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12 Maggio 2025 - 23:18
Luca Spitale
A San Bernardo la protesta contro la cava è viva, determinata e sempre più consapevole. Ma è anche gelosa della propria autonomia. Per questo, il Comitato No Cava ha deciso di alzare la voce e scrivere nero su bianco ciò che da giorni aleggiava tra i presenti al gazebo di domenica scorsa: questa non è una battaglia di partito, e nessuno si permetta di metterci sopra il cappello.
È un messaggio chiaro, diretto, rivolto non solo all’Amministrazione comunale, ma anche – e soprattutto – a chi, come il consigliere Andrea Cantoni (Fratelli d’Italia), ha scelto di agire politicamente sulla vicenda, con l'obiettivo di presentare una propria mozione. Una mozione che, come ribadisce il Comitato, “non è stata né discussa né concordata con noi”. Parole testuali contenute in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio comunale Luca Spitale.
Il documento fa chiarezza e prende le distanze dall’iniziativa di Cantoni, specificando che si tratta di una proposta “redatta in modo indipendente ed autonomo” e non rappresentativa della posizione del Comitato.
Si chiede, quindi, che questa precisazione venga letta in aula qualora il testo approdi in Consiglio. Ma non solo.
Il Comitato rilancia chiedendo che, se la questione cava sarà inserita all’ordine del giorno, il Consiglio comunale venga convocato in forma “aperta”, come previsto dall’articolo 69 del Regolamento. Un modo per garantire la partecipazione diretta della cittadinanza, per non tornare a discutere nelle segrete stanze ciò che riguarda un intero quartiere.
Il messaggio è inequivocabile: la protesta è dei cittadini, non dei partiti. E in un momento in cui il rischio di strumentalizzazione è forte, il Comitato ha deciso di fissare pubblicamente i paletti.
Per la cronaca, domenica scorsa Cantoni e un gruppo di militanti dei Fratelli d'Italia, compreso il coordinatore cittadino Fabrizio Lotito, ha allestito un gazebo a San Bernardo, coinvolgendo alcuni residenti nella stesura di una mozione contro il rinnovo della concessione per la cava di sabbia e ghiaia mai attivata. Accanto a loro anche la consigliera regionale Paola Antonetto. La loro presenza ha dato alla vicenda un’evidente connotazione partitica, che non è piaciuta a molti, nemmeno tra i cittadini inizialmente coinvolti. Da qui, la presa di posizione.
Il Comitato, che da settimane lavora in maniera autonoma e trasversale, ricorda che la battaglia contro la cava è nata dal basso, coinvolgendo residenti di ogni orientamento, senza bandiere e senza sigle. Una battaglia civile, non ideologica, fondata sulla condivisione, sulla scrittura collettiva, su assemblee affollate come quella del 28 aprile. Assemblee in cui si è parlato di salute, inquinamento, traffico, diritti, e in cui la politica – quella con la “P” maiuscola – è rimasta fuori dalle logiche di partito.
E in effetti, qualcosa si è mosso. Dopo settimane di silenzio, il sindaco Matteo Chiantore ha scritto a Regione, Città Metropolitana, Ufficio Cave e altri enti, chiedendo un sopralluogo urgente. Nella lettera – accolta positivamente, ma con prudenza, dal Comitato – si sottolineano le mutate condizioni urbanistiche e viabilistiche, che renderebbero il progetto inadeguato. Si parla di nuove case, salti di classe acustica, viabilità compromessa, barriere fonoassorbenti non più accettabili. Il Comune inizia, insomma, a prendere atto delle criticità.
Ma per i cittadini questo non basta. Come affermato già nei giorni scorsi, “serve una mozione politica, una presa di posizione chiara, simbolica ma istituzionale”. E serve che questa non venga scritta nei gazebo dei partiti, ma con lo stesso spirito con cui è nata la protesta: condivisione, trasparenza, partecipazione.
Il Comitato non si fa mettere in fila. Non accetta sponsor. Non vuole padrini politici. La cava, oggi, è diventata il simbolo di qualcosa di più grande: un territorio che ha deciso di non delegare più, di non restare in silenzio, di non farsi parlare addosso. A San Bernardo, la gente non chiede solo che non si scavi nel terreno. Chiede che non si scavi nella fiducia dei cittadini. Perché quella, una volta persa, non si rinnova con nessuna concessione.
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