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Con che faccia Cirio torna a parlare di "nucleare"

Mentre nasce Nuclitalia e il governo Meloni accelera sull’atomo “sostenibile”, a Saluggia da oltre quarant’anni giacciono rifiuti radioattivi mai smaltiti. Disabato (M5S): “Cirio sproloquia di nucleare, ma ignora l’eredità tossica della Regione”. Nallo (Iv): “Solo annunci, zero decisioni sui depositi”

Con che faccia Cirio torna a parlare di "nucleare"

Sarah Disabato

In Piemonte si parla di ritorno al nucleare, ma a Saluggia (in provincia di Vercelli) giacciono da oltre quarant’anni rifiuti radioattivi che nessuno è riuscito a smaltire. Una contraddizione fin troppo evidente, eppure c’è chi preferisce voltarsi dall’altra parte e sbandierare ottimismo sul futuro energetico del Paese, come se l’eredità tossica del passato non esistesse.

Tra gli altri il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio. Nei giorni in cui il governo Meloni lanciava l’ennesima offensiva atomica e nasceva Nuclitalia – la nuova società voluta da Enel (51%), Ansaldo Energia (39%) e Leonardo (10%) per studiare i reattori modulari di nuova generazione – non perdeva occasione per ribadire il suo sostegno al ritorno dell’energia nucleare in Italia. 

“Non sappiamo con che faccia Cirio continui a spendersi pubblicamente per un ritorno al nucleare, in una Regione in cui non si è nemmeno stati in grado di smaltire i rifiuti radioattivi prodotti negli anni Settanta e Ottanta”, denuncia senza mezzi termini Sarah Disabato, capogruppo piemontese del Movimento 5 Stelle.

nucleare

E son parole che aprono una falla nella narrazione ottimistica promossa dalla maggioranza di centrodestra.

Il dito è puntato su Saluggia, dove i rifiuti radioattivi liquidi attendono da decenni di essere messi in sicurezza.

Aspettano, insieme a un’intera comunità, che qualcuno faccia qualcosa.

E parliamo di un cantiere mai finito, quello del CEMEX, l’impianto dove i rifiuti dovrebbero essere cementati e condizionati. Dovevano. Perché oggi tutto è fermo: l’appalto è da riassegnare, "non si sa quando ripartiranno i lavori, né se ripartiranno davvero". La gestione è affidata alla Sogin, la stessa azienda pubblica che da anni colleziona ritardi, rinvii, progetti interrotti. "Saluggia, nel frattempo, resta lì: con i suoi rifiuti liquidi, i suoi silenzi, e le sue promesse mancate."

"In tutto questo, Cirio – accusa ancora Disabato –  fa orecchie da mercante. Mette la testa sotto la sabbia e sproloquia di nucleare, senza vergogna”.

Ma il governo Meloni non solo rilancia, accelera. È in corso l’iter parlamentare per l’approvazione di una legge delega che darà il quadro normativo al ritorno del nucleare sostenibile in Italia. Il testo, già approvato prevede che entro un anno vengano varati decreti legislativi per permettere l’avvio operativo dei primi impianti già nel 2030. Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin – che è anche compagno di partito di Cirio – ha chiarito che il nuovo modello sarà basato su un mix di fonti rinnovabili e nucleare di nuova generazione. Tutto molto moderno, tutto molto efficiente sulla carta.

E sulla carta è nata anche Nuclitalia, il 14 maggio 2025, con l’ambizione di studiare e valutare le tecnologie più avanzate nel campo del nucleare sostenibile. Al centro dei lavori, i famosi Small Modular Reactors (SMR) raffreddati ad acqua, reattori di piccola taglia considerati più sicuri, flessibili e adatti alla produzione modulare rispetto alle centrali tradizionali. A guidare la società saranno Ferruccio Resta, già rettore del Politecnico di Milano, come presidente, e Luca Mastrantonio, responsabile dell’unità di Nuclear Innovation di Enel, come amministratore delegato. Una cabina di regia tutta incentrata su innovazione, industria, tecnologia. Ma nel frattempo, la radioattività che abbiamo prodotto cinquant’anni fa è ancora tutta lì.

Non meno tagliente è Vittoria Nallo, consigliera regionale di Italia Viva. A differenza dei 5 Stelle, non si oppone al nucleare per principio, anzi lo considera “cruciale per il futuro del Piemonte e del nostro Paese”. Ma chiede coerenza, concretezza, una linea politica definita. “È un vero peccato che la maggioranza abbia respinto tutte le nostre proposte”, lamenta. Proposte che andavano dalla creazione di un fondo per la ricerca e l’innovazione, a uno per la divulgazione scientifica, fino all’istituzione di una Zona Economica Speciale per attrarre investimenti legati alle nuove tecnologie atomiche. “Tutto respinto, senza nemmeno discuterne nel merito”, sbotta.

Poi c’è la questione – politicamente esplosiva – del deposito nazionale dei rifiuti nucleari, previsto da anni ma mai realizzato. Qui, secondo Nallo, il centrodestra ha dato il peggio di sé.

“Il ministro Pichetto Fratin ha evocato una moltiplicazione del deposito unico, rilanciando la palla in avanti pur di non prendere alcuna decisione”. Una strategia dell’indecisione, perfetta per non scontentare nessuno e al tempo stesso non fare nulla. Ma il tempo, avverte la consigliera di Iv, è scaduto. “Dal governo e dal presidente Cirio ci aspettiamo una posizione netta, non i soliti annunci. Il Piemonte e l’Italia non possono più aspettare”.

Nel frattempo, però, i comunicati si moltiplicano, i nomi importanti si accavallano, le promesse si infiocchettano. E Saluggia resta lì, come un monito. "Tecnologie del futuro, problemi del passato...". Si può davvero costruire un domani energetico sostenibile quando non si è ancora in grado di chiudere i conti con ieri? È questa la vera domanda. E se nessuno vuole rispondere, sarà la radioattività a farlo. Con la sua silenziosa, spaventosa, persistente presenza.

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