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Quel cane preso a calci solo su Facebook: a Nole vince la verità, non la rabbia

Un post denuncia un maltrattamento in piazza, ma le telecamere e i veterinari smentiscono tutto. Il cane sta bene. Una storia che racconta i pericoli delle accuse frettolose e la forza delle indagini silenziose

Quel cane preso a calci solo su Facebook: a Nole vince la verità, non la rabbia

foto archivio

Per chi ama gli animali, basta un'immagine, una frase, un sospetto. Il cuore accelera, la rabbia sale e il dito corre veloce a condividere. È bastato un post su Facebook, qualche giorno fa, a far tremare la comunità di Nole, a risvegliare quel senso di giustizia che si scatena ogni volta che si parla di cuccioli maltrattati. “Un uomo prendeva a calci un cane in piazza Vittorio Emanuele II”, scrivevano. Poche righe, un’accusa pesante, e l’indignazione è esplosa.

Nel giro di poche ore, la notizia ha cominciato a rimbalzare da un gruppo all’altro. Commenti, condivisioni, minacce, richieste di giustizia. Nessuna foto, nessun video a supporto. Solo un racconto, forse vissuto, forse solo riportato. Ma tanto è bastato per creare un caso. E quando di mezzo c’è un cane, non esistono mezze misure: o sei con lui, o sei un mostro.

foto archivio

La polizia locale di Nole, guidata dal comandante Marco Ortalda, ha ricevuto le prime segnalazioni poco dopo. Non dai social, ma dalle voci che, più delle notifiche, corrono ancora per le strade. E da lì è partita un’indagine rapida ma scrupolosa. Grazie al sistema di videosorveglianza cittadino, gli agenti sono riusciti a risalire al punto esatto dell’episodio. Non era in piazza Vittorio, come scritto su Facebook. E soprattutto, nei filmati non si vedono calci. Nessun gesto violento, solo un uomo che cammina col suo cane al guinzaglio.

Identificato il proprietario – un residente del paese – è stato effettuato un controllo congiunto con il servizio veterinario dell’Asl To4. Nessun maltrattamento, nessun segno di violenza. Il cane, controllato a sorpresa nella sua abitazione, era in buona salute.

Una storia a lieto fine? Sì, ma anche un monito.

Marco Ortalda, con tono pacato ma fermo, lo dice chiaramente: “Ringrazio chi ci ha aiutato a risalire al proprietario. Ma i social non sono il luogo adatto per denunciare. Servono segnalazioni formali, servono denunce vere. Solo così possiamo intervenire in tempo reale e nel modo giusto”.

Perché la rete può essere una trappola: amplifica, distorce, moltiplica le emozioni, ma spesso lascia indietro i fatti. In questo caso non ci sono state conseguenze irreparabili. Nessun cane ferito, nessun uomo ingiustamente accusato. Ma poteva andare diversamente.

E allora resta il dubbio: quanto ci costa, in termini di umanità e civiltà, un click impulsivo? Quanto pesa una notizia falsa – anche se mossa da buone intenzioni – quando investe la vita vera delle persone e degli animali?

A Nole, questa volta, tutto si è risolto. Ma il caso resta emblematico. Un riflesso dei nostri tempi, in cui la verità ha bisogno di telecamere e verifiche, mentre la paura e la rabbia viaggiano alla velocità della connessione.

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