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24 Aprile 2025 - 17:22
Nel paese della nonna del Papa, una veglia di popolo per salutare Francesco (foto di repertorio)
Non faranno il viaggio fino a Roma. Non ci saranno tra le folle di San Pietro. Ma sabato, nel giorno dei funerali, le campane di Teo suoneranno a lutto. E sarà come se quella piccola frazione dell’Appennino ligure, nascosta tra le pieghe di Cabella Ligure, fosse seduta in prima fila, nel cuore della basilica. Perché lì, in quel minuscolo borgo di meno di 450 abitanti, è nata Maria Gogna, la nonna materna di Papa Francesco. E da lì, ancora oggi, il legame con il Pontefice non è mai stato solo anagrafico. È stato affettivo, profondo, identitario.
Lo sanno bene gli abitanti del paese, che hanno deciso di rinunciare al viaggio a Roma – troppo lungo, troppo faticoso – ma non al rito collettivo del lutto e della vicinanza. Domani sera, venerdì 25 aprile, si riuniranno nell’oratorio di Teo per recitare il rosario di suffragio. E sabato, tutti insieme, seguiranno alla televisione le esequie di Francesco, stringendosi poi nella piccola chiesa del paese per un momento di preghiera. Proprio lì, tra le mura antiche, è custodita una pergamena della Benedizione Apostolica, inviata da Papa Francesco in occasione della festa patronale di San Bernardo, il 20 agosto 2016, nell’Anno Santo della Misericordia. Un segno tangibile del legame mai reciso.
“Con Francesco abbiamo un legame di sangue e di terra – ha scritto oggi la sindaca di Cabella, Roberta Daglio, in una mail inviata al Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede –. È un dolore intimo, silenzioso, ma fortissimo. Ci sentiamo parte della sua storia, come lui è stato parte della nostra. Papa Francesco ha saputo parlare al cuore del mondo con umiltà, coraggio e misericordia. Ha incarnato una Chiesa vicina agli ultimi, aperta al dialogo e attenta alle ferite dell’umanità.”
Un messaggio semplice e potente, che racconta meglio di qualunque cronaca la cifra pastorale di questo pontificato. Un Papa che ha fatto della prossimità una missione e della semplicità una forza. Anche per questo, il suo volto vive nei ricordi di Teo, non come quello di un lontano capo di Stato vaticano, ma come un parente, un "nostro" Francesco, come lo chiama affettuosamente Carla Demergasso, portavoce del gruppo di fedeli. “Ci siamo confrontati anche con don Jairo – racconta – ma abbiamo capito che il viaggio era troppo impegnativo. E allora abbiamo scelto di esserci in altro modo, tutti insieme, nel posto dove tutto ha avuto origine.”
In tempi di dolore globale, la risposta di una comunità piccola e autentica vale più di mille omaggi ufficiali. Perché sa restituire il calore delle origini, la fede popolare che non ha bisogno di protocollo, e il sentimento puro di chi si sente, fino all’ultimo, parte di una storia più grande.
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