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Alluvione, fine dell'incubo a Cascine Fegine: strada riaperta dopo 7 giorni, 18 persone liberate

Sgomberata la frana, resta da monitorare la tenuta del versante

Alluvione, fine dell'incubo a Cascine Fegine: strada riaperta dopo 7 giorni, 18 persone liberate

Ecco come si presenta il tratto di strada che dalla SP 104 porta in località Fegine

Una settimana. Tanto è durata la lunga prigionia degli otto nuclei familiari della borgata Cascine Fegine, nel territorio di Moransengo-Tonengo, in provincia di Asti. Da giovedì 17 aprile a giovedì 24, diciotto persone – tra cui anziani, bambini e lavoratori pendolari – sono rimaste isolate a causa di una serie di frane che hanno distrutto l’unica via di accesso alla strada provinciale 104, tra le province di Asti e Torino.

Ma oggi, finalmente, la buona notizia: la strada è stata riaperta al transito, dopo il sopralluogo del geologo e il completamento dei lavori di sgombero con mezzi meccanici.

Il punto critico, lungo circa un chilometro, era diviso tra 600 metri sotto il Comune di Lauriano e 400 sotto quello di Moransengo-Tonengo. È proprio sul tratto laurianese che si era verificato il fronte principale di frana, esteso e pericoloso, che aveva spezzato in due la vita quotidiana dei residenti. Un versante instabile, trascurato per anni, che ha mostrato tutta la sua fragilità in un’ora di pioggia torrenziale, scaricando al suolo 300 millimetri d’acqua.

Le operazioni di messa in sicurezza si sono concluse nella giornata di oggi, alla presenza dei servizi tecnici della Protezione Civile delle province di Torino e Asti. Dopo giorni di silenzi, attese e rimpalli di competenze, l’intervento è finalmente arrivato. Il geologo incaricato ha valutato la stabilità del versante, permettendo l’ingresso delle ruspe che hanno rimosso detriti, terra e alberi caduti lungo il tracciato.

Ruspe al lavoro

La strada è di nuovo percorribile” conferma il sindaco Raffaele Audino di Moransengo-Tonengo, che nei giorni scorsi aveva espresso tutta la sua frustrazione per l’inerzia istituzionale. “Abbiamo fatto il possibile per portare aiuti, viveri, farmaci. Ma non potevamo agire senza il via libera per intervenire sul tratto di Lauriano.”

Nel frattempo, a tenere in piedi la comunità è stato un cingolato privato, usato per trasportare medicine, generi alimentari e persino bambini e lavoratori. Una situazione al limite della sopravvivenza, gestita dal buon cuore dei residenti.

Rimane però alta l’attenzione sul versante franoso, che necessiterà di ulteriori verifiche, consolidamenti e manutenzione nel tempo. Perché la vera emergenza non è finita: ora bisogna mettere in sicurezza il futuro.

I residenti, provati ma sollevati, sperano che questa esperienza serva da monito per le istituzioni. Ma da oggi, almeno, Cascine Fegine non è più un’isola dimenticata.

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