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07 Aprile 2025 - 17:08
"Con la nuova legge elettorale Marta sarebbe stata sindaco di Chivasso"
“Prima di rispondere alla tua domanda, voglio ricordare ai lettori del Vostro giornale che per ben due volte il sottoscritto ha sfiorato l’elezione diretta del sindaco già sin dal primo turno”. Inizia così l’intervista di Renato Cambursano, ex sindaco di Chivasso e parlamentare, che sul tema dell’eliminazione del ballottaggio ha una memoria lunga e una lingua affilata.
La prima occasione risale all’autunno del 1993, quando con la lista civica “Insieme per Chivasso” superò il 41% al primo turno. “Poi al ballottaggio Sinistra e destra (MSI) si coalizzarono contro di me e vinse Francesco Lacelli, la cui Giunta, appena un anno dopo, andò in crisi”, racconta. E aggiunge: “A salvare l’Amministrazione Comunale e soprattutto la Città di Chivasso in un momento drammatico come quello dell’alluvione del 6 novembre 1994 fummo noi tre consiglieri eletti in quella lista e Gianfranco Pipino, anche lui candidato a sindaco con un’altra lista civica”.
La seconda occasione fu nel 2006: “Accettai di candidarmi perché fui implorato da tutti i partiti della coalizione di Centrosinistra – la Margherita, i DS, i Verdi e la Sinistra. Al primo turno presi il 49,64%, ma fui sconfitto al ballottaggio da Bruno Matola a causa del NON VOTO dei Verdi e della Sinistra, nonostante avessi superato i 7.000 voti – nessun altro candidato a sindaco ha MAI preso tanti voti! – e ne mancassero soltanto 104, cioè lo 0,36% per essere eletto al primo turno, dopo 8 anni di governo della città di Andrea Fluttero”.

E con questi precedenti, che ne pensa della proposta del Centrodestra di eliminare il ballottaggio? Cambursano è netto: “La proposta prevede che se un candidato a sindaco di una città con popolazione superiore ai 15.000 abitanti, al primo turno superasse il 40%, e i suoi concorrenti ne prendessero singolarmente di meno, sarebbe eletto direttamente sindaco. Tradotto: se ci fosse stata quella legge, il sottoscritto sarebbe stato eletto sindaco di Chivasso sia nel 1993 che, a maggior ragione, nel 2006”.
Ma attenzione, perché non risparmia critiche neanche sulla forma: “Inserire una simile proposta con un emendamento al Decreto Legge che fissa le prossime elezioni a maggio e giugno, non è molto elegante, ma nello stesso tempo è bene ricordare che il PD una volta era favorevole”.
E cosa ne pensa di chi, come Claudia Buo, nel 2022 si è candidata con piena consapevolezza dell’eventuale ballottaggio? “Ce l’aveva allora e l’avrebbe anche ora, ma ricordo che se fosse stata in vigore già nel 2022, sindaco di Chivasso non avremmo Castello ma Clara Marta, che io votai al ballottaggio, così come oltre duecento elettori di Claudia Buo al primo turno. Ma a lei – come a me nelle due elezioni ricordate prima – mancarono i voti degli elettori del primo turno”.
Finale al vetriolo, con vista sulle prossime amministrative: “Naturalmente rispondo esclusivamente per me. Non voterò sicuramente nessuno dei tre moschettieri della sinistra, apparsi in una recente foto: Corcione, Vitale e Debernardi. Ma di qui a due anni – sempre che qualcuno a cui giova quanto sta avvenendo in città, non voglia andare ad elezioni anticipate – con quanto sta capitando a livello internazionale e le ricadute nazionali che ne potrebbero derivare, non porti allo sconvolgimento degli assetti attuali dei e nei partiti italiani: i nazionalisti di destra e di sinistra da una parte – i Rizzo e gli Alemanno, ma anche i Conte, i Fratoianni-Bonelli e parte dei pidiini – esistono anche da noi, e gli europeisti dall’altra. Cosa non solo auspicabile, ma possibile e probabile. Con questa eventualità, non avrei dubbi con chi stare: con i fautori degli Stati Uniti d’Europa”.
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