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Che ci fa ancora Robin Piazzo nel Pd?

Dichiarazioni pro-Conte, stroncatura del Daspo urbano e accuse alla sinistra di servilismo all’élite euroatlantica: il consigliere comunale di Settimo Torinese sembra ormai un corpo estraneo nel Partito Democratico. E a noi comincia pure a stare simpatico

Che ci fa ancora Robin Piazzo nel Pd?

Robin Piazzo

Un lungo post su Facebook. Uno di quelli che ti prende all’inizio, ti porta lontano e alla fine ti lascia con una sola domanda in testa: ma cosa ci fa ancora Robin Piazzo nel Partito Democratico? Il giovane consigliere comunale di Settimo Torinese, classe 1992, con un dottorato in Sociologia e un curriculum accademico che lo ha già visto post-doc a Milano, alla Normale di Pisa e ora a Torino, ha appena pubblicato una riflessione politica che definire “fuori linea” è un eufemismo.

Nel post, Robin Piazzo si dice “abbastanza a favore dell’invio di armi all’Ucraina”, ma poi sposa senza esitazione la linea di Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, che di armi non ne vuole più sapere e parla di pace, lotta al riarmo e disobbedienza al vincolo esterno europeo. “L’opposizione di Conte alla guerra e al riarmo ha un significato e un potenziale impatto che va ben al di là delle contingenze”, scrive Piazzo. Una frase che sembra presa di peso da un volantino pentastellato.

Ma non è finita. Il cuore del post è un durissimo atto d’accusa al centrosinistra – e quindi, in buona parte, al suo stesso partito – colpevole di aver “venerato il vincolo esterno”, di essere subalterno “alle élite euro-atlantiche” e di aver perso ogni contatto con le classi popolari, sostituite dai mugugni di Rete4.

Piazzo non risparmia nemmeno i suoi: “Il csx non ha mai avuto il coraggio delle proprie idee”, scrive, e accusa il Partito Democratico (anche se non lo nomina mai direttamente, ma il bersaglio è fin troppo evidente) di aver adottato una “sicurezza di destra”, quella del “decoro urbano”, dei “DASPO urbani” e delle leggi “contro il dissenso”. La contrappone a quella che lui chiama “sicurezza di sinistra”: lavoro, casa, dignità, permessi di soggiorno, insomma giustizia sociale.

Robin Piazzo, che nel suo curriculum vanta un lungo impegno nel sociale, da Acmos al Servizio Civile, fino a essere stato vicepresidente del Tavolo Giovani di Settimo e fondatore del Dega Urban Lab, conclude il post con una dichiarazione che potrebbe benissimo essere un annuncio di trasloco politico: “Il M5S pur non essendo una forza di sinistra è l’unica che può salvare la sinistra in Italia”.

E allora, torniamo alla domanda iniziale: cosa ci fa ancora Piazzo nel Pd? Cosa lo trattiene in un partito che attacca senza mezzi termini? Che considera inadeguato, incapace di rappresentare i bisogni reali della gente, troppo attento alle compatibilità economiche e troppo poco al dissenso?

Il suo è un j’accuse articolato, profondo, filosofico. Ma anche politicamente dirompente. In qualsiasi altro partito, parole del genere avrebbero aperto un dibattito. O quantomeno una richiesta di chiarimento. A Settimo, invece, per ora silenzio.

Forse perché la sinistra, quella vera, è ormai diventata un concetto così liquido da non scandalizzarsi più di nulla. Oppure perché, come sostiene lo stesso Piazzo, il Pd non conosce più le classi popolari, né chi prova a rappresentarle.

Insomma, a noi questo Robin Piazzo comincia davvero a stare simpatico. Forse perché dice quello che molti pensano ma pochi osano dire. Forse perché, anche se restasse l’unico a pensarla così nel Pd, avrebbe comunque il coraggio di continuare a scrivere post come questo.

Forse perchè ci immaginiamo la faccia del segretario cittadino Niccolò Farinetto, che vorrebbe  gettare acqua sul fuoco proponendo indecifrabili tesi, ma di fronte ad un testo così articolato e ben costruito sa di rischiare una pessima figura. Per carità non peggiori di quelle che da quando è segretario s'è già fatto.

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