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Casa confiscata alla mafia in Canavese diventa cohousing per disabili

Un’abitazione confiscata diventa simbolo di riscatto per persone con disabilità

Casa confiscata alla mafia in Canavese diventa cohousing per disabili

Casa confiscata alla mafia a Volpiano diventa cohousing per disabili

Da casa della mafia a casa dell’autonomia. A Volpiano il riscatto parte da via Trento 12. È qui che ieri sera, venerdì 11 aprile, è stato inaugurato “Autonomo e Connesso”, il progetto di cohousing per persone con disabilità lieve avviato nella casa confiscata alla criminalità organizzata. Sì, proprio in quell’edificio simbolo di un passato sporco di soprusi e illegalità, oggi si apre un futuro fatto di inclusione, indipendenza e comunità. Il bene era intestato a F.M.. Nel 1992 la Procura della Repubblica di Torino ne aveva disposto la confisca all’interno di un procedimento penale: l'appartamento era in pessime condizioni.

A promuovere questa trasformazione è l’Unione NET, insieme alla Cooperativa sociale Il Màrgine e al Comune di Volpiano, nell’ambito del PNRR – Missione 5, dedicata a “Inclusione e Coesione”. Il progetto è finanziato attraverso l’investimento “Percorsi di autonomia per persone con disabilità” e ha un obiettivo chiaro: dare gambe al diritto alla vita indipendente.

“Autonomo e Connesso” non è solo un nome d’effetto. È un programma concreto che prevede percorsi personalizzati per rafforzare le autonomie domestiche, relazionali e digitali delle persone coinvolte. Non a caso, nella casa rigenerata di via Trento convivranno non solo spazi condivisi, ma anche strumenti di domotica e una rete di sostegno psicologico, educativo e sociale. Perché non si può essere autonomi davvero se non si è anche connessi a una comunità che ti riconosce e ti accompagna.

L'inaugurazione di ieri sera

Il progetto coinvolge anche il territorio di Settimo Torinese, dove saranno attivati altri appartamenti dedicati. Tutto ruota attorno a un’équipe multidisciplinare: educatori, assistenti sociali, psicologi. Ma anche famiglie, che non restano spettatrici. Anzi: sono chiamate a costruire insieme ai professionisti il progetto di vita dei propri figli. Una piccola rivoluzione culturale, in cui il disabile non è più “preso in carico”, ma è protagonista del proprio percorso.

Tant’è che il progetto ha una visione di lungo periodo. E non si limita al “dopo di noi”, ma lavora per il durante noi, costruendo una rete dove le competenze individuali vengono valorizzate, anche in chiave lavorativa. Non a caso, sono previsti percorsi di inserimento lavorativo, attività laboratoriali e momenti pubblici di confronto.

C’è una parola che, più di tutte, definisce questa iniziativa: risignificazione. Dove c’era la mafia, ora c’è la possibilità di costruire qualcosa di buono. Dove c’era isolamento, ora c’è un progetto che mette in connessione. Dove c’era un’abitazione strappata alla legge, ora c’è una casa restituita alla legalità e alla dignità.

Volpiano è il Comune che presenta più beni confiscati alla criminalità organizzata sul territorio canavesano rispetto agli altri Comuni, 8 in tutto. Prima che il progetto di via Trento 12 diventasse realtà, solo due di questi immobili erano stato recuperati: Casa Mariuccia e la caserma dei vigili del fuoco.

Il primo è stato destinato e trasferito al patrimonio del Comune di Volpiano per fini istituzionali nel 2015 ed è ora sede di Casa Mariuccia, casa rifugio per donne vittime di violenza, anche grazie al contributo regionale per il funzionamento.

Per quanto riguarda il secondo, in via Torino 11: il bene è stato destinato e trasferito al patrimonio del Comune di Volpiano per scopi sociali nel 1995 ed è stato assegnato ai Vigili del Fuoco volontari e adibito a centro addestramento nazionale cinofilo. Sono stati effettuati dei lavori grazie ad alcuni fondi regionali.

La caserma dei vigili del fuoco di Volpiano, l'edificio è stato sequestrato alla criminalità organizzata tanti anni fa

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