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04 Aprile 2025 - 17:38
Luca Spitale
A Ivrea, la politica vera non si fa in aula. Il Consiglio comunale? Una reliquia. I dibattiti seri? Archeologia istituzionale. Oggi si governa tra una reaction, un cuoricino e una faccina indignata. Un "mi piace" e un "non mi piace".
E chi dirige questa grande commedia digitale? Ovviamente lui: Luca Spitale, presidente del Consiglio comunale e, nel tempo libero, esperto musicale del Festival di Sanremo.
Ruolo previsto dallo statuto: garante dell’imparzialità.
Ruolo interpretato: paladino della maggioranza con sindrome da tastiera compulsiva.
Dovrebbe essere il custode dell’equilibrio, il vigile urbano della dialettica. Ma Spitale preferisce l’arena, dove si scende a torso nudo con la clava, più che con la fascia tricolore.
Quando in politica si dice “tenere il punto”, probabilmente non si intendeva “buttarsi nella mischia con le All Star ai piedi e la diplomazia sotto la suola”. Ma tant’è.
Luca ha deciso. Gli è ripartito l'embolo. Chi lo conosce sa che può capitare e capita spesso. Morale? Basta toghe, è tempo di indossare l’elmetto, impugnare lo smartphone e lanciarsi nel fango di Facebook come un gladiatore in versione social.
E tutto comincia con Andrea Cantoni – consigliere comunale e capogruppo di Fratelli d’Italia. Pubblica un post che chiede le dimissioni del sindaco Matteo Chiantore.
Motivo? Una doppia intervista su Rete4 che ha dell’incredibile con Chiantore che prima dichiara candidamente “non conosco quelle persone” riferendosi al campo, poi – a troupe spenta e solo con la giornalista – cambia tono e racconta di un lavoro che andrebbe avanti “da mesi”.
Cantoni, sarcastico come un professore con la penna rossa, osserva: “Forse pensava di non essere ripreso”. Una frase semplice, ma sufficiente a far deflagrare tutto.
Ed è proprio a questo punto che Spitale entra in scena, indossando l’abito che nessuno gli ha chiesto di mettere: quello del difensore d’ufficio del Sindaco. E lo fa con la grazia di un elefante in una cristalleria: attacca Cantoni, se la prende con Massimiliano De Stefano, lancia frecciate a Vincenzo Ceratti, stuzzica Fabrizio Lotito e – già che c’era – anche un paio di spettatori casuali. Una vera mitraglietta social, con commenti a raffica che ricordano più uno sfogo da bar che un intervento istituzionale.
Qualcuno prova – ingenuamente – a ricordargli che il presidente del Consiglio comunale dovrebbe rappresentare tutti, anche quelli che non hanno votato PD.
Ma Spitale, che sulla carta dovrebbe ispirarsi a Fontana, è già diventato l'incredibile Hulk e non ce la fa a non lanciarsi in arringhe piene di frasi epiche: “onestà intellettuale”, “percezione”, “strumentalizzazioni”, “danni enormi”.
Il momento zen? Quando De Stefano gli chiede quali sarebbero questi “danni enormi” che lui avrebbe fatto negli ultimi 8 mesi. E Spitale, come un maestro Shaolin del digitale, risponde: “Scrolla i profili”.
Una replica così mistica da sembrare uscita da un manuale di autocoscienza spirituale. Altro che argomentazione: qui siamo nel regno dell'introspezione a colpi di feed.
De Stefano prova a riportarlo nel mondo reale, dove i problemi sono veri e la sicurezza non è una percezione ma una questione concreta. Niente da fare. Spitale continua a sparare post come coriandoli, mentre il resto della città si chiede se il presidente del Consiglio comunale sappia che cosa sia Facebook e se abbia o meno capito che uno di centrosinistra che commenta nel profilo di uno di centrodestra e roba da "ubriachi" politici.
E, infatti, Vincenzo Ceratti fa la domanda delle domande: “Stai parlando da presidente o da ex segretario del PD?”.
Una domanda che Spitale devia con una risposta che ricorda un monologo di Celentano: “Proteggo l’istituzione tutta”. Traduzione: decido io quando sono l’arbitro e quando sono il centravanti.
Si aggiunge il coordinatore dei Fratelli d'Italia Fabrizio Lotito: “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”.
E Spitale, imperturbabile, lo arruola subito nel suo piano cosmico: “Governate voi, che governate il Paese e la Regione”.
Come dire: noi non possiamo nulla, e se Ivrea cade a pezzi è colpa del Governo Meloni. Che genio.
Peccato che, nel frattempo, i veri problemi della città marciscano in pace. Sicurezza? Slogan. Campo nomadi? Non ne so nulla, ma ci sto lavorando. Parcheggiatori abusivi? Risolti (dice Spitale), anche se Cantoni racconta di uno che gli ha chiesto l’euro mentre ascoltava, in macchina, un'intervista di Spitale su Tic Tv.
Non sembra una puntata de “Le Iene” scritta da David Lynch. Dateci un pizzicotto. Qualcuno ci svegli...
Insomma Ivrea cercava un arbitro e si ritrova con un opinionista da bar, che scrive status da mille caratteri e poi si offende se qualcuno risponde. E mentre il Comune arranca, il dibattito pubblico diventa uno show tragicomico, in cui il presidente del Consiglio comunale sembra aver perso l’unico compito che la città gli richiede: l'equilibrio.
Da presidente del consiglio a bodyguard (non richiesto) del sindaco, a influencer istituzionale...
Il problema della maggioranza di governo? La percezione. Non sulla sicurezza, ma quella dei social. La politica pensa che tutto il mondo li stia guardando e invece "erano solo quattro amici al bar...".
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