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26 Aprile 2025 - 11:16
25 Aprile, Chivasso risponde con la musica e la disobbedienza ai divieti imposti da Meloni e Castello
Alla fine, hanno cantato. Hanno suonato. Hanno ballato. Hanno resistito. E la "sobrietà" tanto invocata dalle ordinanze e dalle circolari è finita tra le righe della disobbedienza civile.
Ieri, 25 aprile, al Parco Mauriziano di Chivasso, nonostante il lutto nazionale per la morte di Papa Francesco, nonostante il lutto cittadino proclamato dal sindaco Claudio Castello, nonostante lo stop imposto agli eventi ufficiali, si è svolto comunque il concerto improvvisato della Folaghe Band. Più di cento persone hanno raccolto la chiamata alla resistenza musicale, in barba a chi aveva cercato di mettere il silenziatore alla festa per gli 80 anni della Liberazione.
La situazione si è scaldata quando una pattuglia della Polizia Locale, dopo aver girato ripetutamente intorno all'anello del parco, si è avvicinata al gruppo e ha chiesto i documenti ai referenti della band. Una mossa che è sembrata a tutti una chiara "schedatura". Ma, a sorpresa, a quel punto non si sono fatti schedare solo i musicisti: molti cittadini, uno dopo l'altro, si sono messi in fila spontaneamente per consegnare il proprio documento agli agenti. Tra loro anche Fabrizio Debernardi, l'assessore di Sinistra Ecologista che nei giorni scorsi aveva mandato a "vaffan…" il governo Meloni e il suo stesso sindaco, con un post infuocato sui social.
Un gesto corale, simbolico, potente. Uno schiaffo all'idea stessa che una festa come quella della Liberazione potesse essere imbavagliata da una coincidenza, da un lutto, da un decreto. Uno schiaffo anche alle spaccature che, adesso, iniziano a farsi pesanti dentro la stessa maggioranza che governa Palazzo Santa Chiara. La scelta di annullare il concerto ha spaccato il centrosinistra locale quanto già non lo fosse.
Intanto, mentre le forze dell'ordine osservavano a debita distanza, i presenti si sono goduti un pomeriggio libero, ribelle e profondamente antifascista. Le note di De André, i canti della Resistenza, le voci che si sono alzate in coro hanno trasformato un parco cittadino in una piccola piazza della dignità civile. Niente palco, niente amplificazione da festival, ma tutta la forza che serve per mandare un messaggio: non sarà una circolare, non sarà un'ordinanza, non sarà un funerale a spegnere la memoria di chi ha lottato contro il fascismo.
Oggi, a mente fredda, la Folaghe Band ha affidato ai social un post che è la perfetta sintesi di quello che è successo: "È inutile dichiararsi antifascisti se si piega la testa a intimidazioni chiaramente nostalgiche, malcelate dietro un lutto che nulla ha a che vedere con la festa della Liberazione. Noi e voi, ieri, a Chivasso, non l'abbiamo fatto. Abbiamo cantato, abbiamo suonato e ballato, abbiamo bevuto e mangiato, ma soprattutto non abbiamo dimenticato. Di sobrio, ieri, c'erano solo le nostre magliette. Un saluto caro anche alle forze dell'ordine che hanno ritenuto necessario chiedere le generalità ai membri del gruppo. Non sapevano però che ieri il gruppo era formato da ben più di 7 persone: ne avranno di dati da controllare..."
E ancora: "Grazie a tutti quelli che hanno voluto rispondere alla nostra chiamata di buonsenso, dimostrando ancora una volta che esiste un'Italia che ha ben chiari i valori su cui si fonda la nostra Repubblica. Viva l'Italia Antifascista!".
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