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19 Aprile 2025 - 10:28
Claudio Castello sindaco di Chivasso
Avete presente le case di recente costruzione al fondo di via Berruti, lato Nord, verso la ferrovia, quasi all’incrocio con via Foglizzo / Cavalcaferrovia?
Entro quell’edificio avrebbero dovuto venire realizzati – con un contributo finanziario della Regione e sotto il controllo del Comune – locali e servizi destinati agli anziani con particolari difficoltà. Dov’è finito tutto quanto?
Il costruttore, o meglio il soggetto attuatore, queste opere non le ha fatte. Ma perché il Comune non gli ha imposto di farle?
È questa la principale domanda che la consigliera comunale Claudia Buo rivolge al sindaco Claudio Castello in una dettagliatissima interrogazione. La consigliera chiede conto al sindaco delle “inadempienze” e delle “modifiche sostanziali” nell’intervento edilizio. In altre parole: perché l’edificio non contiene le opere per gli anziani che il “soggetto attuatore” si era impegnato ad eseguire in cambio del contributo regionale?
La storia comincia quasi venti anni fa: nel febbraio 2007 la Regione Piemonte, allora governata da Mercedes Bresso, lancia il primo biennio del “Programma Casa 10.000 alloggi entro il 2012”. In sostanza, la Regione eroga finanziamenti ai Comuni, i quali a loro volta finanzieranno i costruttori privati o cooperative disponibili a costruire gli alloggi. In cambio del finanziamento pubblico i costruttori dovranno però accettare determinate condizioni, stabilite dai Comuni, a beneficio della collettività.
Il Comune di Chivasso, sindaco Bruno Matola, intende fruire dei contributi regionali. Nel febbraio 2008 approva il bando comunale per la scelta del “soggetto attuatore” dell’intervento edilizio. La scelta cade, nel marzo 2009, sulla Cooperativa COOPCASA presieduta da Romeo Bevilacqua.
Nel giugno 2009 il Comune e COOPCASA firmano davanti a un notaio la “convenzione per la concessione del diritto di superficie”. La convenzione impone a COOPCASA il versamento di oneri di urbanizzazione, la sottoscrizione di fidejussioni, l’esecuzione di opere a vantaggio pubblico, e l’assoggettamento a sanzioni in caso di inadempienze. Nel luglio 2010 il Comune rilascia il permesso di costruire.
Nel gennaio 2011 il Comune viene al sodo, cioè agli interventi per gli anziani. Il consiglio comunale approva infatti lo studio di fattibilità, che prevede quanto segue: “la realizzazione – oltre a n. 20 unità immobiliari adibiti ad edilizia residenziale privata e una parte adibita a residenza per anziani (22 unità immobiliari) – al piano terreno verranno realizzati i locali di servizio alla residenza per anziani, costituiti da un soggiorno comune ed una sala medica”. Di tutti i locali lo studio di fattibilità stabilisce le dimensioni. In dettaglio, essi sono:
a) un “soggiorno comune per gli anziani [che] consenta un consumo collettivo dei pasti supportato da una zona scaldavivande oppure la sosta e il riposo sia all’interno del locale stesso sia all’esterno nella zona portico antistante”;
b) uno “spazio sala medica e locale pluriuso per la cura della persona [che] permettano di svolgere alcune semplici attività sanitarie agli utenti anziani attraverso eventualmente una specifica convenzione con il servizio sanitario pubblico”;
c) la “presenza di n. 4 terrazzi a livello del piano sottotetto [che] consentano durante la bella stagione un soggiorno all’aperto ma protetto sempre degli utenti anziani”.
Lo studio di fattibilità prende anche in considerazione l’ipotesi “di una gestione della Residenza per anziani, prevedendo la possibilità di avviare specifiche iniziative riconducibili a forme di social housing, tra cui:
1. l’approvvigionamento dei prodotti alimentari e la somministrazione dei pasti potranno avvenire tramite convenzioni con le strutture commerciali già presenti nelle vicinanze, nonché con i servizi di produzione pasti destinati alle mense scolastiche attualmente attivi nel Comune;
2. il funzionamento del piccolo presidio sanitario situato al piano terra potrà essere garantito attraverso convenzioni con l’ASL, prevedendo la presenza di personale medico e paramedico nei locali in determinati giorni della settimana;
3. l’utilizzo temporaneo delle unità abitative potrà essere destinato a percorsi riabilitativi lunghi e complessi rivolti ad anziani vittime di gravi traumi e privi di adeguati spazi nelle proprie abitazioni, tramite convenzioni con l’ASL o con enti ospedalieri”.
Lo studio di fattibilità, inoltre, indica i costi di massima delle opere di urbanizzazione, fra cui “una nuova cabina elettrica, il potenziamento delle fognature, l’illuminazione pubblica, il potenziamento della viabilità pubblica con la realizzazione di un nuovo parcheggio lineare… un nuovo marciapiede pubblico e nuova pista ciclo pedonale”. E la importante “rotonda tra via Berruti e via Foglizzo”, una intersezione stradale pericolosa dove, come sanno bene i residenti, sono avvenuti incidenti stradali. Nel maggio 2011 il Comune rilascia poi il permesso di costruire un “sottopasso ciclopedonale di via Foglizzo per l’accesso al Parco Mauriziano””. Rotonda e sottopasso non sono mai stati costruiti.
Claudia Buo consigliera comunale di Liberamente Democratici
Intanto, nel luglio 2011 avviene un crollo ai bordi dell’area di cantiere. I mezzi di movimento terra stanno ormai scavando sotto il livello stradale. Si avvicinano al cavalcaferrovia. La sponda del cavalcaferrovia frana. Il Comune ordina a COOPCASA di sospendere immediatamente i lavori e di consolidare il cavalcavia. Il consolidamento viene fatto mediante opere di palificazione. In base alla regola “chi rompe paga” – aggiungiamo noi – ci pare che palificazione e consolidamento se le debba pagare COOPCASA. Invece l’ingegner Lisa, capo dell’Ufficio Tecnico del Comune, comunica a COOPCASA la disponibilità a farle uno sconto sulle opere di urbanizzazione in considerazione dei costi sostenuti per la palificazione.
E le opere per gli anziani? Qui cominciano gli zigzag. Nel febbraio 2013 COOPCASA comunica all’amministrazione comunale che intende apportare “lievi modifiche [E qui cominciano i problemi…] di distribuzione interne degli alloggi, dei servizi comuni per anziani al piano terra, del piano interrato e delle sistemazioni esterne”, dichiarando che: “TALI MODIFICHE NON ALTERANO LE DESTINAZIONI D’USO…”.
L’anno seguente, il 15 aprile 2014, dopo un incontro con il vicesindaco Massimo Corcione, il presidente di COOPCASA Romeo Bevilacqua scrive di nuovo al Comune: “negli immobili siti al piano terra del lotto A… verrà realizzato un CENTRO MEDICO SPECIALIZZATO E POLIVALENTE [?] del quale potranno beneficiare ANCHE gli anziani assegnatari degli immobili abitativi”. Dunque un nuovo zigzag? Al posto della “sala medica” e del “presidio sanitario” convenzionato con ASL spunta il misterioso “centro medico specializzato e polivalente”: che cos’è? Comunque sia, l’architetto Bosio, dell’Ufficio Tecnico, rilascia il permesso di costruire.
Le comunicazioni di COOPCASA al Comune diventano sempre meno comprensibili ai profani come noi. Nel novembre 2014 il presidente Bevilacqua trasmette al Comune “copia del progetto di sistemazione del piano terra dell’area destinata a centro medico e attività fisioterapica, da attivarsi con variante al permesso di costruire vigente (omissis). Si precisa che dell’utilizzazione dell’anzidetto centro medico potranno beneficiare, previa convenzione, anche gli anziani assegnatari degli immobili abitativi”. Bevilacqua insiste col “centro medico”, immaginiamo quello “specializzato e polivalente”, qualunque cosa vogliano dire queste parole, mentre nella convenzione il Comune si accontentava modestamente della “sala medica” e del “presidio sanitario”.
E il “centro medico” non demorde. Rispunta il 25 gennaio 2018. Un altro Bevilacqua, il signor Valerio Bevilacqua, quale “legale rappresentante del Centro Medico Specialistico – Srl”, invia al Comune una CILA, cioè una Comunicazione Inizio Lavori Asseverata. Dichiara di “non avere titolarità esclusiva all’esecuzione dell’intervento, ma di disporre comunque della dichiarazione di assenso dei terzi titolari di altri diritti reali o obbligatori”, e comunica “l’inizio dei lavori per la cui realizzazione non sono necessari altri atti di assenso, altre segnalazioni o comunicazioni”. Il linguaggio diventa sempre più contorto.
A questo punto il Comune comincia ad agitarsi. Forse è stufo di venire bombardato di lettere dai Bevilacqua. Forse non ci capisce più niente. Forse nemmeno con l’aiuto di un professore di italiano riesce a comprendere il linguaggio di queste lettere. Come che sia, l’architetto Bosio, successore di Lisa nel settore edilizia dell’Ufficio Tecnico, il 24 maggio 2019 scrive una puntigliosa lettera al Bevilacqua di COOPCASA. Il succo della lettera è: i conti non tornano, quelli che ci mandate non ci convincono, i soldi che ci dovete non ce li avete dati, le opere che in convenzione avete promesso di fare non le avete fatte. Conclusione: o concordiamo un “piano di rientro” della cifra che ci dovete, e fate le opere di urbanizzazione concordate, oppure il Comune procederà all’escussione delle polizze fideiussorie.
Fra i numerosi rilievi che Bosio muove a COOPCASA, ritroviamo la questione della frana della sponda del cavalcaferrovia: l’architetto puntualizza che i costi della messa in sicurezza (palificazione ecc.) se li deve pagare COOPCASA, e non debbono venire scaricati in un modo o nell’altro sul Comune.
Il 6 settembre 2022 dal Comune parte una nuova tirata d’orecchie. Il nuovo dirigente dell’Area Governo del Territorio, ingegner Fabio Mascara, ricorda a COOPCASA i solleciti inviati ben tre anni prima dal suo collega Bosio. Chiede che la cooperativa saldi i debiti col Comune ed esegua le opere non fatte, come la rotonda fra via Berruti e via Foglizzo, e il collegamento col Parco Mauriziano.
Poi l’ingegner Mascara continua a martellare. Fra l’aprile 2023 e il giugno 2024 manda una raffica di lettere (sono sette quelle citate dalla consigliera Buo) a COOPCASA e a diverse agenzie di assicurazione: o entro il 27 giugno 2024 COOPCASA presenta i progetti esecutivi delle opere di urbanizzazione non realizzate, oppure il Comune procederà a riscuotere le fidejussioni per l’importo complessivo di 531.385,68 euro…
Ma non è finita: in data 11 luglio 2024 si tiene in Comune una riunione con la presenza “del vicesindaco Pasquale Centin, Romeo Bevilacqua (proprietario), Valerio Bevilacqua (?), l’architetto Perazzolo (istruttore direttivo) e i signori… [XY] “futuri acquirenti”. La riunione si conclude con la richiesta di “un aggiornamento entro la fine di luglio circa il passaggio di proprietà”. Cosa vuol dire? Che Bevilacqua se ne va e passa la mano ai misteriosi “futuri acquirenti”? E questi futuri acquirenti pagheranno o tireranno in lungo come ha fatto per anni COOPCASA?
Siamo giunti alla fine. Nel senso che alla fine della lunga interrogazione la consigliera Claudia Buo chiede conto al sindaco e agli assessori all’Urbanistica, ai Lavori pubblici e al Bilancio:
1. Perché la giunta comunale non ha ancora riscosso le fidejussioni?
2. Perché non ha sanzionato COOPCASA come previsto dalla convenzione?
3. Perché “il locale di ‘SOGGIORNO COMUNE PER GLI ANZIANI’, previsto dalla originaria Convenzione approvata dal Consiglio Comunale di Chivasso” è stato trasformato “in ‘CENTRO MEDICO SPECIALISTICO’, senza il preventivo assenso da parte della Regione Piemonte (e se apposita comunicazione sia stata inviata dal Comune alla Regione per dare evidenza di questo cambio di destinazione), finanziatrice delle opere e ciò in netto contrasto con i criteri del Social Housing che hanno sicuramente contribuito all’ottenimento del finanziamento stesso”.
4. Perché la Giunta Municipale non ha bandito una regolare gara pubblica per l’assegnazione del locale originariamente destinato a “Soggiorno Comune per gli anziani” e successivamente modificato in “Centro Medico Specialistico”, sempre in contrasto con i criteri del Social Housing che hanno contribuito all’erogazione del finanziamento regionale? Ovvero: dove sono finiti i soldi che la Regione ha mandato a Chivasso nell’ambito del “programma Casa 10.000 alloggi entro il 2012”?
Vedremo cosa risponderà l’amministrazione comunale. Intanto Claudia Buo ha fatto il bis: dopo aver chiesto che fine farà il dormitorio comunale di via Nino Costa, che il Comune finanzia solo fino a giugno, e senza avere ottenuto una chiara risposta, ora spera di avere miglior fortuna e che Castello risponda puntualmente. Senzatetto e anziani: due categorie sociali per le quali il Comune a suo tempo aveva dato due segnali di civiltà che ora sembrano spegnersi. Caro Castello, dove li scarichiamo i senzatetto e gli anziani?
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