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17 Maggio 2025 - 16:26
77 anni di Nakba, 77 anni di resistenza: corteo a Barriera di Milano contro il genocidio e la guerra
“77 anni di Nakba, 77 anni di resistenza. Basta genocidio, basta guerre.” Questo il messaggio scritto a lettere bianche e rosse su fondo nero che apre il corteo partito nel pomeriggio di sabato 17 maggio da piazza Crispi, nel cuore del quartiere Barriera di Milano, a Torino. Uno striscione semplice, ma potente, che riassume in poche parole l’essenza della manifestazione: ricordare, denunciare, resistere.
Sono le 15.30 quando il corteo inizia a muoversi. Davanti, attivisti e attiviste della rete Pro-Pal, dietro una lunga fila di manifestanti — circa 500 persone — provenienti da diverse realtà della città: centri sociali, collettivi studenteschi, associazioni pacifiste, cittadini e famiglie con bambini. Tutti uniti per ricordare quella data che per il popolo palestinese rappresenta una ferita ancora aperta: il 15 maggio 1948, giorno dell’inizio della Nakba — la "catastrofe" in arabo — quando oltre 700.000 palestinesi furono costretti a lasciare le loro case a seguito della nascita dello Stato di Israele.
A distanza di 77 anni, la memoria di quell’esodo forzato si mescola all’indignazione per la drammatica attualità. Le bandiere palestinesi sventolano alte tra le vie del quartiere, accompagnate da slogan gridati a gran voce: “Palestina libera!”, “Stop al genocidio!”, “No alla guerra, no all’occupazione!”. I manifestanti scandiscono parole che chiedono giustizia, che denunciano le violenze ancora in corso a Gaza, in Cisgiordania, e più in generale in Medio Oriente. A più riprese vengono citati i recenti bombardamenti israeliani, la crisi umanitaria, la distruzione di ospedali e scuole, le migliaia di vittime civili.
Il corteo si snoda lentamente per le vie di Barriera di Milano, quartiere popolare e multiculturale, da sempre attento e sensibile alle tematiche internazionali. Dalle finestre, qualcuno osserva, qualcuno applaude. Nei cortili interni si affacciano bambini e anziani, mentre il fiume di persone attraversa via Montanaro, via Sesia, e poi ancora verso corso Giulio Cesare. Non mancano le testimonianze dal palco mobile in testa al corteo: parlano attivisti palestinesi, giovani torinesi, membri di associazioni solidali. C’è chi ricorda i parenti rimasti sotto le bombe, chi denuncia il silenzio delle istituzioni internazionali, chi accusa l’Europa e l’Italia di complicità con il governo israeliano attraverso la fornitura di armi.
Ma oggi, più che mai, il corteo vuole essere anche un inno alla resistenza. “Resistenza non significa solo combattere con le armi. Significa anche non dimenticare, continuare a parlare, continuare a camminare insieme” — dice un giovane manifestante, al megafono. La manifestazione prosegue pacificamente, accompagnata da canti, tamburi, cartelli fatti a mano, volantini che raccontano la storia della Nakba e spiegano le ragioni della protesta.
“77 anni di esilio, di oppressione, di apartheid” — si legge in uno dei testi distribuiti — “ma anche 77 anni di dignità, di lotta, di speranza”. Parole che trovano eco nei volti dei partecipanti, stanchi ma determinati, consapevoli che ogni passo di oggi è un atto politico, un piccolo ma importante contributo alla causa palestinese.
La manifestazione si conclude intorno alle 17.30, in piazza Bottesini, con un appello corale alla pace e alla giustizia. I promotori invitano a proseguire la mobilitazione nei prossimi mesi, con iniziative culturali, incontri, presidi, boicottaggi mirati. Il corteo si scioglie lentamente, ma la voce della protesta continua a riecheggiare tra i palazzi: “Dalla Palestina a Torino, resistenza fino alla vittoria”.
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