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09 Maggio 2025 - 21:54
“Non costa molto risolvere questa situazione”. Una frase semplice, diretta, pubblicata sui social, accompagnata da una fotografia che da sola racconta tutto: una donna in carrozzina con lo sguardo rivolto verso un gradino che, da sola, non riuscirà a superare.
In quello scatto si legge lo sconforto, l’esclusione, la sensazione di alienazione che prova chi viene percepito come “diverso” solo perché disabile.
“Quando stai bene, non pensi mai a queste cose, non ti accorgi di quanto il mondo non sia inclusivo, di quante barriere architettoniche ci siano. Io per primo non ci pensavo, prima di trovarmi in questa situazione”, racconta Giuseppe Candeloro, residente a Leini dal 1983.
Una quotidianità cambiata all’improvviso, quando la moglie, a causa di una patologia, ha dovuto iniziare a muoversi in carrozzina. Da quel momento, le abitudini di sempre, come una semplice passeggiata, si sono trasformate in percorsi ad ostacoli.
“Da qualche anno stiamo vivendo questa situazione – racconta Giuseppe – io la accompagno sempre con la carrozzina, ci piace camminare, uscire insieme”.
Ma poi arrivano loro: i gradini, gli spigoli, le barriere architettoniche. E la normalità diventa sfida, la passeggiata una battaglia.
“Mi sono fermato davanti a quella rampa di scalini, ho scattato quella foto per dire: ma è possibile che in tutti questi anni nessuno abbia pensato ai disabili? Che a nessuno sia venuto in mente di mettere una rampa o qualcosa del genere?”, commenta Giuseppe.
La foto pubblicata sui social da Giuseppe Candeloro
La zona in questione riguarda un tratto dei portici di Via Carlo Alberto, un luogo frequentatissimo, in corrispondenza di un bar. Ma la situazione si complica: quella porzione di spazio sembrerebbe essere di proprietà privata, non comunale.
“So che è condominiale, infatti sia chiaro: io non ho nulla contro l’Amministrazione Comunale, anzi - prosegue Giuseppe - Sono un cittadino attivo, e credo che criticare serva a poco. Però credo anche che sia giusto segnalare. Io infatti non voglio puntare il dito contro nessuno ma voglio manifestare una difficoltà nostra che poi ho scoperto essere comune a tanti altri. Capisco che il Comune non possa intervenire direttamente, ma potrebbe fare presente la cosa all’amministratore di condominio, magari trovare una via. Io voglio solo che si sappia che c’è un problema, e che chi può fare qualcosa, lo faccia”.
Dalle parole di Giuseppe traspare tutto l’amore e la dedizione per sua moglie:
“Io ringrazio di avere la forza per sollevare la carrozzina e riuscire così ad uscire con lei. Ma poi penso… e chi è solo? E chi non ce la fa?”.
E quella fotografia condivisa sui social ha smosso tante coscienze. Sono arrivate decine di commenti, testimonianze, storie simili:
“In effetti anche noi, quando passiamo di lì, troviamo grosse difficoltà con mio figlio in carrozzina... è una fatica”, scrive un utente.
Un utente aggiunge: “Queste barriere non dovrebbero nemmeno esistere. Chi di dovere dovrebbe provvedere quanto prima.”, e altri: “È una vita che c’è questa situazione, ma mai nessuna amministrazione è riuscita a risolverla. Una discesa servirebbe tantissimo per le persone con difficoltà motorie e per chi ha passeggini. Il Comune potrebbe deliberare qualche intervento, dove serve, a Leini.”
Poi c’è chi propone soluzioni pratiche come una circolare condominiale per autorizzare la realizzazione di una rampa e qualcuno si è già detto pronto a raccogliere firme tra i condomini per favorire un intervento del Comune e risolvere finalmente la questione.
Anche Giuseppe lo sa: “Leini ha molte barriere architettoniche e io credo che, se uno ha a cuore la situazione, tutto si può risolvere. Serve solo sensibilità e volontà.”
“Io e mia moglie passeggiamo tanto, poi arriviamo davanti a un gradino e ci scoraggiamo. Si parla di tante cose, ma poco di questi problemi. Vorrei smuovere le coscienze, sia del Comune che del condominio, e basta. Basta che questa situazione si risolva", prosegue Giuseppe che non nega gli interventi già fatti nel paese, anzi li riconosce e li apprezza. Ma serve qualcosa di più: forse serve il cuore.
“Io amo Leini – conclude – abito qui dal 1983. Prima vivevo a Torino. Mia moglie abitava già qui, ci siamo sposati nel 1975 e poi ci siamo trasferiti a Leini dove già viveva sua madre”.
Una vita trascorsa insieme, tra le strade e le piazze di Leini. Un luogo amato, ma che ora, nella difficoltà, sembra non riuscire ad accoglierli come dovrebbe.
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