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Riapre la Latteria sociale di Bajo Dora: tra canti, rame e memoria contadina

Dalla zangola al libro cassa, il Coro bajolese trasforma una pagina di vita contadina in un museo. Con l’idea (tutt’altro che folle) di candidare la cultura popolare canavesana all’Unesco

Riapre la Latteria sociale di Bajo Dora:  tra canti, rame e memoria contadina

Riapre la Latteria sociale di Bajo Dora: tra canti, rame e memoria contadina

C’è chi canta per passione, chi per tradizione, e chi – come il Coro bajolese – riesce a farlo anche per riportare in vita un pezzo dimenticato di storia locale. È successo a Bajo Dora, dove un gruppo di coristi ha messo da parte spartiti e partiture per dedicarsi, con sorprendente ostinazione, al restauro dell’antica Latteria sociale, rimasta attiva dal 1931 fino agli anni Cinquanta. Oggi quella piccola stanza piena di ruggine, secchi e ricordi è diventata un museo etnograficoa tutti gli effetti. Anzi, molto di più: un tuffo emozionante nel mondo della civiltà contadina canavesana.

Dietro a questa rinascita non c’è un’amministrazione pubblica, ma il paziente lavoro del Coro e della sua presidente Manuela Bodrino, affiancata dal presidente onorario Amerigo Vigliermo – un’istituzione vivente della cultura popolare del territorio. Tra paioli di rame, zangole per il burro e una lastra in pietra dove si lavorava il siero separato dalla cagliata, gli oggetti non raccontano solo la trasformazione del latte in formaggio, ma anche il modo in cui si trasformava la vita di chi quel latte lo portava ogni mattina.

Perché qui, a Bajo Dora, gli agricoltori non si limitavano ai campi: ognuno allevava anche una o due mucche. Il latte veniva conferito a turno, con un sistema degno del miglior ispettore della qualità: si pescavano pedine della tombola – sì, proprio quelle da tombola natalizia – per scegliere a sorte il socio da controllare. Un deterrente rudimentale ma efficace contro chi avesse la tentazione di "allungare" il latte con un po’ d’acqua.

Nel museo oggi si trova anche il libro cassa originale, con registrazioni minuziose di entrate e uscite, testimonianza concreta di una piccola economia solidale ante litteram. Una trentina i soci conferitori, tutti numerati, in un sistema che ricorda quasi una cooperativa ante litteram.

L’inaugurazione, partecipatissima, ha visto il taglio del nastro da parte della stessa Bodrino e di Vigliermo, con ospiti istituzionali del calibro dell’onorevole Alessandro Giglio Vigna, del consigliere regionale Alberto Avetta, e dei sindaci di Borgofranco, Castellamonte, Colleretto Giacosa e Parella – Fausto Francisca, Pasquale Mazza, Ernesto Marco e Roberto Antonio Balma. Tutti presenti per rendere omaggio a una comunità che si è presa cura della propria memoria.

A impreziosire l’evento, la proiezione del docufilm Il filorosso della cultura popolare canavesana, firmato dal regista e attore Oreste Valente, già voce nota di Radiorai. La colonna sonora? I canti del Coro bajolese, registrati e diretti proprio dal maestro Vigliermo. «Il mondo popolare, maestro di vita per tutti noi, manca nella società moderna. Ma noi canavesani sappiamo davvero riconoscere il valore della cultura che ci circonda?» – si è chiesto il maestro, tra gli applausi commossi della platea.

A commuovere ulteriormente, la presenza di Antonio De Caroli, la voce storica di Elvira, il brano più celebre del repertorio del Coro. Un piccolo regalo per chi ha la musica nel cuore e la memoria nella testa.

Nel corso della giornata, il sindaco di Borgofranco Fausto Francisca ha lanciato una proposta ambiziosa: candidare la futura “Cittadella della cultura popolare canavesana” come patrimonio immateriale dell’Unesco. Progetto ambizioso, certo, ma non impossibile, visto l’appoggio dichiarato di Vigna, Avetta e Mazza.

Il museo della Latteria è a ingresso libero, visitabile su prenotazione serale al numero 334.8483805. Per chi non teme di sporcarsi le mani con un po’ di siero e nostalgia.

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