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14 Maggio 2025 - 23:45
Il Mobility Manager Paolo Ruffino
Ivrea sogna la mobilità sostenibile.
Certo, ci vorranno tanti soldi, un mucchio di soldi, ma perché non chiudere gli occhi per una volta?
Da qui si parte. Dalla conferenza stampa di lunedì 12 maggio in Sala Dorata del Palazzo Municipale, organizzata per presentare il nuovo Piano della Mobilità Sostenibile, il documento che ha come obiettivo di riscrivere il modo in cui gli eporediesi si spostano ogni giorno.
Alla presenza degli assessori Francesco Comotto (Viabilità) e Massimo Fresc (Mobilità), con l’intervento del Mobility Manager Paolo Ruffino, è stato illustrato un progetto che affonda le sue radici nei principi metodologici europei del PUMS, adattati però alle caratteristiche specifiche di Ivrea e del suo territorio.
Centralità delle persone, integrazione tra diverse modalità di trasporto, sostenibilità ambientale e partecipazione attiva dei cittadini. Sono queste le quattro linee guida su cui poggia l’intero impianto, che ora entra nella fase più delicata e promettente: quella del confronto con la cittadinanza.


Stando alle parole degli Amministratori, riportate qua e là sul sito del Comune, non si tratterà di un semplice esercizio di pianificazione tecnica, ma di una visione più ampia in cui lo spostarsi in città non sarà più ridotto a una questione di flussi e veicoli, ma diventerà un tema di qualità della vita, accessibilità, equità e salute pubblica. Il tutto, con l’ambizione – neanche troppo nascosta – di fare di Ivrea un modello nazionale ed europeo, dimostrando che anche una città di medie dimensioni può innovare con coraggio e metodo.
La parola, adesso, passa ai cittadini. Il Piano sarà infatti al centro di due giornate pubbliche di progettazione partecipata, in programma presso il Polo Infermieristico delle Officine H: venerdì 23 maggio e mercoledì 28 maggio. Due giornate articolate in diversi momenti, con incontri mattutini dedicati agli stakeholder locali – commercianti, associazioni, professionisti – e momenti serali per la cittadinanza. Il secondo appuntamento prevede anche un coinvolgimento delle scuole, perché il futuro della mobilità riguarda tutti, a partire dai più giovani.
Il punto di partenza è chiaro: una fotografia dettagliata dell’attuale situazione della mobilità. La mappatura è contenuta nel “Termometro della Mobilità Sostenibile Eporediese”, un documento che mette nero su bianco i punti di forza e le fragilità della viabilità cittadina. Un termometro, appunto, che misura la febbre della città.
E la febbre, a quanto pare, c’è. Incidentalità ancora elevata, soprattutto in prossimità del centro storico; congestione cronica in alcuni snodi strategici, come la rotonda tra Corso Vercelli e Via Strusiglia, il Terzo Ponte, Corso Nigra e Via Miniere; inquinamento atmosferico e acustico dovuto al traffico intenso; e una quota preoccupante di emissioni climalteranti– il 24,8% delle emissioni complessive dell’Eporediese è causato proprio dai trasporti. Insomma, serve una cura. E serve subito.
Dai dati raccolti emerge un quadro ancora più preciso: Ivrea, con i suoi 20.000 abitanti, registra ogni giorno circa 120.000 spostamenti, la maggior parte dei quali proviene o è diretta fuori città. Ben 9.500 spostamenti giornalieri in automobile avvengono su distanze inferiori a un chilometro, mentre quasi 20.000 si fermano sotto i tre chilometri.
La velocità media è già piuttosto contenuta – 19 km/h – ma il problema è rappresentato dai picchi di velocità, pericolosi e imprevedibili. Gli incidenti stradali restano stabili tra 50 e 60 all’anno, con una concentrazione nelle aree più trafficate e caotiche.
Il Piano risponde con una serie di interventi strategici che, almeno sulla carta, sembrano voler cambiare passo. L’obiettivo è costruire una città che si muove facile, sicura e senza barriere. Una città dove muoversi a piedi o in bicicletta non sia un atto eroico, ma una scelta naturale. Si punta a creare una rete capillare e continua di percorsi ciclabili e pedonali, a eliminare le barriere architettoniche, a riordinare il sistema dei parcheggi con aree di attestamento e scambio col trasporto pubblico. Particolare attenzione sarà dedicata al ridisegno delle vie più pericolose e trafficate, e a una revisione complessiva della rete del trasporto pubblico in chiave multimodale e integrata.
Si propone lo spostamento del traffico della circonvallazione verso il Terzo Ponte, la trasformazione della stazione ferroviaria in un hub centrale della mobilità – con accesso a bike sharing, coworking e info-point intelligenti – e la fusione delle linee bus 2 e 6 con le 2/ e 6/, unificandole e razionalizzando le corse senza ridurre i livelli di servizio, con un'estensione fino a Loranzè Alto e un aumento della frequenza. Parallelamente, si discute con Città Metropolitana la fusione tra servizio urbano ed extraurbano, con l’obiettivo di arrivare nel 2026 a una gestione unica e integrata, facilitata anche da app e totem informativi digitali alle fermate.
Un altro pilastro del Piano è l’introduzione della “città 30”, ovvero il limite massimo di 30 km/h in molte aree urbane per favorire la sicurezza e una maggiore vivibilità. L’approccio punta anche alla moderazione del traffico nei quartieri, con isole spartitraffico, chicane e spazi ripensati davanti alle scuole, come già sperimentato nella zona della scuola Fiorana. Sul fronte dei parcheggi si ipotizza la realizzazione di strutture multipiano, in stile Nord Europa, per liberare spazi pubblici centrali oggi congestionati dalle auto, come ad esempio piazza Freguglia.
Il Piano guarda anche oltre. Vuole una città attiva, condivisa e sostenibile. Per questo propone la riqualificazione degli spazi pubblici come luoghi di socialità, la valorizzazione del centro storico come cuore commerciale e culturale, la mobilità elettrica, sia per i veicoli privati sia per il trasporto pubblico, e la promozione di buone pratiche attraverso comunicazione, formazione e sistemi premiali.
Transizione ecologica non solo come parola d’ordine, ma come strategia strutturata: dal verde urbano come strumento di mitigazione, alla limitazione dell’accesso ai mezzi più inquinanti, fino alla nascita di un sistema dinamico e intelligente, con semafori smart, monitoraggio dei flussi di traffico in tempo reale e perfino la sperimentazione di navette a chiamata o circolari comunali. Non manca l’attenzione alla mobilità condivisa, con lo sviluppo di servizi in sharing e la realizzazione di mobility hub di quartiere.
Per rendere tutto questo possibile, il Piano prevede anche la creazione di un’Agenzia comunale della mobilità, con eventuali funzioni di coordinamento a livello di area vasta, e la costruzione di partenariati pubblici e privati, con l’obiettivo di facilitare gli spostamenti casa-lavoro e casa-scuola.
Resta da capire se questo ambizioso disegno riuscirà davvero a diventare realtà. Molto dipenderà dalla capacità di accedere ai bandi di finanziamento europei e nazionali, per raccogliere le risorse necessarie a trasformare le idee in infrastrutture.
Il rischio è che con i tempi lunghi, alle parole, tante parole, potrebbero non seguire mai dei fatti concreti.
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