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Ivrea si mobilita per salvare la piscina comunale: già oltre 300 firme contro la chiusura

La petizione lanciata da Emma Biondello chiede di ripensare i lavori di ristrutturazione, garantendo continuità alle attività sportive e terapeutiche, soprattutto per le persone con disabilità

Ivrea si mobilita per salvare la piscina comunale: già oltre 300 firme contro la chiusura

Petizione

La piscina comunale di Ivrea non è solo un edificio di cemento e acqua clorata. È un luogo dell’anima, un presidio di salute, di sport, di socialità. È l’abbraccio silenzioso che accoglie chi, ogni giorno, trova tra le sue corsie una terapia, una sfida, una speranza. È il respiro regolare degli anziani che fanno riabilitazione, le prime bracciate dei bambini, l'orgoglio degli atleti, la determinazione di chi combatte una disabilità con la forza dell'acqua.

Oggi tutto questo rischia di fermarsi. E non senza conseguenze.
La decisione del Comune di Ivrea di chiudere la piscina per almeno un anno per lavori di ristrutturazione, comunicata a ridosso dell'interruzione delle attività e senza proporre alternative credibili, ha scatenato una vera e propria mobilitazione cittadina.
In pochi giorni, la petizione su Change.org lanciata da Emma Biondello, intitolata “Tuteliamo la piscina comunale di Ivrea”, ha superato quota 300 firme. E il numero continua a crescere.

petizione

"La piscina comunale di Ivrea rappresenta da decenni un punto di riferimento per l'attività sportiva, la riabilitazione e il benessere della cittadinanza," si legge nel testo della petizione. "Chiudere la piscina per almeno un anno, senza un'adeguata comunicazione preventiva alle associazioni coinvolte e senza garantire soluzioni alternative, ha generato disagi significativi, soprattutto per le persone con disabilità."

Non è solo una questione tecnica. È una questione di rispetto verso una comunità intera. Decidere di chiudere un impianto tanto vitale senza prevedere una continuità, senza proteggere chi della piscina fa un bisogno quotidiano, non è solo una scelta organizzativa. È un colpo al cuore della città.

I promotori della petizione chiedono che la gestione dell'impianto da parte di un ente privato garantisca l’accesso a tutte le associazioni sportive e terapeutiche che hanno animato la piscina negli anni, senza discriminazioni, senza aumenti di tariffe, senza porte chiuse.
Chiedono che il progetto di ristrutturazione venga ripensato, modulando i lavori per fasi, affinché almeno una parte dell’impianto possa rimanere operativa.
Chiedono che vengano trovate soluzioni alternative per permettere la prosecuzione delle attività motorie e riabilitative, soprattutto per le persone con disabilità che vedrebbero interrotto il proprio percorso terapeutico.
E chiedono soprattutto trasparenza e partecipazione: che i cittadini, le associazioni, le famiglie siano informate, ascoltate, coinvolte.

"Non possiamo permettere che venga compromesso un servizio che ha sempre rappresentato un punto di aggregazione, di inclusione, di speranza," prosegue la petizione. "Ivrea, città conosciuta nel mondo per la sua storia di innovazione sociale grazie a Olivetti, non può dimenticare chi ha più bisogno."

Le storie che scorrono tra le corsie della piscina comunale sono storie di fatica e di rinascita, di bambini che imparano a galleggiare, di adulti che ritrovano il benessere dopo un infortunio, di anziani che sfidano il tempo mantenendo viva la loro autonomia. Sono le storie silenziose che fanno grande una città.
Sospendere tutto questo, senza garantire un'alternativa concreta, sarebbe una ferita profonda.

Non è solo una petizione, quella che si sta raccogliendo. È il grido di chi ha capito che una piscina comunale è molto di più di una vasca: è un diritto alla salute, all’inclusione, alla dignità.

La partita ora è nelle mani dell’amministrazione comunale. I cittadini di Ivrea, con più di 300 firme già raccolte e molte altre in arrivo, hanno già fatto sentire la loro voce. Una voce che chiede solo una cosa: che si trovi una soluzione giusta, umana, sensata. Che si scelga di proteggere il cuore pulsante della comunità, anziché fermarlo.

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