulle condizioni strutturali dell’impianto e sulle prospettive di valorizzazione futura. Russi sogna — e con lui gran parte della tifoseria — che il Grande Torino possa finalmente diventare “la casa del Toro, come da anni chiedono i tifosi”. Non solo uno stadio, ma un presidio identitario, dove storia, passione e comunità si fondano in un unico luogo.

Una visione che trova sponda anche nel Partito Democratico. Il capogruppo Claudio Cerrato definisce il superamento dell’ipoteca “un atto amministrativo di grande valore”, reso possibile dal “lavoro tecnico, silenzioso e determinato degli uffici comunali”. E il vicecapogruppo Pietro Tuttolomondo rilancia: “Lo stadio è memoria collettiva, identità cittadina, passione sportiva”. Ora, dice, si potrà pensare a progetti più ampi, che coinvolgano non solo il calcio, ma anche eventi, cultura, sport per tutti, partecipazione.

Ma il calcio, è innegabile, resta al centro. Da settembre 2006, l’Olimpico è la casa del Torino Football Club. E ora, per la prima volta, il presidente Urbano Cairo potrà davvero valutare l’acquisto dell’impianto. Fino a ieri, l’ipoteca rendeva qualsiasi trattativa impossibile. Oggi non più. Anzi, il presidente granata — che in passato aveva dichiarato interesse a comprare “alle stesse condizioni della Juventus per il Delle Alpi” — si trova di fronte a un bivio. Continuare con un affitto (attualmente pari a 500 mila euro annui), entrare in partnership col Comune, oppure comprare.

Secondo indiscrezioni, Cairo e Lo Russo si sarebbero già incontrati in autunno in una trattoria ad Asti, per un pranzo informale che ha poi portato alla proroga del contratto d’affitto fino al 31 dicembre 2026. Ma adesso la situazione è cambiata. Le pressioni sulla proprietà sono aumentate. Anche perché la piazza granata è in fermento: dopo la marcia del 4 maggio, anniversario della tragedia di Superga, una nuova protesta è attesa per l’ultima giornata di campionato contro la Roma, sempre all’Olimpico. I tifosi contestano, ma sperano. Sperano che il Toro abbia finalmente una casa tutta sua, degna del nome che porta.

La partita è aperta. E non si gioca solo nei corridoi del Comune o nelle stanze di Cairo, ma anche tra i cittadini. Perché il futuro dello stadio è una leva strategica per Torino: un’occasione per ripensare l’urbanistica, attrarre investimenti, ridare vita a un pezzo di città che ha vissuto troppo tempo nel limbo. Lo stadio potrebbe diventare davvero il cuore della futura città dello sport, come promesso in campagna elettorale.

Oggi il campo è finalmente libero. E, dopo anni di immobilismo, la palla passa a chi avrà il coraggio di giocarla davvero.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori