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Ivrea, verso i referendum 2025. La maggioranza chiede: “Il Comune faccia la sua parte per informare i cittadini”

Laboratorio Civico, PD e Viviamo Ivrea presentano una mozione per garantire informazione, pluralismo e partecipazione democratica. “È dovere delle istituzioni garantire un’informazione corretta, imparziale e completa sui temi referendari”

Ivrea, verso i referendum 2025. La maggioranza chiede: “Il Comune faccia la sua parte per informare i cittadini”

Andrea Gaudino

A Ivrea si muove la macchina democratica in vista dei cinque referendum del 2025, quattro dedicati al lavoro e uno alla cittadinanza. Si tratta di una consultazione dall’impatto nazionale, resa possibile grazie alla raccolta di oltre cinque milioni di firme nel 2024, e formalmente autorizzata dalla Corte costituzionale con una sentenza del 21 gennaio, pubblicata il 7 febbraio. In città, la maggioranza che governa il Consiglio comunale decide di fare la sua parte.

Il 19 aprile, infatti, è stata depositata una mozione firmata da Andrea Gaudino (capogruppo di Laboratorio Civico Ivrea), Barbara Manucci (capogruppo del Partito Democratico) e Vanessa Vidano (capogruppo di Viviamo Ivrea), tutte forze che compongono l’attuale maggioranza.

Il testo parte da un principio essenziale: “La partecipazione democratica e il diritto di voto rappresentano principi fondamentali della nostra Costituzione”. Per questo, spiegano i firmatari, non ci si può limitare ad aspettare che i cittadini vadano alle urne: bisogna accompagnarli con strumenti concreti, informazione corretta e occasioni di confronto.

La mozione impegna l’Amministrazione comunale ad attivarsi su più livelli. In primo luogo, a garantire una diffusione capillare delle informazioni: date, modalità di voto e contenuti dei quesiti dovranno essere comunicati attraverso ogni canale istituzionale disponibile, dalle bacheche fisiche ai social network, passando per il sito web del Comune, le newsletter e gli spazi di affissione. “È dovere delle istituzioni garantire un’informazione corretta, imparziale e completa sui temi referendari, favorendo un dibattito democratico e consapevole”, si legge nella mozione, che sottolinea anche l’importanza del ruolo dei Comuni come “enti di maggior prossimità tra le autonomie locali di rilievo costituzionale”.

Un altro impegno richiesto alla giunta è di mettere a disposizione — gratuitamente o a tariffe calmierate — gli spazi pubblici per incontri e iniziative promosse non solo dal comitato referendario ma anche da soggetti che si oppongono alle proposte. Una scelta che tutela il principio del pluralismo e incoraggia un confronto aperto. In questo senso, il documento afferma che l’Amministrazione deve “favorire la partecipazione democratica assicurando la disponibilità gratuita o calmierata di auditorium, spazi istituzionali e piazze pubbliche per iniziative di informazione promosse sia dal comitato promotore sia da eventuali altri soggetti con posizioni favorevoli o contrarie alla proposta referendaria”.

Fondamentale, inoltre, il richiamo alla collaborazione con associazioni, scuole, università popolari e media locali.

L’idea è di creare occasioni pubbliche di informazione e confronto, coinvolgendo attivamente la cittadinanza in un percorso consapevole. La mozione auspica che siano promossi “incontri informativi e dibattiti pubblici” e che ogni attività comunicativa sia condotta “nel rispetto dei principi di imparzialità e correttezza, garantendo un’informazione chiara e accessibile a tutti i cittadini e le cittadine”.

Infine, il documento rivendica la legittimità per un Consiglio comunale di esprimersi su temi anche di portata nazionale: “Mediante gli ordini del giorno e le mozioni possono essere sottoposti al Consiglio comunale anche temi di carattere generale che esulano dalle ordinarie competenze affidate dalla legge all’ente locale”. È un’affermazione importante, che cuce addosso all'Amministrazione comunale un ruolo anche culturale e civico.

Con questa mozione, la maggioranza eporediese manda un segnale chiaro: la democrazia non può essere lasciata all’iniziativa individuale. Serve un’azione collettiva, organizzata, inclusiva. Perché la partecipazione, per essere reale, ha bisogno di voce, visibilità e spazi. E a garantirli, in primo luogo, devono essere le Istituzioni.

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