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11 Maggio 2025 - 18:55
L’adunata più bella? Sempre la prossima
Raccontare un’adunata non è mai semplice. Non lo è perché non si tratta solo di un evento, di una cerimonia, di una sfilata. È molto di più. È una scossa al cuore, è un viaggio tra ricordi e speranze, è un abbraccio collettivo che unisce chi ha marciato e chi ha atteso, chi ricorda e chi guarda avanti.
Ogni adunata è unica. Tutte sono profondamente emozionanti, cariche di significati personali e collettivi. Camminare tra le vie di una città che accoglie gli Alpini lascia addosso una sensazione inconfondibile: da un lato i colori, i cori, il calore umano di una festa che travolge, dall’altro i pensieri, le memorie, i segni indelebili che riaffiorano dentro ognuno di noi. Il passato si intreccia con il presente in un abbraccio commosso e fiero.
Sì, ogni adunata è bella. Ogni adunata è partecipata. Ogni adunata è solenne, rumorosa, vissuta. Ma ciascuna è anche diversa dalle altre, portatrice di messaggi propri, legata a storie personali e collettive che la rendono speciale. Camminando lungo le strade, osservando la folla che applaude, si percepisce un sentimento raro e prezioso: l’affetto sincero della gente. È un amore che non ha bisogno di parole, si legge negli occhi, nei sorrisi, negli abbracci improvvisi.
Purtroppo, quest’anno non ho potuto essere presente all’adunata di Biella per motivi di salute. E proprio in questa settimana ho ricevuto la telefonata di un caro amico, un fratello Alpino, Roberto, che è iscritto a un gruppo Alpini del Canavese. Mi ha chiamato entusiasta, mi ha detto che stava preparando lo zaino per Biella, sperando di incontrarmi là. Gli ho spiegato che, purtroppo, non mi sarebbe stato possibile esserci. Poi, quasi per scherzo, gli ho chiesto: “Secondo te, qual è l’adunata più bella di tutte?” E lui, senza esitazione, ha risposto con un sorriso nella voce: “Sempre la prossima!”
Ed è proprio così. Lo spirito degli Alpini è fatto di futuro, di speranza, di rinnovamento continuo. È una fiaccola che non si spegne mai. La nostra storia, la storia dell’Associazione Nazionale Alpini, trae forza da valori solidi e inossidabili, che resistono al tempo come la penna nera che portiamo con orgoglio sul cappello. Sono valori semplici ma profondi: la solidarietà, il coraggio, il senso del dovere, la fratellanza. Valori che abbiamo ereditato da chi ci ha preceduto e che abbiamo il dovere di trasmettere.
La storia degli Alpini è una storia gloriosa, certo. Ma è anche una storia tragica, segnata dal sangue e dal dolore della guerra. È, soprattutto, una storia profondamente umana: fatta di mani tese, di interventi in ogni calamità, di aiuto concreto, silenzioso, instancabile.
La mia generazione, per fortuna anagrafica, è stata risparmiata dall’orrore del conflitto. E non posso che augurarmi che nessuno debba mai più conoscere la guerra. Perché la guerra, nonostante quello che dicono i potenti, non risolve nulla. Distrugge, lacera, lascia macerie visibili e invisibili. Alimenta l’odio, genera solo altro dolore.
Gli Alpini, invece, costruiscono. Nonostante i tempi siano cambiati e la nostra società corra veloce, sballottata da trasformazioni continue, l’esempio degli Alpini non è mai passato di moda. Anzi, oggi più che mai è attuale. Lo testimoniano le migliaia di penne nere che si sono ritrovate l’11 maggio a Biella, in occasione della 96ª Adunata Nazionale ANA, un’associazione nata nel lontano 1919 a Milano, e ancora oggi viva, forte, radicata.
C’è chi dice che il mondo abbia bisogno di supereroi. Noi diciamo che il mondo ha bisogno di uomini semplici e generosi. Di Alpini. Di quei valori che non hanno bisogno di clamore, ma che si fanno sentire nei gesti quotidiani. Per questo, ogni volta che la bandiera sventola, ogni volta che un coro risuona, ogni volta che un vecchio cappello alpino viene indossato con fierezza, il cuore si riempie di gratitudine.
W gli Alpini!
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