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27 Aprile 2025 - 11:36
L'arrivo del feretro di Papa Francesco a Santa Maria Maggiore
Alle 7 di questa mattina, le porte della Basilica di Santa Maria Maggiore, nel cuore del quartiere Esquilino, si sono aperte lentamente.
Ad attenderle c’era già una piccola folla, composta, raccolta, quasi incredula di trovarsi lì, davanti a quel luogo che da ieri custodisce la tomba di Papa Francesco.
Sulla soglia, ad accogliere i primi fedeli, il cardinale Rolandas Makrickas, rettore della basilica. Con un gesto discreto, ha dato il via a quel lento pellegrinaggio che, lungo una transenna ordinata, ha guidato centinaia di persone fino alla lapide che riporta una sola scritta:
"Franciscus".
Semplice, essenziale, come lui aveva voluto.
Sopra la pietra, una rosa bianca: il fiore di Santa Teresina di Lisieux, la "piccola Teresa" tanto amata da Bergoglio, che più volte nei suoi discorsi aveva citato come modello di umiltà e fiducia nell'amore di Dio. Molti pellegrini stringevano tra le mani una rosa bianca, in un gesto spontaneo di riconoscenza e silenziosa preghiera.
Volti, storie e speranze attorno alla tomba
Tra i presenti, volti arrivati da ogni parte del mondo. Come Florentine, infermiera originaria del Benin, da anni residente a Grenoble, in Francia. È partita venerdì, decisa a non mancare all'ultimo saluto: "Papa Francesco ha voluto una Chiesa povera per i poveri, il cuore stesso del Vangelo. Non potevo non venire a ringraziarlo."
In coda anche Diana, 43 anni, arrivata dall’Australia insieme al marito: "Per noi era importante essere qui. Francesco era il Papa di tutti, non solo dei cattolici. Era il pastore del mondo intero."
E poi Roberto, romano, 66 anni, che si definisce ateo, ma ha sentito il bisogno di mettersi in fila, in silenzio, per un gesto di rispetto: "Mi colpì una frase di Francesco: ‘È meglio vivere da ateo che da cristiano che parla male degli altri’. Io non credo, ma se posso faccio del bene. Per questo sono qui."
Santa Maria Maggiore era per Francesco un luogo speciale. Era qui che si recava, spesso in forma privata, prima e dopo ogni viaggio apostolico, per affidare e ringraziare la Salus Populi Romani, l’icona mariana tanto venerata dai romani.
Ora, in un ideale cerchio che si chiude, il suo corpo riposa proprio in quella basilica, segno visibile di una vita vissuta nella prossimità, nella semplicità, nella fedeltà al popolo e alla Chiesa.
Il flusso di fedeli continuerà nei prossimi giorni. Senza fanfare, senza clamore. Solo un cammino di cuori, di volti, di storie che si intrecciano attorno a quella lapide sobria.
Perché Francesco era, ed è ancora, il Papa di chi cammina.
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