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05 Maggio 2025 - 15:29
La protesta
Dopo la riunione infuocata dell’altra sera nella sala parrocchiale di San Bernardo, qualcosa si è finalmente mosso.
A rompere il silenzio è l’Amministrazione comunale di Ivrea. Ha deciso di prendere carta e penna e scrivere a Città Metropolitana – coinvolgendo l’Ufficio Cave, il settore VIA (Valutazione Impatto Ambientale), l’Ufficio Inquinamento Acustico – e, per conoscenza, anche la Regione Piemonte, il Comitato No Cava e la ditta proponente, la Cogeis.
Una lettera ufficiale che rappresenta il primo passo formale in risposta alle richieste di chiarimento e confronto avanzate con forza, determinazione e – per molti versi – amarezza dai residenti di San Bernardo.
Il documento – firmato dal sindaco Matteo Chiantore – contiene una richiesta chiara: che la Città Metropolitana effettui un sopralluogo presso il sito della cava in località Fornaci, “al fine di acquisire tutti gli elementi utili ad un’adeguata valutazione del progetto”.
Il tono è cauto, ma il contenuto lascia emergere una certa consapevolezza. “La richiesta avanzata dalla ditta Cogeis Spa, in vista del rinnovo” – scrive Chiantore – “solleva preoccupazioni significative tra i residenti, che evidenziano come le modifiche urbanistiche e ambientali intervenute dall’assegnazione alla concessione nel 2014 non siano state adeguatamente considerate”.
Il sindaco ammette inoltre che sussistono elementi di criticità emersi durante la conferenza dei servizi e che, proprio per questo, occorre un ulteriore approfondimento “al fine di valutare se non sia il caso di riconsiderare il permanere o meno delle condizioni minime per il rinnovo della concessione”.
Le criticità elencate nella lettera sono puntuali.
La prima riguarda l’impatto di una nuova viabilità su un quartiere profondamente trasformato nell’ultimo decennio. Un tessuto urbano diverso, nel quale eventuali modifiche “comporterebbero rilevanti interventi sullo stato dei luoghi, di cui occorre valutare anzitutto la fattibilità tecnica”. A complicare il quadro, c’è anche la posizione di via delle Fornaci, che insiste su proprietà private, rendendo ogni intervento urbanistico potenzialmente conflittuale.
La seconda osservazione si concentra sulle nuove edificazioni – anche residenziali – sorte proprio a ridosso dell’area della cava.
Una realtà mutata che, secondo il Comune, “impone limiti più stringenti” non adeguatamente considerati nella documentazione tecnica. In particolare, la relazione di impatto acustico presentata non terrebbe conto delle nuove condizioni ambientali e urbanistiche, e “certamente evidenzierebbe ulteriori criticità” qualora fosse aggiornata.
Segue la questione delle barriere acustiche: soluzioni ipotizzate per contenere il rumore, ma che, come sottolinea il sindaco, “sono già state oggetto di riserve e perplessità da parte dei vostri stessi uffici, come indicato a verbale”.
Infine, viene sollevata una questione chiave, finora troppo spesso lasciata sullo sfondo: l’aggiornamento della zonizzazione acustica. Una revisione che, secondo Chiantore, “evidenzierà delle criticità alla luce dei salti di classe riscontrati tra l’ambito della cava e gli ambiti residenziali limitrofi, difficilmente superabili se non a fronte di fasce di rispetto la cui applicazione di fatto renderebbe l’opera irrealizzabile”.
Tutte queste osservazioni, sottolinea il primo cittadino, “unitamente considerate, e sommate alle legittime perplessità dei cittadini esternate nel corso di un incontro tenuto da codesta Amministrazione in data 28 aprile 2025, ci portano a richiedere di riconsiderare la sussistenza o meno dei requisiti per il rinnovo della concessione, anche mediante convocazione di un incontro di chiarificazione, alla presenza di una rappresentanza del Comitato di quartiere di San Bernardo di Ivrea”.
Un passo avanti? Forse. Ma – come sottolineano i diretti interessati – non basta.
A dirlo è lo stesso Comitato No Cava, che da mesi denuncia la totale mancanza di trasparenza, unita a una preoccupante continuità politica tra l’amministrazione Chiantore e quella precedente.
“Valutiamo positivamente l’iniziativa, è sicuramente un segnale” si legge nella nota diffusa ai media. “Ma il Comitato rimane fermo sulla necessità di una mozione di indirizzo da votare in Consiglio comunale, per sfatare ogni ambiguità”.
Una richiesta che non riguarda l’iter tecnico, ma – con estrema chiarezza – la volontà politica.
Perché, spiegano, l’eventuale mozione “non inficia in alcun modo il procedimento amministrativo in corso”. Ma rappresenterebbe un gesto politico chiaro, netto, inequivocabile. Un atto simbolico e riparatore, necessario “a ricucire lo strappo avvenuto tra l’amministrazione Chiantore e il quartiere”.
Uno strappo che si è mostrato in tutta la sua profondità durante l’assemblea pubblica, quando cittadini, attivisti e residenti storici hanno chiesto, con voce forte, che il Comune smetta di nascondersi dietro ai tecnicismi.
Il progetto della cava – riesumato dopo 16 anni – prevede l’escavazione di 430.000 metri cubi di materiali, l’installazione di barriere fonoassorbenti alte fino a sette metri, e un incremento di traffico pesante su strade già oggi congestionate.
Il tutto in una zona che nel frattempo è radicalmente cambiata. Dove c’erano campi, ora ci sono case, famiglie, bambini, attività. Nuova vita. E nuove esigenze.
L’impressione, tra i cittadini, è chiara: il tempo delle promesse è finito.
Anche i gesti più diplomatici, se non accompagnati da atti concreti, rischiano di essere letti come tentativi di guadagnare tempo, più che di ascoltare davvero.
Ecco perché la mozione – definita “meramente politica” – è ora il banco di prova. Un modo per dire, finalmente e senza ambiguità, da che parte si sta.
Nel frattempo, la sospensione tecnica del procedimento – motivata da criticità acustiche – resta in vigore per altri due mesi. Ma il clima è cambiato. L’aria si è fatta densa, carica di attesa e determinazione.
E una cosa è certa: la gente di San Bernardo non ha alcuna intenzione di farsi rimettere a dormire.
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