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Cronaca

Punire tutti per colpa di pochi? Scoppia il caso "campetti" a Verolengo

Campetti chiusi a Verolengo, è polemica: Caminotto contro il Comune

Verolengo

Daniela Caminotto: “È davvero giusto punire tutta la comunità per colpa di pochi irresponsabili?”

Verolengo si trova oggi al centro di un acceso dibattito riguardo la gestione della sicurezza e del comportamento giovanile. Dopo una serie di atti vandalici che hanno coinvolto la città, uno dei casi più recenti ha visto una baby gang sorpreso dalla Polizia Municipale, sotto la guida del comandante Franco Lomater, mentre distruggeva il magazzino comunale di via Trento. 

A questo episodo si aggiungono, purtroppo, altri fatti altrettanto gravi. Un altro gruppo di minorenni ha rubato un carrello dal supermercato Borello, danneggiando le automobili in sosta e creando caos nel paese. La lista degli atti distruttivi è lunga e preoccupante, segno di un fenomeno che potrebbe crescere se non affrontato con la giusta attenzione.

Tra questi, il danneggiamento dei campetti sportivi di via Giuseppe Di Vittorio ha spinto l’amministrazione comunale a prendere la decisione drastica di chiudere i campi da gioco fino a data da destinarsi. Una misura che ha suscitato numerose reazioni, ma che non ha trovato unanime consenso, scatenando un dibattito tra la maggioranza e la minoranza. 

Questa scelta, mirata a prevenire ulteriori danni e a garantire la sicurezza dei cittadini, non è stata però accolta positivamente da tutti.

Nel contesto delle discussioni e delle polemiche su questi eventi, Daniela Caminotto, capogruppo in Consiglio di "Verolengo per tutti", ha condiviso la sua opinione tramite un video pubblicato nel gruppo ‘Verolengo per tutti’. In questo video, l’ex assessore ha espresso il suo disappunto riguardo alla chiusura dei campetti, sottolineando l’importanza di soluzioni educative piuttosto che punitive. 

Caminotto ha aperto il suo intervento con una domanda diretta ai genitori: “Se scopriste che uno dei vostri figli ha combinato qualcosa che non va, punireste lui o tutti quanti?” Un interrogativo che intende mettere in luce il problema della “punizione collettiva”, che, secondo la Caminotto, finisce per penalizzare i tanti ragazzi che frequentano i campetti in modo responsabile e corretto. La chiusura dei campetti, infatti, non colpisce solo chi ha commesso atti vandalici, ma esclude anche tutti gli altri giovani che utilizzano gli spazi pubblici in maniera rispettosa. 

Daniela Caminotto, capogruppo di minoranza

A questo punto, la consigliera comunale ha sollevato un altro punto cruciale, ovvero l’effetto negativo che tale divieto potrebbe avere sui ragazzi. “I giovani potrebbero pensare di fare giustizia da sé e scatenare reazioni violente”, ha avvertito Caminotto, indicando che la rabbia alimentata da divieti considerati ingiustificati potrebbe facilmente prevalere, con risvolti ben più problematici. 

Secondo lei, la chiusura dei campetti non è una soluzione educativa, ma punitiva. “I messaggi che si lanciano con divieti del genere sono punitivi, non educativi”, ha affermato, suggerendo un’alternativa che preveda il coinvolgimento delle scuole e delle istituzioni. Un approccio che, secondo la Caminotto, potrebbe promuovere una riflessione sul comportamento e sul rispetto delle regole, coinvolgendo direttamente i ragazzi in un processo di sensibilizzazione. “I bambini che compiono questi atti frequentano anche questi spazi – ha spiegato – un confronto tra istituzioni comunali e scolastiche potrebbe portare a risultati migliori, anche se sul lungo periodo.” 

Nel suo intervento, la Caminotto ha ribadito che la famiglia gioca un ruolo fondamentale nell’educazione dei giovani, ma che la chiusura dei campetti non risolve il problema, anzi potrebbe addirittura peggiorarlo. “Vietare a tutti, perché alcuni hanno fatto qualcosa di sbagliato, non è assolutamente corretto”, ha aggiunto, concludendo con un augurio: “Mi auguro che già da oggi pomeriggio i campetti siano riaperti. I nostri giovani hanno bisogno di quegli spazi, non di stare attaccati ai cellulari o alle PlayStation.” 

In questo intervento, Daniela Caminotto ha posto l’accento su un tema fondamentale: il valore della responsabilità individuale e dell’educazione, contrapposto alla tentazione di risolvere i problemi con misure drastiche. L’ex assessore ha proposto di riflettere su soluzioni che puntino a educare i giovani, piuttosto che limitarne l’accesso a spazi di socializzazione. L’auspicio, quindi, è quello di trovare modalità più efficaci e positive per affrontare i comportamenti devianti, che non ledano i diritti e le opportunità di tutta la comunità giovanile. 

Proprio sull’onda delle discussioni e delle polemiche di questi giorni, a Verolengo, la Pro Loco ha condiviso un messaggio sul gruppo social ‘Pro Loco Mansio Quadrata di Verolengo’. Un invito a tutti gli adulti a contribuire attivamente al bene comune, con l’obiettivo di rafforzare il legame tra i cittadini e il territorio. Un messaggio che più che una riflessione, è una convinzione: “Un paese che funziona e in cui c’è rispetto per le cose di tutti è un paese in cui la maggior parte delle persone dedicano un po’ di tempo come volontari per il bene comune.” 

Il post fatto di Pro Loco

 In questo contesto, il coinvolgimento attivo dei cittadini diventa fondamentale. La Pro Loco, infatti, ha proposto un’azione concreta per dare un senso, ma soprattutto un seguito, allo scontento che sta emergendo. “Chi se la sente di organizzare e partecipare attivamente, a nome della Pro Loco (ma anche a nome di altre associazioni), a un gruppo di pulizia settimanale dei campetti? Un gesto semplice, ma carico di significato, che contribuirebbe a sensibilizzare i giovani e a rafforzare il legame tra comunità e territorio.” 

Francesco Artusa, assessore all’Ambiente, Sviluppo Economico, commercio e lavori pubblici, ha reagito alle dichiarazioni della Caminotto con un intervento articolato, in cui sottolinea la continuità del problema, che secondo lui non è affatto nuovo, ma persiste da tempo. “Gli episodi di inciviltà all’interno dei campi da gioco non sono iniziati a Giugno 2024, ma molto prima”, ha affermato Artusa, facendo notare che i problemi erano stati già segnalati durante l’amministrazione passata, tanto da richiedere controlli serali. L’assessore contesta anche l’idea che non siano stati presi provvedimenti prima, e difende le azioni attuate dalla sua amministrazione. 

Artusa ha poi ribadito che la chiusura dei campetti è stata una misura necessaria dopo mesi di tentativi di sensibilizzazione. “Dopo 9 mesi di continui avvisi e inviti a comportarsi in modo più civile, nulla è cambiato. Anzi”, ha dichiarato, criticando chi, a suo avviso, ora fa la morale senza aver preso misure quando ne avevano la possibilità. Artusa ha inoltre espresso disappunto per chi cerca di minimizzare il problema, suggerendo che la responsabilità per lo stato dei campi non è solo di alcuni ragazzi, ma di un’intera comunità che non rispetta i luoghi pubblici. 

La sua posizione, quindi, è che l’educazione non può prescindere dalla responsabilità civile e dal rispetto per le risorse comuni, e che le misure punitive sono necessarie quando altre soluzioni non hanno avuto successo. 

Dopo tutto questo, riusciranno davvero i cittadini di Verolengo a trovare una soluzione che vada oltre le polemiche e porti a un cambiamento concreto? 

 

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